Bitcoin 10 FAQ
Bitcoin si scopre sempre almeno due volte. Ogni volta, si va più in profondità.
In questo articolo ho voluto listare 10 domande che accomunano diverse persone che si stanno avvicinando alla tana del bianconiglio. Non si tratta necessariamente delle 10 domande più importanti riguardo a Bitcoin e tanto meno le risposte saranno in grado di affrontare con completezza ogni argomento trattato. Vediamola, se vogliamo, come una mini guida introduttiva.
1 - Come nasce Bitcoin?
Ho spiegato brevemente l’origine di Bitcoin, in termini di intersezione di sotto culture, in un precedente articolo. Riutilizzando le parole di Giacomo Zucco, Bitcoin nasce dall’intersezione dell’esperienza dei cypherpunks, degli esponenti del pensiero economico austriaco e dei cosiddetti disruptors, gli innovatori. Tra queste culture, quella che probabilmente ha portato il maggior contributo pratico nella creazione di Bitcoin è stata quella del movimento cypherpunk. Dopo tutto, esponenti di questo movimento provavano a creare una valuta digitale fin dagli anni ’80. Tutti esperimenti falliti principalmente a causa dell’eccessiva centralizzazione che li caratterizzava. Bitcoin, invece, sta resistendo.
Come spiegato nell’articolo, il movimento cypherpunk nasce in contrapposizione al più noto cyberpunk. Con cyberpunk si identifica una visione futura e distopica (a volte fantascientifica) dove i governi e le multinazionali controllano il mondo con il pugno di ferro e grazie ad avanzati strumenti tecnologici. La paura di questa degenerazione tecnologica e politica ha portato un gruppo di persone a mettersi insieme ed usare la crittografia (cypher-punk) per combattere il potenziale futuro distopico (cyberpunk).
Bitcoin fonde completamente lo spirito tecno-politico cypherpunk con la corrente economica austriaca. Il pensiero che domina la scuola austriaca, è che l’unica teoria economica valida debba derivare logicamente dai principi dell’azione umana. Prerogative necessarie secondo la scuola austriaca sono la minima influenza di Stati e governi sull’economia e la protezione della proprietà privata e dell’individualismo. In questo senso, il denaro diventa uno strumento naturale e spontaneo della società, equiparabile alla matematica stessa. Infatti, Bitcoin nasce per creare la sovranità individuale, soprattutto in un contesto di crescente controllo da parte delle istituzioni di vario genere.
Bitcoin, fin dalla sua nascita, è stato concepito per essere uno strumento economico, finanziario, monetario e anche, inevitabilmente, politico. In particolare, nasce dall’esigenza di risolvere i problemi insiti nel sistema monetario attuale. Tendenzialmente, si avvicinano a Bitcoin coloro che percepiscono l’esistenza di queste problematiche, oppure coloro che sono mossi da fini speculativi.
I creatori, o il creatore (auto identificato con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto) di Bitcoin, registra il dominio bitcoin.org alla fine del 2008, nel pieno dell’ultima grande crisi finanziaria. Per la creazione del protocollo e della blockchain di Bitcoin aspetteremo solo pochi mesi, arrivando al 3 Gennaio 2009. In questa data, Nakamoto minò il primo blocco della blockchain di Bitcoin. Quando parliamo di blockchain ci riferiamo, sostanzialmente, ad un registro. E come ogni registro, la blockchain ha il compito di raccogliere ed immagazzinare informazioni. In questo senso, la blockchain è il metodo con cui si registrano pubblicamente tutte le transazioni che avvengono in Bitcoin.
All’epoca non esistevano piattaforme di scambio (centralizzate o meno). L’unico modo per ottenere Bitcoin era quello di minarli, o riceverli da un wallet. Già nel 2010, ci fu il primo acquisto in Bitcoin. Il 22 Maggio 2010, infatti, Laszlo Hanyecz pagò due pizze con 10.000 Bitcoin (il cui controvalore, oggi, supererebbe i 500 milioni di dollari).
2 - Che cos’è Bitcoin?
Una definizione univoca di Bitcoin non esiste. La definizione di Bitcoin come criptovaluta e sistema di pagamento è comunemente accettata. Bitcoin è anche il nome del protocollo, dell’insieme degli algoritmi che compongono la sua struttura, la sua blockchain ed il suo metodo di consenso. Satoshi Nakamoto, nel white paper, definisce Bitcoin come un sistema di moneta elettronica peer-to-peer. Già nel sommario del white paper viene specificato che questa forma di denaro permette di inviare pagamenti online senza passare da una istituzione finanziaria.
La rete stampa un marcatore temporale sulle transazioni facendo hashing sulle stesse e incatenandole in una catena di proof-of-work basata sugli hash, formando una registrazione che non può essere modificata senza rifare la proof-of-work. La catena più lunga non solo serve come prova della sequenza di eventi ai quali si è assistito, ma anche come prova che essa proviene dal gruppo più grande di potenza CPU (schede grafiche).
Fintanto che la maggior parte della potenza CPU è controllata da nodi che non cooperano per attaccare la rete, questi genereranno la catena più lunga e supereranno gli utenti malintenzionati.
Il registro di raccolta delle informazioni si suddivide in blocchi protetti da chiavi crittografiche. Sono proprio questi blocchi che devono essere riempiti di quelle informazioni che saranno poi pubbliche. Come tali, saranno quindi consultabili da chiunque (sebbene pseudo anonime).
Quando un blocco si riempie di informazioni viene chiuso ed archiviato. Ma c’è chi crea costantemente nuovi blocchi. La produzione di nuovi blocchi è guidata da utenti (miner) che devono fare in modo che il loro computer risolva dei problemi matematici e computazionali (Proof of Work). I miner hanno quindi la responsabilità di verificare le informazioni e suddividerle nei blocchi che faranno parte della blockchain. Per la prima volta risulta quindi possibile avere una informazione digitale non replicabile. Quando facciamo un bonifico verso un’altra banca i nostri soldi vengono sottratti dal nostro conto ed inviati ad un altro. Ma nella pratica, è avvenuto solo uno scambio di informazioni e lo scambio vero e proprio non è mai avvenuto. E se la banca perdesse queste informazioni, nessuno saprebbe che cosa è avvenuto. In questo senso, infatti, Bitcoin è la rappresentazione della massima privacy o della massima trasparenza; questo dipende dall’uso che il singolo sceglie di farne.
Bitcoin diventa quindi una moneta che ha caratteri inflattivi ma soprattutto deflattivi (vedremo dopo perché) che si oppone alle valute tradizionali che hanno creato un sistema drammaticamente basato sul debito. Governi e Banche Centrali, infatti, hanno l’impellente esigenza di far crescere (o tenere a galla) l’economia. Volendo semplificare, l’unico strumento che adoperano con costanza volto al perseguimento di tale fine è la stampa di altra valuta. Come noto, questo genera una crescente inflazione che risulta conveniente per economie estremamente indebitate (la svalutazione dei soldi dei cittadini porta anche ad una svalutazione del debito). Tuttavia, la stampa di queste valute genera altro debito (stampa a debito) che, a sua volta, genera un sempre maggior bisogno di stampare nuovo denaro. Bitcoin è stato disegnato, tra le altre cose, per rompere questa ruota.
3 - Vale la pena acquistare altre criptovalute?
Ogni operazione finanziaria deve essere attentamente valutata, magari seguendo i consigli di un consulente finanziario (io non lo sono). In termini generali, possiamo dire che nessun investimento porta a rendite o plusvalenze certe. È vero che in periodi caratterizzati da forti impulsi rialzisti le altcoin tendono a performare meglio di Bitcoin. Come è vero che nei periodi ribassisti Bitcoin si mantiene resiliente e molte altcoin spariscono, proprio come startup (sì, non c’è praticamente nessuna differenza) che falliscono. Ma visto che non siamo qui a parlare di investimenti, quello che possiamo certamente dire è che Bitcoin e le criptovalute sono due cose diverse, provenienti da pianeti diversi. Quando parliamo di Bitcoin, non parliamo di una fondazione o di qualche forma di entità centralizzata, ma di una rete distribuita. La conoscenza di Bitcoin si è infatti distribuita in modo organico attraverso il passaparola. Le criptovalute, invece, sono il prodotto (o uno dei prodotti) di imprese private. Imprese in cui, tendenzialmente, i team di marketing sono piuttosto sviluppati ed aggressivi. Si tratta di aziende che utilizzano queste crypto o token come mezzo di finanziamento che possa aiutare a sviluppare il progetto stesso. Nella maggior parte dei casi, si tratta infatti di aziende che vendono la promessa di un output che, nonostante riceva ingenti capitale dalle persone comuni, spesso non arriva concretamente sul mercato.
Bitcoin è apprezzato soprattutto per l’assenza di punti di attacco, compresa l’assenza di un leader. Ben diversa, ad esempio, è la prospettiva di Ethereum il cui fondatore, Vitalik Buterin, discute notoriamente di innovazione finanziaria con i leader del mondo. In questi casi, sono i team dietro al progetto che decidono, ad esempio, le sue politiche monetarie. Le politiche di Bitcoin sono state decise, scritte ed ora immutabili.
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4 - I governi possono bloccare Bitcoin?
I governi non possono bloccare Bitcoin. Anche perché, se avessero potuto, lo avrebbero già fatto. Progetti simili a Bitcoin lanciati qualche decina di anni fa, sono stati bloccati dai governi. Questo è stato reso possibile dalla loro centralizzazione. La decentralizzazione della rete di Bitcoin, invece, è tale da non poter dare la possibilità a nessuno di incolpare qualcun altro. Non esiste neanche un server centrale che possa essere spento o una fondazione da interpellare.
Banche e governi stanno iniziando a fare l’occhiolino alle criptovalute al fine di non perdere il treno di una innovazione potenzialmente importante. Nello stesso tempo, è raro sentire parerei positivi su Bitcoin da parte delle istituzioni, anche solo per mancanza di coerenza identificativa.
In modo similare, negli anni ’90 anche internet veniva giudicato come troppo libero. Era considerato fondamentalmente come un portale per terroristi.
Tutto questo non significa che Bitcoin non possa essere attaccato attraverso, ad esempio, leggi che si esprimono contro questo asset. Le leggi tuttavia, per quanto possono avere un potere persuasivo sulle masse, non possono fermare Bitcoin. In effetti, non lo toccano minimamente. Al massimo, possono rallentarne l’adozione.
5 - Bitcoin cela grandi interessi economici?
Bitcoin è sia moneta che asset finanziario con grandi scopi, apprezzati o meno che siano. Questo crea inevitabilmente grandi interessi speculativi, anche da parte di alcune istituzioni. Considerando anche c’è chi con Bitcoin si è arricchito, è inevitabile che le istituzioni riescano a rimanere totalmente indifferenti. È possibile che sempre di più le istituzioni inizieranno ad acquistare Bitcoin. Enti che non potendo fermare una missione, potrebbero iniziare ad abbracciarla.
Tuttavia, l’ingresso di grandi capitali in Bitcoin non comporta il decremento di integrità dello stesso. Grandi capitali, al massimo, potrebbero avere il potere di influenzarne temporaneamente il prezzo.
6 - Come viene creato Bitcoin?
Come già accennato, Bitcoin viene creato per effetto del mining. Nel 2009, per minare Bitcoin era sufficiente un computer portatile. In un certo senso, il singolo utente poteva “creare” Bitcoin e, nello stesso tempo, incassare le fee di transazione degli altri utenti. In realtà, i Bitcoin non vengono propriamente creati ma, appunto, estratti. Ovvero, non si possono creare nuovi Bitcoin, ma estrarre i Bitcoin esistenti che, in totale, sono 21 milioni. I miner, per così dire, emettono i Bitcoin unendo i diversi blocchi della blockchain attraverso attività computazionali informatiche. Questi calcoli servono a rilevare un codice (hash) che, se è coerente con la soluzione che porta al concatenamento, porta il miner a ricevere una remunerazione in Bitcoin. Questa reward (che viene suddivisa tra coloro che hanno partecipato) e quindi il lavoro dei miner (Proof of Work) non solo permette di estrarre Bitcoin, ma anche di garantire la sicurezza della rete, convalidando le transazioni.
In particolare, al momento vengono estratti 6,25 Bitcoin ogni 10 minuti. Tuttavia, ogni 4 anni la ricompensa in termini di numero di Bitcoin per i miner viene dimezzata. Anche questo processo automatizzato di dimezzamento, chiamato Halving, è stato pensato per incentivare il mining attraverso la Proof of Work.
Adesso non è più possibile fare attività di mining attraverso un portatile. Più portatili un utente metteva insieme per svolgere le attività computazionali, maggiore era la probabilità di ricevere le fette di ricompensa. Questo processo si è sviluppato al punto tale che ora queste attività necessitano di vere e proprie fabbriche che ospitano macchine con chip e schede grafiche la cui potenza è necessaria per sperare di ricevere una ricompensa in Bitcoin.
In ogni caso, la potenza di calcolo messa a disposizione non influenza la politica di emissione di Bitcoin.
7 - Bitcoin si può usare per pagare beni e servizi?
Bitcoin è ottimale per transare valori molto elevati ma ancora poco scalabile. Questo implica che potrebbe non essere conveniente transare valori bassi (ad esempio, pagare un caffè). Questo perché esistono dei costi fissi, ovvero le fee di transazione. Più aumentano i volumi, e più le commissioni si alzano. Tuttavia è possibile spendere i propri Bitcoin attraverso il Lighting Network.
Il Lighting Network è un altro protocollo costruito sopra quello della blockchain di Bitcoin (Layer 2). Ebbene, questo Layer 2 risolve il problema legato alla scalabilità relativamente bassa di Bitcoin. Lightining Netowork, infatti, sebbene rinunci alla sicurezza della rete propria di Bitcoin, permette di spendere i propri satoshi (1 Bitcoin / 100.000.000) con costi di transazione prossimi allo zero. Questo sistema, però, funziona sulla base della liquidità allocata nel netowork (attualmente pari a 4,000 Bitcoin). Questo potrebbe implicare che, il lavoro che comporterebbe la ricerca di liquidità per gestire la transazione di un acquisto di un auto o un immbile, comporti un vertiginoso aumento delle fee. Quindi, usare Lightning Network risulta conveniente per le piccole transazioni e poco conveniente per quelle grandi. Per le transazioni on-chain, invece, è vero il contrario.
8 - Bitcoin è una riserva di valore?
Bitcoin è da molti considerato una riserva di valore risk on, a differenza dell’oro, definita come riserva di valore risk off. Nulla ci obbliga a pensare che Bitcoin debba necessariamente essere una riserva di valore se non la sua natura deflattiva in quanto bene scarso (non esisteranno mai più di 21 milioni di “pezzi”). Sappiamo anche, però, che nei suoi primi 13 anni di vita Bitcoin è passato da un controvalore in dollari pari a 0 ai 30.000 di oggi, arrivando a superare i 60.000. Quindi, tolte le oscillazioni del breve termine, è innegabile che Bitcoin sia stata una riserva di valore eccellente, per adesso.
Ad ogni modo, Bitcoin non nasce per far arricchire. Nasce come alternativa alla valuta e sistema monetario tradizionale e attuale. Possiamo anche definirla una ribellione contro il sistema che non funziona.
Come già spiegato, l’unico modo per mantenere a galla l’economia è quello di stampare moneta. Ma questo non può che impoverire la popolazione. Una moneta come il dollaro o l’euro, infatti, per quanto apparentemente stabile, non può che perdere valore durante il tempo. La creazione di moneta, però, sarà sempre conveniente per banche centrali, banche commerciali e governi. Questa divisione che si crea è ben spiegata dall’effetto Cantillon.
Tale fenomeno si riferisce alla variazione dei prezzi relativi che deriva da uno spostamento dell’offerta di moneta. Il fenomeno mostra che l’iniezione di denaro non ha un effetto di crescita sull’economia nel lungo termine. Ma soprattutto, Richard Cantillon teorizzò per primo che chi prima riceve i soldi avrà un maggior potere di acquisto rispetto agli altri. Questo perché i primi a ricevere denaro vedono subito aumentare il loro potere di acquisto (perché incassano subito) e usufruiscono dei benefici senza subire il deterioramento dei loro risparmi derivante dal processo inflazionistico. Con il tempo, il denaro viene distribuito a tutta la popolazione (forse) ma nel frattempo l’effetto della iniezione di denaro ha fatto aumentare i prezzi. Gli ultimi sono quelli che ricevono il denaro quando i prezzi sono ormai alti e chi non ha neanche avuto la possibilità di ricevere denaro è costretto a lasciare la comunità.
Bitcoin nasce proprio per proteggere le persone da questa dinamica. In questo senso, l’unico problema da affrontare in una economia basata su Bitcoin sarebbe il fatto che le persone non sarebbero incentivate a spendere, visto che il loro denaro potrebbe apprezzarsi nel tempo. Ma quando si parla di Bitcoin non si deve aver paura di contemplare importanti cambi di paradigma. Tra questi, quello di una economia basata sul risparmio, piuttosto che su un modello consumistico.
9 - Bitcoin viene usato per attività illegali?
Bitcoin fornisce la possibilità di scegliere se mantenere uno pseudo anonimato o meno. Questo perché, per quanto ci lamentiamo del tracciamento dei nostri dati sui social media, spesso non teniamo presente che i dati relativi alle nostre transazioni possono essere ancora più invadenti sulla nostra privacy. Da qui l’esigenza di uno strumento che proteggesse la privacy anche a livello finanziario. Questa possibilità, però, ha dato luce alla narrativa secondo cui Bitcoin (che è effettivamente il corrispettivo del contante in forma digitale) favorisce attività illegali, criminali o terroristiche.
Riguardo a questo aspetto, la notizia è che il contante rimane e sempre rimarrà (fino alla sua fine) la scelta preferita nel perseguire tutte le attività illegali immaginabili. Secondo un recente rapporto di Chainalysis, il 4% delle whales (wallet con più di 1 milione di dollari in crypto) sono associati a indirizzi illeciti. Considerando, invece, tutti gli indirizzi degli Stati Uniti e le transazioni, solo lo 0,15% risulta collegato ad attività illecite.
Paradossalmente, in qualche caso la blockchain (che come detto, altro non è che un registro pubblico), può persino aiutare le organizzazioni a scovare i criminali che effettuano transazioni con Bitcoin, ammesso che queste sappiano che cosa cercare.
10 - Bitcoin inquina?
Partiamo dal presupposto che, ovviamente, Bitcoin come item (per altro digitale) non rilascia sostanze inquinanti nell’atmosfera. Come per tante altre cose, non è l’oggetto ad essere eventualmente inquinante, ma il modo in cui viene creata l’energia necessaria per produrlo. Quindi le domande Bitcoin inquina? Oppure Il mining inquina? sono domande ontologicamente sbagliate e prive di senso.
Quindi chiediamoci, il modo di produrre energia necessaria per il mining è inquinante? Ovviamente dipende. È innegabile che il mining (legato al meccanismo di consenso Proof of Work) consumi tanta energia. Tuttavia, il mining è alimentato per quasi il 60% da fonti rinnovabili.
La Proof of Work, inoltre, è un enorme incentivo ad investire in centrali e impianti green. Una delle ragioni per cui non si investe in questo settore è per la scarsa convenienza in ragione degli sprechi che deriverebbero dal surplus energetico. Ebbene, il mining, quindi Bitcoin, consentirebbe di monetizzare il surplus energetico. In un certo senso, Bitcoin risulta essere il più grande incentivo alla transizione ecologica.
Dette tutte queste cose, ammettiamolo: sì, Bitcoin consuma molta energia. Ma non perché Bitcoin sia fatto male. Semplicemente, ci sono tanti attori nel mondo che voglio minare Bitcoin e questo implica che la potenza di calcolo necessaria per estrarre sia sempre maggiore. Se tutte le mining farm chiudessero domani, si tornerebbe ad un modello di estrazione in cui i nerd, nelle loro camerette, farebbero svolgere i complessi calcoli ai loro laptop per fare mining. E Bitcoin rimarrebbe sempre lo stesso, tranne che forse ancora più decentralizzato e distribuito di prima.