Bitcoin è uno strumento di sovranità individuale
Stati-nazione e leggi restrittive hanno già da tempo iniziato il loro lavoro di repressione delle libertà individuali. Bitcoin è la via d'uscita.
Una delle ragioni, forse la più importante, che porta le persone a voler possedere Bitcoin è la sua caratteristica di essere difficile da confiscare, una caratteristica che lo rende unico tra i vari asset esistenti al mondo al momento considerabili. Alternative che possano essere altrettanto scarse (finite, in realtà) e, nello stesso tempo, altrettanto resistenti alla confisca e liquide, probabilmente non esistono.
Gli immobili sono generalmente considerati ottime riserve di valore e le relative valutazioni tendono ad essere molto apprezzate, ma sono facilmente confiscabili. Le azioni e le obbligazioni sono anche buone riserve di valore pur correndo, da un certo punto di vista, un rischio di controparte, ma anche questi asset sono facilmente sequestrabili da stati e governi. Bitcoin è quindi l'unica risorsa che abbia dimostrato sia scarsità che resistenza alla confisca.
Non dovete chiedere il permesso
Allo stesso modo in cui Internet è un insieme di protocolli open source per lo scambio di dati, Bitcoin è un protocollo open source per lo scambio di valore. È trustless, poiché qualsiasi dispositivo può accettarlo da qualsiasi altro in modo sicuro e praticamente a costo zero. Bitcoin è anche una rete globale e non ha bisogno di autorizzazioni, il che significa che qualsiasi dispositivo può parlare il suo linguaggio e nessuna banca centrale è tenuta ad autorizzarne l'uso. Ciò significa che le transazioni sulla sua rete sono essenzialmente inarrestabili, poiché tutti i fattori di fiducia e le autorizzazioni necessarie per effettuare transazioni con essa sono intrinseci all'atto di detenere una chiave privata Bitcoin.
Ovviamente lo sviluppo del Lightning Network rende le transazioni Bitcoin ancora più veloci, economiche, e in grado di autenticarsi. Il Layer 2 di Bitcoin permette quindi di espandere la sua utilità per consentire l'allocazione di risorse di rete scarse come la potenza di calcolo, la verifica dei contratti, o il monitoraggio dell'identità e della reputazione.
I contratti sociali destinati a proteggere le persone, come i governi e le loro banche centrali, alla fine sono stati abusati e anche sfociati nella violenza. Quando un contratto sociale perde la sufficiente fiducia delle persone, cade a pezzi o viene rovesciato, attraverso il voto, l’opinione pubblica oppure con le armi. Questa dinamica ha portato ad un ciclo continuo di contratti sociali. Bitcoin, in effetti, ha anche lo scopo di interrompere questo ciclo.
Recentemente, abbiamo avuto modo di vedere casi concreti di queste violazioni. Basta considerare, ad esempio, un paese democratico e sviluppato come il Canada che congela i conti bancari dei suoi cittadini per aver protestato contro le restrizioni del COVID-19. In un mondo basato esclusivamente sul denaro fisico, questo tipo di potere di violare incostituzionalmente i diritti di proprietà privata sarebbe impossibile da eseguire. E se il denaro digitale tradizionale risulta essere una tale minaccia, immaginate l’entità del pericolo di un denaro digitale programmabile dalle banche centrali. E non sono fantasie. Già nel 2023 inizieranno i primi test sull’euro digitale programmabile (CBDC). A quel punto il passo sarà breve verso uno scenario fatto di sorveglianza di massa e social scoring del cittadino.
Invece di cercare sicurezza tramite un'entità centrale (come un governo o una banca centrale) che può essere corrotta o rovesciata, Bitcoin crea un mercato competitivo per la propria protezione. Trasforma la sicurezza in un bene ed i fornitori di sicurezza (i miner) in produttori di beni.
Richiedendo ai partecipanti al mercato della sicurezza di sostenere i costi del mondo reale affinché possano accedere alla ricompensa economica, Bitcoin incentiva il mercato a raggiungere il consenso su chi possiede cosa in un dato momento.
Sovranità Individuale
Bitcoin è fondamentalmente una rete autosovrana. O un bene monetario autosovrano (uno strumento portatore di informazioni) la cui rete opera autonomamente in piena conformità con le proprie regole immutabili con la stessa affidabilità delle leggi della matematica. È, inoltre, il primo sistema di pagamento connesso a livello globale e politicamente neutrale e possibile catalizzatore per la separazione tra denaro e stato nel lungo periodo.
Nei libri di testo tradizionali, lo stato viene presentato come una forza liberatrice. Rimuove le giurisdizioni di altre istituzioni sugli individui, ma questo porta ad un monopolio della forza. Non c'è altra istituzione a difesa dell'individuo. Lo stato può concedergli dei diritti (immunità legali) ma possono essere abrogati in qualsiasi momento. Ciò non era vero nel 1250, come fa notare il sociologo Robert Nisbet che spiegò che lo stato moderno nacque da una serie di conflitti tra i governi nazionali e le altre istituzioni all'interno del suo territorio geografico.
Paragonando il potere politico dello Stato nel XIII secolo con quello di oggi, ci si rende conto che l'emancipazione più importante nella storia moderna è stata quella dello Stato dalla rete restrittiva delle autorità religiose, economiche e morali.
L'individuo si è emancipato da altre giurisdizioni, ma anche lo stato-nazione.
Paradossalmente, mentre l'umanità ha perseguito la mobilitazione su larga scala dei suoi sforzi per superare la tirannia naturale della scarsità di tempo, ha dato vita ad un tiranno artificiale che prospera consumando la nostra sovranità individuale: lo stato e il suo apparato di furto sistematico, rappresentato dalle banche centrali.
La vera sovranità ha origine a livello individuale, esiste naturalmente quando le nostre espressioni individuali, verbali o finanziarie, non sono manipolabili dagli altri. Quando uno stato censura un pensiero o una banca centrale svaluta una valuta, siamo di fronte ad una violazione della sovranità individuale di massa. Nessuno dovrebbe impedire ad una persona di dire quello che pensa o di spendere tempo e denaro come meglio crede.
Nonostante l’appropriazione indebita della sovranità dell'oro da parte dello stato per i propri scopi, la valuta fiat non è più ancorata all'oro, il che la rende altamente riproducibile ad un costo vicino allo zero. Infatti la valuta fiat è la forma di denaro più disonesta della storia: soffre di rischi di controparte come censura, privazione dei diritti, o iperinflazione. Ovviamente la versione storica del sound money non aveva i vantaggi che Bitcoin possiede. Fu infatti la fisicità dell’oro a renderlo vulnerabile al controllo statale. Con Bitcoin, invece, l’azione di verifica delle transazioni è banale ed è praticamente priva di costi.
Il denaro sano ed onesto è ancorato alla realtà del tempo per garantire il risparmio di questo tempo ai suoi detentori. La valuta fiat, invece, è uno strumento politico che facilita il sistema istituzionalizzato di furto di tempo noto come politica monetaria espansiva perpetrato dalle banche centrali a livello globale. Il sistema bancario centrale, un'istituzione del socialismo monetario e del furto sistematico del tempo, ha ripetutamente ferito la nostra sovranità individuale, le preferenze temporali e le libertà nel corso della storia.
La rivoluzione digitale
Come detto all’inizio, la possibilità di avere un bene che non può essere confiscato convince le persone a rifugiarsi in Bitcoin. Non è un caso che negli scorsi mesi, dopo lo scoppio della guerra Russia-Ucraina, la detenzione di Bitcoin in queste due regioni sia notevolmente aumentata. Ma in generale, Bitcoin fornisce la possibilità di creare una intera base monetaria sovrana per ogni persona del mondo.
Base monetaria sovrana significa un grado di libertà economica, per chi possiede Bitcoin, senza precedenti e dimostrata dalla possibilità di inviare qualsiasi somma di denaro a chiunque, ovunque si trovi nel mondo. Prima dell’avvento di Bitcoin questo, semplicemente, non era possibile.
Spesso si sentono i rappresentanti della finanza o della politica affermare che Bitcoin non è una valuta o una riserva di valore. È insomma un bene senza valore in quanto questi non viene garantito da una autorità. E in effetti è proprio questo il punto della questione. L’assenza di una autorità a cui affidiamo la garanzia, ma a cui dobbiamo anche chiedere il permesso, è un altro elemento che rende Bitcoin così appetibile.
Inoltre, come riporta Saifedean Ammous ne Il Bitcoin Standard, il valore di Bitcoin non dipende da qualcosa di materialmente esistente in un determinato luogo fisico, dunque non potrà mai essere completamente ostacolato, distrutto o confiscato dai monopolisti della forza appartenenti al mondo politico o criminale. Ed ecco che allora Bitcoin, seppur pacifico, diventa un pericolo per gli Stati-nazione.
Già nel 1997, nel libro The Sovereign Individual, James Davidson e William Rees-Mogg iniziarono a sostenere che il moderno Stato-nazione con le sue leggi restrittive, tasse elevate e derive totalitarie, avesse raggiunto un grado di repressione delle libertà individuali paragonabile solo a quello della Chiesa europea medievale.
A causa dei pesanti rituali, del fardello fiscale e del controllo esercitato sulle persone, la Chiesa e i suoi relativi costi divennero insopportabili per gran parte dei cittadini europei; emersero quindi nuove forme di organizzazione politica ed economica, nate al fine di sostituirla ed indebolirla, facendo nascere la concezione moderna di cittadinanza nello Stato-nazione.
Il testo poi puntualizza che centinaia di anni dopo, ad essere diventati repressivi, sclerotici e onerosi sono la società industriale e lo Stato-nazione. Secondo un preciso ciclo economico, ad un certo punto nuove tecnologie (la stampa prima, Bitcoin dopo) erodono il potere delle organizzazioni repressive e anche la loro ragione d’essere.
Proprio nel libro The Sovereign Individual, infatti, veniva prevista la creazione di una valuta digitale che avrebbe trasformato la società.
Secondo questa visione, la rivoluzione digitale in senso ampio distruggerà il potere dello Stato e consegnerà agli individui potere e sovranità sulle proprie vite. Lo sviluppo di internet e di sistemi di comunicazione e condivisione a costi relativamente bassi ha già sovvertito l’importanza della posizione geografica per poter svolgere una professione. Ci siamo abituati relativamente in fretta a questa nuova condizione. Tuttavia, non è un dettaglio sociale banale. Sempre di più, infatti, risulta più facile il poter scegliere dove vivere e lavorare a seconda di dove lo si ritiene più conveniente.
In questo senso, anche il potere di applicare normative e riscuotere tasse da parte degli stati andrà diminuendo. In aggiunta, grazie alla rivoluzione digitale le idee e le capacità mentali diventano la principale forza produttiva della società. E se, nella società, la forza produttiva risulta in asset intangibili ed estremamente liberi e mobili, anche le minacce di violenza da parte degli Stati cominceranno a perdere di efficacia.
Bitcoin corregge gli squilibri
La rivoluzione digitale avanza da diversi anni, ma ancora mancava una coerente tecnologia per i pagamenti che hanno continuato ad essere assoggettati alla vigilanza dello Stato e dei monopoli bancari a controllo statale. E qui arrivò Bitcoin.
Bitcoin, come la crittografia in generale, è una tecnologia difensiva che permette di difendere la proprietà e le informazioni sostenendo costi molto più bassi di quelli richiesti per attaccarle. Bitcoin è quindi in grado di correggere lo squilibrio di poteri emerso il secolo scorso quando gli Stati si sono appropriati del denaro attraverso le rispettive banche centrali, soggiogando ad esso la sopravvivenza ed il benessere degli individui.
Bitcoin offre agli individui la possibilità di fare a meno degli Stati totalitari, interventisti, keynesiani e socialisti. Un rimedio tecnologico ai governi che vivono sfruttando gli individui produttivi. Se Bitcoin continuasse a crescere, incorporando sempre più ricchezza globale, potrebbe arrivare a costringere i governi a diventare sempre più simili a forme di organizzazione volontaria, in grado di riscuotere le imposte solo consensualmente tramite l’offerta di servizi che i cittadini sarebbero disposti a pagare.
Quanto esposto sopra spiega la ragione per cui Bitcoin è (anche) uno strumento politico. Pensare che Bitcoin non abbia nulla a che fare con la politica significa non aver capito la sua natura o, semplicemente, non conoscere la sua storia. Il movimento cypherpunk, il Crypto Anarchist Manifesto e le parole di Timothy May ne sono la dimostrazione.
La cripto anarchia sta liberando l’individuo dalla coercizione, sia che essa provenga dal suo vicino di casa (agli occhi del quale, in rete, egli è invisibile) o dal governo. Per i libertari, la crittografia fornisce, i mezzi con cui sarà possibile evitare lo Stato.
È palese il collegamento tra il movimento cypherpunk, la scuola austriaca e la visione anarco-capitalista prodotta dalla filosofia politica di Murray N. Rothbard che si basa sul principio di non aggressione.
In questo senso qualsiasi aggressione, sia essa condotta da governi o individui, non può avere nessuna giustificazione morale.
La soluzione non è infatti una tecnologia particolare creata nel garage di un ragazzino nerd, ma è stato un complesso divenire sin da quando i banchieri centrali hanno stabilito il controllo sul denaro. Ci sono voluti quasi 40 anni di ricerca e molteplici tentativi falliti per progettare Bitcoin.
Bitcoin, essendo completamente volontario e pacifico, ci offre l’infrastruttura monetaria per un mondo costruito esclusivamente sulla cooperazione volontaria. Non cerca di opporsi a nessuno; se cresce e ha successo, sarà per i suoi meriti di tecnologia pacifica e neutrale che regola l’utilizzo e lo scambio di denaro, non per essere imposta da alcuna autorità.
Tutto questo ridurrebbe la capacità dei governi di finanziarsi attraverso i processi di stampa monetaria e processi inflattivi. Dopo tutto, è stato proprio il monopolio degli Stati sul denaro ad aver permesso la nascita generale di uno Stato fortemente interventista con impulsi autoritari. Il denaro, non quello fittizio e manipolato ma quello reale e forte, non lo avrebbe mai permesso.
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