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Bit24 #23 – L'orecchio bendato

Ventitreesimo episodio di Bit24: i meme, le narrazioni su Trump e l’iper-realtà.

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lug 24, 2024
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Questo mese il Bit24 è un po’ diverso. Una sola notizia, anziché le canoniche quattro o cinque. E la notizia è questa:

L’unica cosa più veloce del proiettile che ha sfiorato Donald Trump è stata la voglia di costruire sopra quell’evento una serie di narrazioni mitologiche spicciole a riguardo e la relativa proliferazione di meme. Queste storie si possono considerare un vero e proprio dispositivo biologico specifico della specie umana, uno strumento che ci consente di fare esercizi di simulazione della realtà alla ricerca di soluzioni efficaci quando sulla nostra strada incontriamo ostacoli e problemi.

Iper-realtà

Il mancato assassinio del Donald è un clamoroso esempio di come l’immagine, oggi, abbia conquistato incontrastata la sfera della realtà stessa, plasmandola e rimpiazzandola. In un percorso che ha un ché di paradossale, questo corrisponde, nello stesso tempo, non a un potenziamento del potere immaginifico, ma tutto il contrario: è il preciso addomesticamento dell’immaginario. Perché il contatto con il reale uccide l’immaginazione. Il bisogno di fare narrazione sul reale dimostra la perdita di realtà, a discapito della stessa fantasia. Cerchiamo uno specchio sul mondo, più che una finestra. Si perde così il contatto con entrambi i mondi. È come voler continuamente vedere ciò che già siamo, enfatizzando l’impossibilità di una vera realtà.

Le nostre mappe, quelle che usiamo come strumento per viaggiare per il mondo alla ricerca di chi sa che cosa, sono diventate talmente realistiche da non sentire più il bisogno di viaggiare. Non prendetemi alla lettera, non sto parlando dei viaggetti che tanto piacciono agli adolescenti mentali.

Se non c’è un’immagine, non è mai successo.

Se normalmente le immagini hanno un fortissimo potere trasformativo, nell’epoca della sovra rappresentazione della realtà esperienziale attraverso le immagini, il mondo dell’immaginario viene schiacciato. Il risultato è la scomparsa della realtà dietro alle sue imitazioni e simulazioni, dietro le sue repliche e copie digitali. Pensiamo a come siamo la società che, pur potendo osservare immagini sessuali spiattellate letteralmente ovunque, meno di qualunque altro momento passato è in grado di avere una relazione sana con il sesso. Il nostro immaginario non traduce quelle immagini in esperienze trasformative; non riescono a condurci al di là di esse. Questo è anche quello che accade con i meme, che sono immagini che corrispondo già in sé stessi all’esperienza della realtà.

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I meme di Trump neutralizzano la tragedia della vicenda. Profumano l’ambiente. È quella fragranza artificiale che fuoriesce da un deodorante per ambienti acquistato al discount aperto 24 ore al giorno in una zona periferica della città. L’odore di marcio viene coperto, si mischia alla fragranza chimica. Un naso sopraffino potrebbe sentire che, ora, la sensazione all’olfatto è ancora più sgradevole di prima. Ma almeno è anestetizzato da immagini di rinascita, rivincita, falso eroismo. Come i meme su Joe Biden e le immagini di derisione e crudeltà. Nel guardare quelle immagini, quei video di quel signore che si addormenta e manifesta tutta la sua perdita senno a causa della vecchiaia, avete mai pensato che tra qualche anno quel vecchio sarete voi? Cosa rappresenta Joe Biden? La decadenza dell’Occidente o la decadenza della vita? Forse entrambe le cose. Non dovete compatire Joe Biden; dovete solo fermarvi e riflettere su ciò che conta davvero.

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