Dall’oro a Bitcoin
Bitcoin viene spesso definito come oro digitale, viste le caratteristiche in comune con il metallo. Ma quali sono le differenze?
L’oro è stato usato come valuta per migliaia di anni. L’estrazione dell’oro risale addirittura alla nascita delle prime civiltà in Mesopotamia, circa 6000 anni fa. Da sempre, infatti, le proprietà fisiche di questo materiale (la sua lucentezza, la facilità di lavorazione, l’enorme resistenza e densità) hanno conferito all’oro un ruolo centrale nella storia dell’umanità.
Da sempre oro e argento sono associati al concetto di moneta. Furono i Sumeri a fissare il corrispettivo di singoli oggetti o prodotti in argento e oro, anche se questi stessi materiali venivano custoditi dai sacerdoti nel tempio in quanto considerati oggetti sacri.
L’oro ha delle caratteristiche uniche che ne hanno decretato il successo non solo in campo monetario. Oltre alla funzione monetaria e di riserva (fino a qualche decennio fa le banche centrali potevano emettere monete e debiti solo a fronte di quantità definite di oro come garanzia) l’oro ha sviluppato una funzione di investimento. Un esempio sono i soggetti privati che si affidano all’oro come bene rifugio in situazioni di instabilità economica e di incertezza monetaria. Altra funzione dell’oro è quella di bene di consumo per uso industriale, in gioielleria o nelle tecnologie elettroniche e medicali.
L’oro dello statalismo
L’oro, purtroppo, è stato usato più volte come arma economica ed è stato spesso rappresentazione delle politiche di controllo ed interventismo statale, azioni che poi hanno inevitabilmente preso forme differenti.
La storia dell’oro negli ultimi duecento anni è stata legata principalmente a due sistemi economici: il Gold Standard e gli accordi di Bretton Woods. Con la fine di quest’ultimi l’oro ha smesso di essere legato direttamente al denaro. Il Gold Standard comincia ad essere abbandonato nel 1931, data la riduzione degli scambi commerciali fra i Paesi che vi aderirono. Nel 1933, Roosevelt firmò l’ordine esecutivo 6102 che vietava il possesso di oro. La ragione dichiarata dell'ordine era che i tempi di crisi economica iniziata nel 1929, avevano causato "l'accumulo" di oro, bloccando la crescita economica e aggravando la depressione poiché gli Stati Uniti stavano allora utilizzando il gold standard come valuta.
L’ordine esecutivo 6102 fu parte del New Deal, il piano di riforme che aveva lo scopo di risollevare gli Stati Uniti dalla grande depressione. Molti economisti, tra cui spicca Murray Rothbard, sostennero che l'effetto del New Deal fu tutt'altro che miracoloso come da molti sostenuto, dato che già nel 1937 ci fu un'ulteriore depressione, che fermò nuovamente l'economia statunitense, e che l'occupazione in quegli anni aumentò al massimo d'un paio di milioni di lavoratori, lasciando senza lavoro nel 1939 più di dieci milioni di americani.
Dalla fine del Gold Standard in poi gli Stati nazionali avevano deciso di svalutare la propria moneta per favorire le esportazioni, provocando però una contrazione delle entrate economiche e di conseguenza aumento della disoccupazione e decrescita.
Per evitare attacchi speculativi ai danni delle nazioni sconfitte nella Seconda Guerra Mondiale, o in generale quelle più in difficoltà, si decise di porre fine ai tassi di cambio variabili, ma di renderli fissi. Per la prima volta nella storia dell’oro, ma anche della storia umana, il sistema monetario divenne dollaro-centrico. Infatti tutte le valute erano legate a tassi fissi con il dollaro, il quale era legato a un ulteriore tasso fisso con l’oro. Per la precisione 1 oncia d’oro doveva corrispondere a 35 dollari.
Questo causò qualche problema. La Federal Reserve poteva coniare illimitatamente tutta la moneta che voleva ed essendo un sistema dollaro-centrico ciò si ripercuoteva su tutto il mondo. Negli anni ’60 ci fu infatti una globale inflazione. Le riserve auree cominciarono a deteriorarsi, mentre la crescita economica continuava ad essere ampia. Secondo gli analisti ciò significava che il livello delle riserve di oro del mondo non era sufficiente. Il presidente americano Nixon annunciò nell’agosto del 1971 la fine degli accordi di Bretton Woods. Infatti Nixon disse che gli Stati Uniti d’America non avrebbero più accettato la convertibilità del dollaro in oro. La sovranità dello stato, infatti, è derivata dall'auto-sovranità dei suoi tesori in oro, che, in combinazione con gli artifici anti-concorrenziali che ha eretto (corso legale, controlli sui capitali, imposte sulle plusvalenze) nella sfera monetaria, spiega perché l'oro è stato confiscato e la sua proprietà privata messa fuori legge.
Da quel momento il mercato dell’oro fu libero, così come lo conosciamo ora. La quotazione dell’oro dipende dalla domanda e dall’offerta di mercato e il suo prezzo è espresso in dollari.
Le differenze tra oro e Bitcoin
La mancanza di fisicità di Bitcoin è, per molti, un problema. O quantomeno, soprattutto per quella percentuale più anziana della popolazione. Questa ragione rende Bitcoin generalmente meno desiderabile psicologicamente. L’oro è, infatti, un bene fisico e Bitcoin, invece, non può essere tenuto in mano. Tuttavia, in un certo senso, Bitcoin è persino più reale dell’oro in termini di possedibilità. Gli oggetti fisici sono posseduti da qualcuno nel senso che il proprietario ha un accesso esclusivo sull’oggetto. Questo funziona se non si considera il rischio di furto, mitigato dal deposito dell’oro, in questo caso, in caveau e poi nelle banche.
Tuttavia, da quando le banche avevano iniziato a praticare la riserva frazionaria, anche il possesso dell’oro è iniziato a diventare più teorico. Prospettiva che si è indebolita ancora di più con Bretton Woods. Come commentato da Jimmy Song, la realtà dell’oro dipendeva dalla realtà del dollaro e la realtà del dollaro è stata definitivamente conclusa a livello teorico nel 1971 con la chiusura della gold window da parte di Nixon, evento che ha portato alla svalutazione costante del denaro e nel giro di 10 anni la base monetaria è quintuplicata. Tutto ciò è reso possibile dallo sgancio di ogni legame con una quantità fissa d’oro e l’adozione di una valuta 100% fiat, che aiuta a ritardare le recessioni creando una bolla economica globale sempre più grave. Come mostra il sito WTF Happened In 1971, questa scelta ha causato cambiamenti (negativi) profondissimi nell’economia americana e globale. Da quel momento, ad esempio, la precedente correlazione tra la crescita delle produttività ed i salari si spezzò, con le paghe orarie che hanno iniziato a crescere molto più lentamente rispetto alla produttività.
Non si può dire che eventi simili, seppur di portata diversa, non possano accadere con Bitcoin, se questo fosse custodito presso terze parti. Tuttavia, Bitcoin non nasce per delegarne la custodia a terzi e, inoltre, la custodia di oggetti digitali è sicuramente meno costosa e invasiva rispetto agli oggetti fisici. Una custodia di questo tipo permette, tra l’altro, di proteggere la propria privacy. Inoltre Bitcoin è antifragile, traendo vantaggio, nel tempo, dal disordine e dalla casualità e ha la tendenza a non essere correlato con altri asset.
Scarsità
Sebbene possano farsi delle stime, non sappiamo dire con esattezza quanto oro è stato estratto e quanto sarà estratto. La scarsità di oro è, in generale, relativa. Sappiamo, ad esempio, che ci sono ancora enormi quantità di oro negli oceani o sugli asteroidi. Sebbene sia vero che i limiti tecnologici per affrontare questo tipo di estrazioni siano ancora strabilianti, è altrettanto vero che l’oro, in natura, non risulta prevedibile e neanche scarso.
Conosciamo, invece, il numero preciso di Bitcoin esistenti, che è pari a 21 milioni. Bitcoin porta il concetto di scarsità ad un nuovo livello. In altre parole, mentre l’oro è scarso, Bitcoin è finito. A parità di domanda, questa differenza permette alla capitalizzazione di mercato di Bitcoin di crescere più velocemente rispetto a quella dell’oro.
E senza chiamare in causa asteroidi o le profondità degli oceani, giusto a Giugno 2022 sono stati scoperti in Uganda nuovi giacimenti minerari di oro. La stima si aggira intorno alle 31 milioni di tonnellate di oro con circa 320.000 tonnellate di oro puro per un controvalore di circa 120 miliardi di dollari.
Riserva di valore
È molto difficile paragonare i due oro e Bitcoin dal punto di vista del loro funzionamento come riserva di valore. Questo soprattutto perché stiamo paragonando un asset usato da 6000 anni con una tecnologia che esiste da poco più di 10 anni. L’oro, adesso, è e continua ad essere considerato il bene rifugio per eccellenza. Tuttavia è bene analizzare la reale variazione dell’oro nel corso degli anni. Questo articolo rivela che tra il 1979 ed il 2017, considerando cicli economici di 5 anni, l’oro ha sovraperformato l’inflazione solo per il 45% dei casi.
Il problema dell’oro è che quando il suo prezzo sale diventa più conveniente estrarlo. Le attività di estrazione di intensificano e l’offerta aumenta molto nei periodi rialzisti cosa che, poi, provoca un ribasso del prezzo. Questa dinamica non può accadere con Bitcoin, in quanto la sua estrazione è indipendente dal prezzo. Ipotizzando la presenza di una domanda costante, questa differenza dovrebbe rendere Bitcoin più resiliente rispetto all’oro sull’inflazione nel lungo termine.
Tuttavia questi temi ed incertezze valgono nel caso in cui volessimo considerare Bitcoin come riserva di valore a partire dal suo controvalore in dollari od in euro, presupposto che non ha per forza necessità di esistere. Ad esempio, Bitcoin può essere visto anche come una riserva di valore energetico conservato digitalmente. Inoltre se osserviamo il valore in termini di prezzo di Bitcoin rispetto al dollaro notiamo la volatilità, ma se ci concentrassimo sul valore USD/BTC:
Leggi anche: Bitcoin è una scelta sostenibile.
Liquidità
Bitcoin è estremamente liquido anche grazie alla sua natura digitale. È facile da scambiare, viste le svariate metodologie e piattaforme di scambio che permettono anche alle persone di convertire i satoshi in valute fiat velocemente e di scambiare valore senza confini, cosa che rende la portabilità di Bitcoin ben superiore, per ovvie ragioni, rispetto all’oro. Da questo punto vista, Bitcoin è più liquido dell’oro. Tecnicamente, però, l’oro è più liquido di Bitcoin se consideriamo la capitalizzazione di mercato.
Fungibilità
Per una attività commerciale, ad esempio, sarà difficile accettare un lingotto d’oro come pagamento. Non soltanto per la poca praticità della transazione. Si pone, infatti, un problema di verificabilità. Cosa che, per altro, potrebbe capitare anche con i contanti. Per un commerciante, infatti, sarà difficile capire se l’oro ricevuto è autentico, in termini di peso e materiale. Mentre Bitcoin, il quale è sempre verificabile e non può essere contraffatto, si presta al commercio, l’oro non può essere usato come mezzo di scambio in un’economia moderna.
Nella fungibilità merita spazio anche il discorso sulla divisibilità. Ovviamente l’oro può essere diviso in più parti, ma si tratta di un processo costoso e decisamente poco pratico. La possibilità di dividere automaticamente 1 Bitcoin in 1 satoshi (1 satoshi=1 Bitcoin/100 milioni) rende Bitcoin molto più divisibile dell’oro.
L’oro resta in vantaggio?
Esiste anche la possibilità che l’oro sia sempre più digitalizzato. Ma questo non supererebbe le peculiarità uniche di Bitcoin soprattutto in termini di privacy, garanzia della proprietà privata, performance come riserva di valore a lungo termine e strumento di libertà. Comunque, in un mondo che è sempre più digitalizzato, è facile che l’oro mantenga il suo valore proprio in quanto bene prezioso e fisico.
L’oro ha funzionato abbastanza bene per diversi anni. E funzionerà ancora. Bitcoin, semplicemente, funzionerà per più cose. Si tratta, alla fine, di due tecnologie che condividono alcune caratteristiche pur non essendo la stessa cosa.
Nel tempo, sarà curioso osservare come cambierà la percezione delle persone su Bitcoin. L’oro, infatti, ha un chiaro vantaggio, per adesso: la fiducia delle persone nel suo valore, indipendentemente dalla sua storia. La fiducia nel valore di Bitcoin corrisponderà al grado di conoscenza riguardo allo stesso.
Sebbene sia un'antica tecnologia monetaria, l'oro costituisce ancora il primo strato di sovranità monetaria della Terra, poiché è alla base di tutta la sovranità governativa. A loro volta gli stati usano questo potere per monopolizzare il mercato del denaro ed isolare le valute fiat dalla concorrenza monetaria diretta.
Il valore dell'estrazione sia dell'oro che di Bitcoin è il costo imprescindibile necessario per chiunque: una misura del tempo sacrificato nella produzione, il quale è riscattabile in cambio del tempo degli altri. Intriso di scarsità digitale, Bitcoin conserva i vantaggi offerti dalla fisicità dell'oro (auto-sovranità, transazioni irreversibili, settlement definitivo) eliminandone al contempo gli svantaggi (facilità di confisca, custodia costosa, alti costi di liquidazione).
L'oro è la garanzia incontaminata ma non sufficiente alla base dell'intero complesso finanziario in valuta fiat altamente indebitato; Bitcoin, invece, è pronto a diventare la base per un ordine economico completamente nuovo. L'invenzione di Bitcoin ha portato alla scoperta della scarsità assoluta; una svolta che cambierà per sempre il rapporto dell'umanità con il tempo. Presto, in accordo con il suo programma di emissione perfettamente prevedibile, Bitcoin diventerà la risorsa liquida più scarsa nella storia umana.
Bitcoin ha anche il potenziale per piegare il grande arco della storia umana verso un paradigma di libero mercato. Lo sta facendo nel mercato del denaro e la sua tecnologia sottostante potrebbe un giorno essere applicata ad altri mercati come azioni, obbligazioni ed immobili. In futuro Bitcoin promette di liberarci ulteriormente dalle grinfie della scarsità del tempo, di eliminare il furto di tempo tramite l'inflazione, di rinvigorire la sovranità individuale e, come risultato cumulativo, di aumentare radicalmente la scalabilità sociale in tutto il mondo.1
Da una moneta basata sulla fisica ad una basata sulla tecnologia.