Bit24 #14 - Euro Digitale, BTp, Mobility, Terrorismo e Assistenti Materne
Quattordicesimo episodio di Bit24, una rubrica che ogni 24 del mese ripropone i contenuti condivisi sui social media dal Sole 24 Ore.
Pillola Blu
La propaganda sull’euro digitale comincia a farsi più intensa. Quanto basta per far circolare qualche voce tra la massa e per far abituare all’idea, ma evitando di far nascere un reale dibattito (molti articoli sull’argomento, come questo citato, sono a pagamento e ancora non se ne parla in TV). Quando accadrà, quando vedremo i dibattiti sui media mainstream, sapremo che sarà troppo tardi e sapremo di star guardando, eventualmente, un’opposizione controllata sul palco di un teatro nazionale o mondiale. Anche perché chi realmente si oppone all’euro digitale, lo sta facendo adesso, lo ha fatto l’anno scorso, due, tre anni fa.
Ok, passiamo alla propaganda. L’articolo fa l’occhiolino ai più scettici, in quanto paragona l’euro digitale al…contante, una nuova soluzione che dà persino la possibilità alle persone di avere più scelta. Furbamente, paragonando l’euro digitale al contante, il giornale ci mette anche in mezzo il relativo limite di utilizzo.
Sarà un equivalente elettronico del contante, affiancando banconote e monete, offrendo alle persone più scelta su come pagare. Gli importi in euro digitali saranno memorizzati in un portafoglio elettronico (wallet), che gli utenti creerebbero presso la propria banca o un intermediario pubblico. Con l’euro digitale sarà possibile effettuare tutti i consueti pagamenti elettronici tramite telefono o carta. Avrà limiti di utilizzo analoghi alle banconote e l’ipotesi di partenza vede un tetto di 3.000 euro a testa.
A buon intenditor, poche parole.
Patria, famiglia e BTp
È utile ricordare che il debito può essere considerato un asset solo nel momento in cui la solvibilità non è in discussione. È anche utile far sapere un dettaglio importante: le banche italiane, in questo momento, stanno riducendo la loro esposizione sui titoli di Stato, visto che sono ben consapevoli della mancanza di fiducia che il mondo ha verso il debito italiano (ed europeo).
E proprio quando le banche iniziano a liberarsi dai titoli di Stato, iniziano le campagne di promozione degli stessi sulla massa. In pratica, a qualcuno questi titoli dovranno pur rifilarli. Allo stato attuale delle cose, il debito è destinato a volgersi verso un’unica direzione: quella della crescita. Debito in crescita significa crescita più debole, inflazione più alta e tasse più alte, senza considerare la caduta del valore dei titoli di Stato stessi, la cui bolla si sta finalmente sgonfiando.
Terrorismo, quale?
Il drammatico episodio di Bruxelles ha risvegliato la guerra contro il terrorismo. Pensavamo fosse abbandonata in favore di quella contro il cambiamento climatico, o contro i virus o contro la Russia (qualcuno parla ancora dell’Ucraina?), e invece è tornata pure quella. Il compito, sia questo un obiettivo a monte o a valle non importa, riesce sempre: tenere sotto scacco la popolazione che si consegna nelle mani sicure dello Stato, suo protettore. Come si può piegare un individuo? Ovviamente, facendolo soffrire, soprattutto psicologicamente. A Bruxelles, per esempio, già si mormorava di lockdown per contrastare la minaccia terroristica. E questo titolo ci vuole ricordare che il terrorismo è una minaccia sempre presente, per tutti.
Infatti, la guerra al terrorismo in quanto tale è sempre stato un tentativo fallito di sradicare un concetto così decentralizzato e ostile. Perché quando non c’è la guerra interna, c’è la minaccia esterna. E quando anche questa non c’è, si crea una crisi interna (sanitaria, ad esempio). E dunque la minaccia esterna della Russia ha decretato la fine dell’emergenza sanitaria.
Nell’ambito del rafforzamento dei controlli alle frontiere e sui flussi migratori è ora previsto che anche sulle navi di linea, con apparecchiature per il fotosegnalamento, si identifichi chi arriva per ridurre a zero la possibilità che siano trasferite da Lampedusa alla terraferma persone di cui ignoriamo l’identità.
… and you’ll be happy
Noleggi aumentati del 41% e in crescita anche i servizi. Questo dato è stato condiviso nel contesto del (tenetevi forte e trattenete il respiro) settimo Rapporto nazionale sulla sharing mobility presentato a Roma in occasione della Conferenza LESSCARS: decarbonization of urban mobility organizzata dall’Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility, promosso dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, da quello dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile presso la sede di Cdp.
Si è anche parlato di come stia andando la strategia per togliere le automobili alle persone: sta andando bene, a quanto pare, visto lo scenario positivo per la decarbonizzazione e la riduzione del tasso di motorizzazione privato già prevista nella Long Term Strategy Italiana, e cioè 4,5 milioni di auto in meno nel 2030 rispetto ad oggi.
Sul fronte della cosiddetta micromobilità a zero emissioni, il numero di viaggi registrati utilizzando servizi di bikesharing, scootersharing e monopattino-sharing (sì, si chiama così…) nel 2022 ha superato i 43 milioni.
Tutto questo per ben affermare l’innovazione della smart city o, ancor meglio, la smart city da 15 minuti, il progetto che promuove i benefici nell’essere incarcerati nel proprio quartiere di residenza. Perché l’aspettativa è proprio quella: un piano urbano in cui le persone, soprattutto i più poveri, non potranno muoversi e, se proprio dovranno farlo, potranno sfruttare al massimo la micromobilità sorvegliata gentilmente offerta dallo Stato alle spese degli contribuenti.
L’aiuto che non serve?
Delle aziende intervistate per questo articolo, la quasi totalità ha ripreso la propria attività. Per l’11 per cento la ripartenza si attesta ad un 70 per cento, mentre per il 5 per cento la produzione è ancora attestata al 20 per cento. Solamente il 3 per cento delle imprese coinvolte non ha ancora potuto riprendere la produzione.
Questo territorio e le imprese romagnole hanno dato ancora una volta prova della loro forza e del loro grande cuore – ha commentato il presidente di Piccola Industria e vice presidente di Confindustria Giovanni Baroni. Tuttavia, non possiamo lasciarle sole.
Insomma, siamo di fronte al fallimento dell’apparato statale su due fronti: da una parte lo Stato, il nostro protettore, la nostra fonte di soccorso e sicurezza, l’aquila che guida la nostra economia, ha lasciato imprese e imprenditori da soli, a marcire sotto l’acqua, venendo meno al suo scopo e alla sua ragione d’essere. Dall’altra, tale ragione d’essere si è rivelata per quello che è, un’inutile superstizione la cui mancanza, nel migliore dei casi, non ha negativamente impattato sulla ripresa di uomini e donne, detentori della vera forza e della reale senso di responsabilità verso sé stessi, e delle loro imprese facendo in modo che sotto l’acqua non marcisse proprio nulla. Confindustria si lamenta, perché le persone non possono essere lasciate da sole. E io ritengo che averle lasciate da sole sia stata proprio la salvezza di quelle persone, che non saranno più le stesse di prima e alcune di loro avranno forse meglio compreso, nella difficoltà o nel dramma, l’entità del proprio valore.
Genitore 0
Nel 2024 il Governo istituirà una nuova professione. Fa già ridere così, perché questo già rappresenta bene la decadenza sociale ed economica attuale, un mondo in cui non è il mercato a creare naturalmente le professioni, ma è il Governo che le istituisce. È un punto molto importante su cui soffermarsi, perché questa dinamica spiega per estensione praticamente tutte le distorsioni economiche e conseguenti crisi che abbiamo vissuto nell’ultimo secolo.
Ma passiamo alla parte relativa al decadimento morale dell’iniziativa, che merita di essere così etichettata anche solo per il fatto che rientra nell’ambito del welfare.
La filosofia che ispira il provvedimento è quello di compensare quella rete parentale fatta di nonne, zie e sorelle maggiori che dispensavano consigli pratici e che nel tempo si è lacerata, soprattutto nelle grandi città. L’assistente materna eviterebbe alle neo mamme di andare troppo spesso dal pediatra per problemi non medici ed anche di intercettare un possibile disagio delle mamme dopo il parto. Non sarà quindi una figura sanitaria, come ostetriche, infermieri o puericultrici, non avrà bisogno di una laurea ma di un corso di formazione della durata di sei o nove mesi.
Che tristezza, vero? Non solo perché ci ricorda quanto i legami familiari si siano lacerati anche a causa delle grandi città e del modello sociale, ma anche perché ci mostra il totale senso di smarrimento delle persone e del loro senso di impotenza di fronte a pressoché qualsiasi cosa, persino di fronte alla responsabilità (difficile, certamente, ma unica e intima) di una madre, probabilmente femminista, nella prima naturale gestione di un nuovo arrivato, sangue del suo sangue. La nonna non è più la nonna, la sorella non è più la sorella, la zia non è più la zia e anche la madre… non è più in grado di fare la madre.
Guardate i danni che fanno le scuole a ragazzi e giovani adulti che sono di fatto affidati a insegnanti, a professionisti pubblici sottopagati. Immaginate cosa può fare un’assistente materna statale con alle spalle un corso pubblico di formazione di sei mesi.