Bit24 #2
Secondo episodio di Bit24, una rubrica che ogni 24 del mese ripropone i contenuti condivisi sui social media dal Sole 24 Ore.
Propaganda nucleare
Il continuo riferimento del Presidente degli Stati Uniti al potenziale rischio di escalation nucleare a causa della Russia è una delle più celebri azioni di propaganda degli ultimi mesi. Questo perché nessuno ha mai effettivamente dimostrato la presenza di prove a sostegno di questi sospetti, compreso William Burns, direttore della CIA che ha anzi confermato che l’intelligence americana non ha alcuna prova concreta del fatto che Putin abbia intenzione di utilizzare armi nucleari.
In una sua breve analisi, Roberto Iannuzzi (Intelligence for People) chiarisce che la dottrina nucleare russa è piuttosto rigida riguardo ai casi in cui risulta lecito farne ricorso e, in compenso, quella americana è molto più ambigua. Le controindicazioni per la Russia riguardo l’utilizzo di un’arma nucleare in Ucraina sarebbero molteplici: rischi per il vicino territorio russo, mancanza di viabilità, condanne internazionali. In breve, queste continue insinuazioni da parte di USA e NATO potrebbero portare il conflitto al di fuori del territorio ucraino al fine di isolare Mosca ancora di più.
Ministeri per tutti
Salvini rilancia sulla necessità di dar vita a un Ministero della famiglia e della natalità. Che ci sia la necessità di cambiare passo sul tema l’ha detto l’Istat qualche giorno fa pubblicando il report sulle previsioni demografiche del paese che stima al 2070 una popolazione di 47,7 milioni di residenti (contro gli attuali 59,2). A quanto pare, Salvini si ispirerebbe alle politiche già presenti in Trentino Alto-Adige, dove le famiglie beneficiano di assegni al nucleo familiare dalla provincia e dallo Stato. Che il progressivo invecchiamento della popolazione sia un dato allarmante, non vi è dubbio.
Che i politici, e non di meno i cittadini, si ostinino a vedere nel welfare statale una fonte da cui nutrire il proprio futuro, fino al volere creare, anche con i migliori propositi, un orwelliano Ministero della Natalità, costituisce una delle migliori rappresentazioni del fallimento della politica e del modello sociale stesso. Una linea politica che vuole curare gli insuccessi della pianificazione con ulteriore pianificazione. Dopo tutto, si sa, la pianificazione richiede sempre più pianificazione.
Se, in determinate e specifiche circostanze, lo Stato deve intervenire per aiutare i cittadini a mantenere i propri figli o per poter pianificare di metterli al mondo, le sue azioni non possono essere previste a partire da tali circostanze. Se lo Stato deve dirigere le azioni degli individui (fare figli) per perseguire determinati fini (incrementare o svecchiare la popolazione), la sua azione dovrebbe essere decisa sulla base della totalità delle circostanze e quindi, alla fine, lo Stato diventa una macchina imprevedibile (cosa garantisce il welfare e fino a quando?) e per gli individui risulta impossibile fare piani reali.
Meno lavoro, più costi
Il Comune di Milano è smart, lo sappiamo. Lo è anche nell’abbattere i costi aggiuntivi derivanti dalle speculazioni sui prezzi dell’energia e dalle politiche sconsiderate dell’Europa (sarebbe già illuminante smettere di chiamare il fenomeno caro energia perché è una espressione insopportabile ed insensata). Parte dei costi del Comune saranno abbattuti facendoli prendere in carico direttamente dal lavoratore. Il dilemma porterà i dipendenti comunali in una profonda crisi esistenziale: felici di lavorare un giorno in meno e di garantire un servizio pubblico ancora peggiore ma consapevoli di essere usati come scudo umano dal loro stesso posto di lavoro.
E insomma, lo smart working continua, ma guidato da sempre nuove emergenze. Più emergenze vengono presentate e più regole vengono pianificate. L’emergenza del Covid, la guerra, la siccità, la crisi energetica e l’isteria ambientalista che deve ancora dare il meglio di sé (sarà l’oggetto della prossima crisi, probabilmente). Alcune di queste, sono effettivamente diventate delle situazioni emergenziali ma solo dopo o a causa di quelle regole e politiche che hanno imprigionato il cittadino, figurativamente e realisticamente.
Forse il Comune di Milano ha solo voluto anticipare l’inevitabile: probabilmente i servizi municipali e gli uffici dovranno essere chiusi totalmente, anche se alcune strutture, come le biblioteche pubbliche, potrebbero essere mantenute aperte come rifugio per coloro che non sono in grado di riscaldare le proprie case, come scrive David Stockman. Nel frattempo la Russia sta pompando più petrolio nel mercato globale adesso di quanto faceva prima dell'invasione dell'Ucraina. Joe Wallace e Anna Hirtenstein del WSJ riferiscono che anche la Russia sta guadagnando più che mai dalla vendita di petrolio e prodotti raffinati a causa del forte aumento dei prezzi.
I migliori
Tutti hanno qualche fantasia particolare. Fantasie in comune, fantasie uniche, fantasie condivisibili e fantasie inconfessabili. Vaste categorie di individui in Italia, ad esempio, sono solitamente percorse da un femmineo brivido quando sentono parlare di Mario Draghi, potente uomo d’affari e banchiere d’altri tempi in grado di prendere la mano di costoro e portarli verso un’intima salvezza.
Ma passiamo ad un altro tipo di fantasia e parliamo dei numeri. L’infografica mostra, per l’Italia, una crescita del Pil nel Q2 del 2022 superiore del 5% rispetto ai dati registrati l’anno scorso. Molto meglio di Germania, Regno Unito, Stati Uniti ed altri. Ma anche peggio di Colombia (+12,6%), Grecia (+7,7%), Cile (+5,4%) ed Egitto (+5,4%), che ovviamente non compaiono nell’immagine. Insomma, dovrebbe essere chiaro che, in generale, si tratta di percentuali che poco riflettono la salute di un’economia.
I rimbalzi, soprattutto in virtù di una spesa pubblica folle sostenuta da un’economia drogata i cui effetti reali sono ben tangibili nella vita di tutti i giorni (ma se preferite numeri e statistiche, troverete anche quelli), sono del tutto normali. Abbiamo assistito a quella che forse è stata la più grande iniezione di denaro (finto) nel sistema della storia, distribuito laddove c’era più bisogno pensando, come sempre, agli obiettivi di breve termine ed agli immediati interessi politici, proprio come ha fatto Draghi. Questa iniezione di denaro sta creando effetti devastanti sull’economia reale, a cominciare da livelli di inflazione che non si vedevano da quarant’anni.
Non solo. Il rimbalzo si muove sulla scia di un processo iniziato nel 2021, a sua volta innescato dagli effetti delle manovre monetarie (quantitative easing) e politiche (ripartenza delle economie precedentemente bloccate dai lockdown) a fronte della crisi innescata nel 2020 che aveva portato, nello stesso anno, un crollo del Pil annuale pari al 9%. Il lascito di Draghi è, in effetti, una crescita dimezzata rispetto al 2021 con un forecast del Pil in decrescita dello 0,5% nell’ultimo trimestre del 2022. E no, per quanto potrà essere interessante osservare gli strabilianti danni che causerà il governo Meloni, questi non sarà certo responsabile dell’evidentemente prevedibile decrescita del Pil in una fase di recessione annunciata, perché è proprio lì che molti andranno a parare.
Il paragone con gli altri Paesi, inoltre, ha poco senso. Gli Stati Uniti, ad esempio, nel Q2 del 2022 hanno osservato una crescita del +1,8% (non 1,5%, come riportato dall’infografica) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Ma mentre l’Italia perdeva il 17,9% nel Q2 del 2020, gli USA perdevano l’8,4%. Nel Q3 e Q4 dello stesso anno, mentre gli Stati Uniti perdevano il 2% e 1,5% rispettivamente, l’Italia perdeva il 6% e 6,1%. E nel 2021, mentre gli Stati Uniti hanno più che recuperato la decrescita del Pil avvenuta nel 2020, l’Italia ha mantenuto una decrescita netta, che non viene recuperata neanche nel 2022. In totale, nel 2022, la previsione è quella di una crescita del Pil italiano pari allo 0,5% rispetto all’anno scorso. La crescita annuale del Pil americano, secondo le stesse previsioni, dovrebbe attestarsi intorno al 2,5%. Insomma, volendoci basare unicamente su queste metriche così come ha fatto il Sole 24 Ore, sembrerebbe che persino Biden abbia fatto molto meglio di Draghi.
E tali esiti negativi probabilmente non sono neanche da attribuire unicamente a Mario Draghi che però, certamente, è ben lontano da meritare un qualche tipo di ammirazione.