Le culture di Bitcoin
La nascita di Bitcoin è qualcosa di più naturale, ma nello stesso tempo complesso, di quanto si pensi.
Pochi giorni fa sono stato alla Blockchain Week di Roma. Un evento che reputo incredibilmente costoso in rapporto al valore che può offrire. Proposizioni di valore che tra vaghi e ovviamente poco concreti discorsi su token, NFT, Metaverso e DeFi, lasciano il tempo che trovano. Oltre al caldo ed all’umidità, a dare una sensazione di soffocamento era anche quell’atmosfera incredibilmente commerciale.
Fortunatamente, però, tra una chicchera sul metaverso ed una sessione sulle dinamiche del Play to Earn, è saltato fuori Giacomo Zucco. Giacomo è un noto massimalista (tossico massimalista stando ai criteri adottati da alcuni) di Bitcoin. Milanese, fisico e fondatore di alcune startup sempre focalizzate su Bitcoin.
The Toxic Maximalist
Soprattutto negli ultimi mesi molte persone stanno iniziando a capire la purezza che sta dietro a Bitcoin. Cosa che per molti crypto-enthusiasts generalisti è insopportabile. A questo ci dobbiamo aggiungere che l’aver capito le fondamenta e le ragioni (i perché) di Bitcoin, non equivale necessariamente ad essere un individuo dotato di una buona educazione e profondità. Questi elementi hanno portato all’appellativo di toxic maximalist verso chi crede unicamente nello scopo di Bitcoin, piuttosto che altri progetti.
Ebbene, questa introduzione era d’obbligo visto che l’ingresso sul palco di un Giacomo Zucco che indossava una maglietta con su scritto toxic maximalist è stato già qualcosa di sufficientemente emozionante e divertente.
Zucco ha presso possesso del palco e ha chiarito di voler parlare delle culture relative al mondo delle criptovalute (e quindi relative a Bitcoin). Visto che Bitcoin è il cuore.
Non ci mette tanto a parlare della cultura massimalista e della sua t-shirt.
Vi potrebbero aver detto che le culture di Bitcoin sono massimaliste, tossiche, chiuse e cattive. Io volevo dirti che è tutto vero, ma in una maniera più complessa ed elaborata.
L’idea di Giacomo Zucco è stata quella di creare una sorta di mappa mentale per far capire alle persone quale tipologia di massimalista tossico potevano trovarsi davanti.
La multidisciplinarietà di Bitcoin
Per capire veramente Bitcoin e le ragioni della sua nascita, bisogna essere un po’ tuttologi. Nello specifico, bisogna essere un po’ ingegneri, un po’ economisti ed un po’ idealisti. Ovvero, non si può prescindere da una certa conoscenza tecnica se si vogliono capire i trade-off informatici. Le competenze economiche sono necessarie per comprendere le teorie della moneta e la teoria dei giochi. Ancora, la percezione idealista serve a capire lo scopo politico di Bitcoin.
Zucco divide quindi le persone in categorie di competenza. Partendo dagli Ingegneri, i quali sanno che cosa è realistico e cosa non lo è e che hanno la capacità di costruire. Non è detto che gli ingegneri abbiano visioni o interessi simili a quelli degli Idealisti, che rappresentano un’altra categoria della mappa. Gli idealisti sono quelli che aggiungono l’obiettivo politico ad una visione tecnica. L’ultima categoria è quella degli Speculatori, nel senso buono del termine; coloro che cercano di massimizzare la propria utilità.
Bitcoin nasce dalle sotto culture
Bitcoin nasce grazie all’intersezione di queste culture. Tra la visione idealista e rivoluzionaria e la competenza tecnica troviamo la prima sotto cultura cui si deve la nascita di Bitcoin: i cypherpunks. Il movimento cypherpunk nasce in contrapposizione al più noto cyberpunk. Con cyberpunk si identifica una visione futura e distopica (a volte fantascientifica) dove i governi e le multinazionali controllano il mondo con il pugno di ferro e grazie ad avanzati strumenti tecnologici. La paura di questa degenerazione tecnologica e politica ha portato un gruppo di persone a mettersi insieme ed usare la crittografia (cypherpunk) per combattere il potenziale futuro distopico (cyberpunk).
Gli ideali fondamentali della corrente si possono trovare in un paper scritto da Eric Hughes, dal titolo A Cypherpunk’s Manifesto.
“La privacy è necessaria per una società aperta nell'era digitale. Non possiamo aspettarci che i governi, le aziende o altre grandi organizzazioni senza volto ci concedano la privacy. Dobbiamo difendere la nostra privacy se ci aspettiamo qualcosa. I cypherpunk scrivono il codice. Sappiamo che qualcuno deve creare i software per difendere la privacy, e ... lo stiamo facendo.”
Il motto del movimento cypherpunk è sempre stato: We Write Code. Il senso del motto sta nell’azione. Ovvero, chi partecipa al movimento non ha intenzione di perdere tempo in proteste, bensì il tempo viene investito nello scrivere codice, quindi nel creare qualcosa che possa aiutare la società. Adam Beck e Julian Assange fanno parte di questa categoria.
L’ideologia cypherpunk mette radici anche in David Chaum che è stato tra i primi a scrivere di temi come quello del denaro digitale anonimo e sistemi di reputazione pseudonimizzati. Uno degli articoli più celebri, dal titolo Security without Identification: Transaction Systems to Make Big Brother Obsolete, risale al 1985.
Un’altra sotto-cultura da tenere in considerazione è quella dei disruptors. Un movimento, se così possiamo chiamarlo, decisamente meno politico e più pragmatico. Giacomo Zucco identifica questa categoria della tipica figura dell’imprenditore della Silicon Valley. Il loro scopo è quello di aggredire il mercato e di assecondare il loro amore per la visione per cui il nuovo prende il posto del vecchio. I disruptors, tendenzialmente, sono quelli che auspicano all’adozione di massa di Bitcoin il prima possibile.
L’ultima sotto cultura è quella degli austriaci. Si tratta degli esponenti della scuola austriaca di economia, così definita in quanto i suoi primi membri erano attivi originariamente in Austria. La scuola austriaca è una corrente di pensiero economico che si avvicina alla filosofia dell’individualismo metodologico.
Il pensiero che domina questa corrente è che l’unica teoria economica valida debba derivare logicamente dai principi dell’azione umana. Prerogative necessarie secondo la scuola austriaca sono la minima influenza di Stati e governi sull’economia e la protezione della proprietà privata e dell’individualismo. In questo senso, il denaro diventa uno strumento spontaneo della società, così come la matematica.