La scelta dell’algoritmo
Coscienza e intelletto nell’epoca degli algoritmi e dell’IA: abbiamo paura del futuro ma non di cosa siamo nel presente.
Come la struttura della società sempre più basata sull’utilizzo degli algoritmi cambia la nostra coscienza e la nostra consapevolezza?
La consapevolezza è un elemento centrale nell’atto della decisione. Oggi, infatti, il concetto di decisione si è profondamente allargato in virtù di una vita basata sugli algoritmi che, spesso, decidono per noi. Pensate ai contenuti che fruite mentre scorrete il feed di qualunque social media: state effettivamente decidendo voi di consumare quel tipo di contenuto o siete vittime prigioniere all’interno di una bolla d’identificazione autoreferenziale?
Molte decisioni, oggi, vengono prese proprio attraverso la stessa modalità in cui fruiamo dei contenuti multimediali. Il più delle volte, quindi, si tratta di una modalità reattiva piuttosto che creativa. La differenza è che la modalità creativa prevede una elaborazione interiore e quindi la scelta, propriamente detta, diventa un elemento originale da spingere fuori, verso il mondo esterno. In altre parole, si tratta della volontà.
Chiaramente questo è uno sforzo e infatti decidere, inteso come atto attivo-creativo e non passivo-reattivo, non è cosa semplice, soprattutto in una società iper-stimolante, poiché necessita della rottura della continuità del flusso reattivo. È una delle ragioni per cui il decidere è spesso associato al concetto di rischio: mentalmente, usciamo dal loop sicuro per affrontare qualcosa di nuovo. Il rischio potrebbe essere anche semplicemente quello di perdere tempo.
La decisione creativa, poi, presenta un altro problema che è quello dell’assenza della gratificazione immediata, cosa che invece può essere assaporata tramite del tempo speso nell’immersione in un videogame, sui social media, sulla la TV, ecc. Spesso, però, la decisione è qualcosa che non si conforma a una gratificazione immediata e, per questo, è qualcosa che lascia il segno sulla realtà e sulla personalità dell’individuo che l’ha presa.
Purtroppo, oggi, siamo spesso convinti che seguire passivamente un algoritmo equivalga a prendere delle decisioni. Non stupisce che spesso ci troviamo circondati dal caos e da persone con una maschera bianca in faccia. Il fatto di riconoscere la propria traccia in un percorso e riconoscere quanto ci sia di noi in una singola decisione presa non è una cosa da poco.
Se viviamo in un mondo in cui sentiamo che l’incertezza ci schiaccia, è perché abbiamo smesso di decidere o di essere presenti nelle nostre decisioni, lasciandoci trascinare dalle non-scelte. È infatti possibile che il fenomeno della digitalizzazione e quello dell’adolescenza prolungata viaggino su strade parallele.
È l’incrocio di queste strade che infatti fa nascere nuove nobili professioni come quella dell’influencer, così come le ansie e il cosiddetto tecnostress portato dalla velocità della tecnologia e dallo stampo materialistico della società.
Intelligenza artificiale
Cosa accadrà alla capacità di ragione, pensare e decidere ora che sta scoppiando l’utilizzo dell’intelligenza artificiale? Come spesso si dice, ogni tipo di tecnologia ha una natura essenzialmente neutra in quanto la nobiltà o meno del suo utilizzo dipende dall’essere umano. Molti si preoccupano della perdita di posti di lavoro e redditi a causa dell’intelligenza artificiale ignorando tuttavia che fin dai primi anni 2000 molte persone hanno autonomamente e progressivamente abdicato alla loro capacità cognitiva e intellettiva senza che ancora gli impatti dell’IA fossero evidenti. Quello che voglio dire è che è legittimo, sì, ma davvero poco sensato preoccuparsi dell’intelligenza artificiale e dei robot quando siamo noi i primi, tramite gli algoritmi dei social media e di ogni altra piattaforma digitale, ad abdicare a noi stessi trasformandoci a tutti gli effetti in robot. E se è vero che, come dicono gli ingegneri informatici, tutto ciò che potrà essere fatto da un robot, sarà fatto da robot, allora avranno anche poco senso le lacrime di coccodrillo di quelle persone che hanno scelto a prescindere, per così dire, di vivere da robot. Ovviamente c’è una grande differenza tra questi due tipi di robot: uno dei due è molto più costoso e, in quanto tale, sarà sostituito da quello più economico.
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