Noi, Robot
L’atteggiamento umano sempre più simile a quello di un automa devoto a cause che neanche comprende?
Sono un po’ più evidenti quelle scintille di opposizione rispetto all’attuale tendenza in cui gli individui altro non diventano se non uomini standardizzati della società di massa, equalizzati, deprivati dell’autostima, fiaccati dal senso di colpa per i peccati di orgoglio e felicità, inebetiti dalla propaganda della stupidità ed inclinati, pertanto, a servire con accondiscendenza.
Perché gli uomini sono servili?
Per Toqueville una delle cause è stata l’istanza di tutela e protezione del cittadino democratico a deformare l’animo dell’essere umano. Per Orwell, è la protezione da un nemico perpetuo e globale gestito in modo da presentare una battaglia senza vincitori o vinti, creando quindi una dinamica di stress e fatica perenne.
Proprio il desiderio del bene assoluto, la cui ricerca risulta essere lunga e faticosa, spinge l’individuo nella morsa del collettivo che diventa allora oggetto di idolatria.
Quello a cui si assiste da quasi un secolo a questa parte è quindi un pieno allontanamento dalla filosofia politica aristotelica, in cui l’uomo viene definito come un animale politico e razionale che necessita della polis per esercitare l’intelletto e realizzare se stesso come uomo ed in cui la polis è una comunità di uomini liberi che si costituisce naturalmente allo scopo di garantire ai suoi membri una vita buona. È qui che è evidente che l’individualismo non si riduce ad un caos in cui ognuno combatte violentemente per accaparrarsi le ultime scatolette di tonno rimaste.
Così, infatti, libertà e potere possono coesistere. E, per Aristotele, l’uomo libero è colui che vive per se stesso e non per un altro uomo, diversamente dallo schiavo. La libertà, poi, può ovviamente esistere insieme all’uguaglianza, facendo in modo che ogni cittadino possa comandare ed ubbidire a turno, con la rotazione delle cariche.
All’opposto troviamo politiche incentrate su un irrazionalismo filosofico che riesce a dosare, ad esempio, nazionalismo e xenofobia, ma anche comunitarismo e misticismo politico.
Risultando il peso della libertà difficile da sopportare per alcuni, vista la difficoltà di prendere decisioni in un modo vasto e di assumersi la responsabilità dei rischi, incapaci di trasformare la libertà negativa in positiva per sviluppare pienamente la propria indole, la psiche aveva inventato tre meccanismi di fuga per gestire il quotidiano, secondo il filosofo Erich Fromm. Uno di questi è il fenomeno dell’autoritarismo, seguito dal masochismo e dal conformismo, che porta all’assetto politico della democrazia.
Il conformismo, infatti, trasformando l’uomo in un automa identico agli altri, gli permette di vincere paura, isolamento e solitudine, al prezzo della perdita dell’Io.
Così Hitler era riuscito a far leva sul suo autoritarismo, diventando un genitore autoritario che si odia ma che si ama per effetto di un senso di colpa e dal quale si torna sempre.
Allora l’inconscio viene caricato di vari input come convinzioni, idee accette e valori ricevendone, sotto forma di output, emozioni e valori corrispondenti. Chi si lascia guidare da queste emozioni è come se si facesse gestire da un computer di cui non sa leggere gli output, incapace di sapere se la sua programmazione è vera o falsa, se condurrà al successo od alla distruzione, se è al servizio dei suoi obiettivi o di quelli di qualcun altro.
Colpa del capitalismo?
Ognuno cerca di sottrarsi al fardello dell’indipendenza, della responsabilità e della libertà. Sempre secondo Fromm, il rapporto sadomaso che si crea con l’autorità sarebbe conseguenza dell’insopportabile libertà generata dal capitalismo che ha liberato l’uomo dai vincoli tradizionali, contribuendo all’accrescimento della libertà positiva. Questo, però, rese l’uomo più solo. In questo caso il capitalismo è visto come un male. Fromm considera la predominanza di questo modo di vivere a partire dalla Rivoluzione industriale, e che trova il suo apice nel capitalismo con tutto quel che ne consegue, consumismo per primo. Di questo sottolinea le storture e i disvalori portati nel rapporto tra l’individuo e il mondo, riducendolo a un ingranaggio alienato nella macchina economica, produttiva e burocratica.
Insomma, Fromm ha avuto brillanti intuizioni che lo hanno però portato a trarre conclusioni confuse in cui i caratteri del capitalismo e del socialismo si fondono insieme. E questo non è possibile, come è vero che un numero positivo moltiplicato per un numero negativo origina come risultato sempre un numero negativo.
Ci sono ovviamente fattori storici che spingono ad accettare una vita in servitù. Ma è lo Stato che poi indurrà nei soggetti maggiore stupidità per una maggiore ubbidienza con la propaganda, controllo della comunicazione e paura.
È infatti l’uomo pigro che diventa facile preda di chi inganna ed insinua l’esigenza della filosofia del sacrificio. Ecco perché la mente attiva e l’autostima risulta essere l’unica arma per abbattere i totalitarismi. La soluzione quindi risiede nel fare una scelta. La scelta tra libertà e schiavitù, ossia tra pensare e non pensare, tra uomini e robot, tra possibilità di mettersi in gioco e passività. Ed il capitalismo ed i suoi benefici sociali sono la rappresentazione di quel pensare razionale ed attivo.
Ad esempio, per la maggior parte della storia umana le donne sono state considerate come proprietà dei loro padri, trasferibili ad un marito mediante matrimoni combinati per permettere alla famiglia d'origine di guadagnare un qualche beneficio di status. Solo la nascita del capitalismo commerciale alla fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX cominciò a cambiare questa situazione. L'opportunità di lavorare nello sviluppo dei centri di produzione diede alle donne la prima vera occasione per liberarsi da questo dominio maschile. I nuovi industriali e gli imprenditori erano interessati solo a trovare dipendenti disposti a gestire le macchine e i processi produttivi nelle fabbriche e nelle varie imprese.
Questo cambiamento della figura della donna nella società industriale e commerciale ha cominciato a trasformare lentamente gli atteggiamenti della gente. Le donne sono state progressivamente considerate uguali agli uomini, e questo ha portato a riflessioni sulla ragionevolezza e la logica d'introdurre la parità dei diritti legali e politici.
E questo inizia ad accadere perché avendo diritti naturali, una donna, proprio come un uomo, possiede sé stessa, la sua mente, il suo corpo e i frutti del suo lavoro.
In nome dell’organizzazione
Dall’altra parte, i monopoli del governo come la produzione monetaria e la protezione del territorio hanno tracciato la strada verso la schiavitù, come anche hanno causato i diffusi trambusti economici e meno sicurezza. Che la produzione di denaro monopolizzata del governo sia costituzionalmente autorizzata o no, il presupposto che solo lo Stato debba controllare la generazione di mezzo universale di scambio e commercio deve essere quanto meno discusso. Infatti quando ci sono problemi risultanti dalle azioni invasive del governo, piuttosto che riconoscere le reali cause dei problemi, le tipiche soluzioni hanno avuto molto a che fare con ciò che ha causato i suddetti problemi.
È ovvio e naturale, in particolare per gli intellettuali, credere che una pianificazione ponderata nella società dovrebbe portare a risultati migliori. La pianificazione è importante, quindi non dovrebbe essere la cosa più importante su larga scala? Non è questo il punto centrale dello stato, pianificare la società?
L'intuizione degli economisti Austriaci, era che all'aumentare della complessità, diventa improbabile che tutte le informazioni rilevanti su cui si basa un piano razionale siano conosciute da una qualsiasi delle parti, in particolare dalla parte responsabile della pianificazione. La nostra scelta è quindi tra l'organizzazione centrale dello stato e l'organizzazione distribuita attraverso la concorrenza di individui ed imprese. E nella misura in cui la società vira verso la pianificazione centralizzata, e lontano dalla concorrenza, deve necessariamente ridurre e limitare la libertà e la prosperità creando gli autonomi che gli conosciamo oggi.
E se, tutto sommato, nelle ultime decine di anni, ci siamo sentiti di essere in presenza di un mercato poco pianificato, è bene ricordare che i pianificatori centrali hanno lasciato crescere in alcuni ambienti una sottospecie di libero mercato semplicemente perché, tanto, loro avevano il controllo su qualcosa di ancora più importante: il denaro. Ce lo ricorda Erik Voorhees: trascorrono le loro giornate progettando e manipolando le radici del sistema, piuttosto che i rami, il tutto mentre la società osserva le foglie svolazzanti, credendo che sia capitalismo di libero mercato.
Molti economisti erano convinti che non avremmo più visto un denaro sano e onesto. L’unica salvezza sarebbe stata quella di togliere il suo controllo dalle mani dello Stato. Alcuni volevano vedere la società abbracciare l'ordine decentralizzato, non solo per una maggiore efficienza, ma perché questa è il miglior garante della prosperità umana. Su questa onda di pensiero, è nato Bitcoin.
E se il denaro è pianificato centralmente, come potrebbe mai formarsi un vero mercato? Non si può dire che il capitalismo esista quando c'è di mezzo il denaro fiat.
In nome della sicurezza
I popoli vogliono generalmente sicurezza. Ma ancora più spesso, i governi si prodigano per crearne il bisogno e lavorano per fare in modo che i popoli respirino quel senso di protezione. Spesso, solo apparente, come dimostrano svariati fatti di cronaca. Infatti, il consenso generale alle domande di sicurezza ha fatto sì che i governi intraprendessero azioni non soltanto per proteggere i soggetti minacciati dalle avversità, ma anche per garantire loro la protezione dalle vicende naturali del mercato.
Le politiche di oggi stanno creando rapidamente le condizioni per le quali l’ansia di raggiungere la sicurezza diventa più forte dell’amore per la libertà, visto che tanto più aumenta la sicurezza per un gruppo, tanto questa necessariamente diminuisce per un altro gruppo diverso. Un esempio è quello del controllo della produzione e dei prezzi.
Se il produttore, osserva Hayek, sia questo imprenditore o operaio, deve essere protetto contro l’eventualità delle offerte al ribasso della concorrenza, significa che in qualche modo si è impedito agli altri di contribuire per la loro parte a rendere proporzionalmente più prospere le industrie. Quindi ogni restrizione della libertà di accesso ad un’impresa riduce la sicurezza di coloro che sono fuori. E se si accresce il numero di coloro il cui reddito è assicurato in questo modo, si restringe il campo delle opportunità alternative per chiunque si trovi a subire una perdita di reddito. In pratica, i governi pretendono di metterci al riparo dalle fluttuazioni economiche (redditi), ma creano fluttuazioni nell’occupazione e nella produzione.
Il punto è che sarà sempre qualcun altro a stabilire le priorità di un contesto. Ma non si tratta di giudici super partes. In breve, i governi totalitari mirano a far sì che la popolazione adotti i fini del governo come propri. A causa della pressione sociale, poi, molti individui nascondono le loro reali preferenze e convinzioni.
Agli occhi del collettivista c'è sempre un obiettivo più grande da raggiungere e che lo giustifica, perché il perseguimento del fine comune della società non può conoscere limiti nei diritti o nei valori di qualsiasi individuo.
Il ruolo della tecnologia e dei media
In questo panorama, almeno a livello base, la diffusione della tecnologia poco aiuta l’uomo. Se da una parte le macchine hanno aiutato a rendere la schiavitù umana meno conveniente in un ambito puramente economico, le dotazioni di machine learning a IA introducono altre forme di schiavitù. Non parlo della rivolta dei robot, quello è un tema caro ai keynesiani, ma del deperimento delle capacità di scelta razionale.
I teledipendenti, ad esempio, sono i soggetti ideali di una nuova forma di regime. È così che la video-politica ha aperto la strada al fakism digitale della politica della post-verità. E questo rappresenta anche la pericolosità della crescente uniformazione dell’opinione pubblica, guidata da culture mosse dalle emozioni. Giovanni Sartori, in Homo Videns, parla appunto dell’emotivizzazione della politica.
Allo stesso modo, tutti i tipi di fascismo sono sempre stati nemici della cultura scritta a vantaggio della cultura dell’immagine. Non aiuta l’accelerazione temporale causata dall’immediatezza della percezione delle immagini e dalla rapidità di dialogo a volte tradotto direttamente in emozioni visive. Alberto Statera parla, invece, di Politica spettacolo. Ed in questo palcoscenico, le differenze di opinione in ogni ramo della conoscenza diventano questioni politiche che devono essere decise dall'autorità.
In nome degli ideali
La pianificazione centralizzata dell'economia o di altri affari umani non può mai funzionare. Alla lunga, questo fenomeno non può che portare al totalitarismo ed al progressivo indebolimento ed asservimento dell’essere umano.
Ideali come quelli della giustizia sociale, dell’uguaglianza e della sicurezza attirano le persone che sanno che questi ideali devono essere perseguiti, a qualsiasi costo, per parafrasare Mario Draghi. La pianificazione è popolare perché vogliamo che i nostri comuni problemi siano affrontati nel modo più efficiente e preveggente possibile.
Eppure anche se ogni tanto ci preoccupiamo degli sviluppi distopici delle macchine, ci dimentichiamo che le uniche macchine, gli unici autonomi di cui aver paura, sono gli esseri umani. Perché proprio quella promessa di una vita libera dalle preoccupazioni e la finta sicurezza che la gente trae da questa promessa, è quella scintilla nera che ci trasforma, poco per volta, in robot.
Bellissimo! Grazie!