L’attacco all’industria alimentare
La pianificazione centrale e le campagne “net zero” non prevedono solo il controllo su denaro ed energia, ma anche sul cibo.
Come si controlla una popolazione? I regimi totalitari del secolo scorso, e non solo, lo insegnano molto bene: controllando il loro denaro, pianificando l’economia in ogni singolo aspetto e rinnegando il progresso che solo il libero mercato può far fiorire. Altra via per dominare l’economia è ovviamente quella che prevede anche un’accurata pianificazione energetica.
Il progressivo bisogno di delega, sviluppatosi nell’uomo nell’ultimo mezzo secolo anche per mezzo della costante identificazione pianificata di un nemico comune, ha portato lo stesso a credere a fenomeni come il fatto che gli esseri umani possano controllare il clima, oscurandone la sua reale complessità, e che, nello stesso tempo, non siano in grado attraverso le vicende del libero mercato di gestire efficientemente il sistema energetico.
Non è affatto un segreto, infatti, che le aziende green non sarebbero mai decollate negli anni 2000 se non fossero state sostenute dai sussidi statali e, soprattutto, non avrebbero resistito alla prova del tempo se non fossero state continuamente sostenute, creando quindi una ramificazione di aziende zombie che non hanno fatto altro che dilapidare ricchezza reale.
Ma c’è un altro modo, impiegato storicamente, che è sempre risultato essere un’ottima via per controllare la popolazione. La gestione del cibo.
Narrative in evoluzione
Dopo aver testato l’obbedienza generale attraverso la propaganda pandemica ed aver poi incalzato con quella relativa ai cambiamenti climatici, logica vuole che dobbiamo aspettarci, d’ora in poi, un susseguirsi di narrative sempre più aggressive che avranno come oggetto la demonizzazione della carne e le metodologie di produzione di alimenti. Quest’ultimo ambito è ovviamente collegato al precedente e, dove il legame viene meno, i pianificatori centrali favoriscono la diffusione di paper scientifici da loro sovvenzionati che discutono gli effetti negativi sulla salute derivanti dal consumo di carne.
Tutto questo rientra nel programma del Green New Deal, uno degli obiettivi dell'Agenda 2030, adottata nel 2015 da 193 stati membri delle Nazioni Unite (ONU). Stati che, per il 2030, si sono dati l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 del 30%.
Oltre alle Nazioni Unite, l'Agenda 2030 è sostenuta anche da una serie di altre istituzioni internazionali, tra cui l'Unione Europea, il World Economic Forum (WEF), Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione mondiale del commercio e da una serie di multinazionali, soprattutto del settore alimentare e farmaceutico. Negli ultimi anni tutte queste società hanno rilasciato dichiarazioni secondo cui il settore agricolo subirà grandi cambiamenti nei prossimi decenni e si sono impegnate a fare la loro parte per accelerare la transizione verso le cosiddette politiche green. Di conseguenza, chiedono agli stati di reindirizzare le finanze pubbliche lontano dall'agricoltura convenzionale e verso l'agricoltura rigenerativa e le fonti proteiche alternative, tra cui l'allevamento di insetti e le carni coltivate in laboratorio.
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