Temiamo la CBDC cinese ma non quella europea
Valute digitali di Banca centrale. Un’intervista mainstream cerca di fare luce sulla materia ma mancano troppe informazioni.
Per lungo tempo i media mainstream hanno optato per la via del silenzio in riferimento al tema delle Central Bank Digital Currencies (CBDC). Nelle ultime settimane, tuttavia, alcune tra le testate più popolari stanno iniziando a rompere tale silenzio e ad accingersi a produrre informazione sull’argomento. Sebbene, infatti, gli articoli ed i contenuti di approfondimento (se così li vogliamo chiamare) su Bitcoin siano sempre più frequenti, il quantitativo di lavoro, di informazione o disinformazione che sia, sulle CBDC è ancora decisamente scarso, fatta eccezione per l’attenzione fornita a Fabio Panetta (BCE) che da anni si fa promotore dell’iniziativa.
Come già avviene in questa newsletter per quanto riguarda alcuni contenuti, mi piace prendere il Sole 24 Ore come punto di riferimento, essendo il principale quotidiano economico italiano.
L’ultimo approfondimento recente è stato condiviso lo scorso 19 Novembre. Trattasi di una video intervista sponsorizzata da Fidelity International che vede come protagonista Luca Fantacci, docente di Storia economica all'Università degli studi di Milano e Università Bocconi e autore di un libro dal titolo Come salvare il mercato dal Capitalismo.
L’abstract dell’intervista recita quanto segue:
Le valute digitali potranno anche diventare “di Stato”. Bitcoin e le altre criptovalute rappresentano un'innovazione dal punto di vista dell'efficienza del sistema, soprattutto in termini di automazione, sicurezza e programmabilità, ma anche di concorrenza alle valute tradizionali, che non poteva essere ignorata. Così quasi tutte le Banche centrali, con in testa quella cinese, hanno in corso studi per la loro valuta digitale di Banca centrale (Cbdc). Anche la Bce sta valutando il suo euro digitale.
L’intervista a Luca Fantacci
L’intervista è condotta da Pietrangelo Soldavini, che introduce l’argomento facendo riferimento a come Meta (Facebook) sia stato pioniere nell’utilizzo pratico, poi però mai avvenuto, di una criptovaluta privata. Poi, dice, la Cina ha iniziato a far circolare lo yuan digitale, già in sperimentazione da diverso tempo. Stando a quanto spiega Soldavini, le due dinamiche non sono da considerarsi separate, nel senso che è stata l’iniziativa di Meta a convincere il governo cinese a procedere con i primi esperimenti sulle CBDC. Non so quanto questa analisi sia da considerarsi accurata, ma sicuramente c’è da auspicare allo yuan digitale lo stesso grado di successo che era stato riservato a libra (poi diem), la valuta di Meta.
Ad ogni modo, Soldavini chiede a Luca Fantacci se quella delle valute digitali risulta essere una prospettiva concreta e di valore.
Facebook ha notato alcuni limiti insiti nel sistema finanziario tradizionale, esponendo l’esigenza di poterci scambiare denaro con la stessa facilità con cui ci scambiamo una fotografia o un messaggio. L’idea è quindi quella di portare il denaro all’altezza dei tempi. Ci sono quindi soggetti privati che si candidano ad avere infrastrutture tecnologiche necessarie per compiere questo passo. Tuttavia, in Facebook non hanno considerato che non basta una vasta base di utenti per realizzare un sistema finanziario alternativo, ma serve anche la credibilità della moneta in quanto bene pubblico. Noi dobbiamo poter confidare nel denaro. E se questo denaro viene emesso da un soggetto privato, ci saranno naturali motivi di dubbio riguardo alla stabilità, la trasparenza e riservatezza. Il progetto di Facebook è stato bloccato dalla sua stessa ubris.
Il focus dell’intervista si sposta poi sulle stablecoin, ovvero criptovalute stabili rispetto al valore della moneta tradizionale (es. dollaro americano). Tale ancoraggio deve essere assicurato, ed il modo più affidabile per farlo è quello di avere una copertura in dollari stessi. Anche qui però, dice Fantacci, c’è un problema di trasparenza dettato dal fatto che potrebbero non essere palesi le modalità di emissione del denaro. Ironico, no? Inoltre, rischiano di essere forme di moneta del tutto analoghe a quelle che già conosciamo.
Finalmente, poi, si arriva a parlare delle CBDC.
Si tratta di una risposta alla sfida lanciata dai privati. A differenza delle stablecoin, le valute digitali di Stato saranno una vera e propria moneta e non una promessa di moneta. Tale tipo di valuta, non ha bisogno di essere una criptovaluta. Si tratta solamente di denaro che, anziché essere depositato presso una banca privata, è depositato presso la Banca Centrale. Ad esempio, una possibilità sarà quella di avere un conto direttamente presso la Banca Centrale Europea dove detenere i propri risparmi.
Tale valuta si baserebbe sulla blockchain per recuperare quella dimensione di riservatezza in precedenza affidata al contante. In caso contrario, la Banca Centrale avrebbe una visibilità completa su tutte le nostre transazioni. Questo comporterebbe dei vantaggi come quelli della lotta all’evasione fiscale, ma anche dei rischi in termini di controllo da parte di un’autorità centrale. L’obiettivo della blockchain sarà quindi quella di garantire, secondo i dovuti limiti, la riservatezza degli utenti.
Come sappiamo, chi sta maturando una certa esperienza sulla gestione (e sorveglianza) finanziaria attraverso le CBDC è il governo cinese. Scopo ultimo delle CBDC è quello del mantenimento e rafforzamento del proprio ruolo in campo geopolitico.
Ci sono due moventi che hanno condotto la Cina verso questa direzione. In primo luogo, si tratta di una vera e propria istanza di controllo. Il governo vuole infatti arrogare a sé il controllo e la visibilità sui dati finanziari a discapito dei soggetti privati. Questo avviene in conformità con l’istanza di controllo già prerogativa della gestione in ambito pubblico e privato della società cinese. L’altro, è un movente geopolitico. Lo yuan digitale, infatti, permetterebbe una migliore internazionalizzazione della moneta cinese.
Il giornalista Soldavini, allora, vuole saperne di più riguardo a l’euro digitale e mette le mani avanti: posto che l’obiettivo dell’Europa non è quello di controllare la propria popolazione, quali possono essere gli obiettivi di un euro digitale?
L’obiettivo è quello di rispondere alla sfida geopolitica. Di fronte al rischio che si diffonda sempre di più l’utilizzo di monete digitali private o di monete digitali straniere, l’Europa deve agire per difendere il proprio spazio e la propria sovranità monetaria mettendosi al passo coi tempi. Inoltre, le valute digitali permettono di raggiungere più facilmente l’obiettivo di ottenere una società cashless. In un contesto del genere, la valuta digitale di Banca Centrale assicura l’universalità della moneta.
Derivando dalle banche private, anche la moneta che utilizziamo ora è, in qualche modo, privata. Il fatto che in futuro la moneta arrivi direttamente dalla Banca Centrale assicura a tutti il fatto che la moneta stessa continui ad essere un bene pubblico disponibile a tutti e che consenta alla Banca Centrale di esercitare appieno la sua politica monetaria. In questo modo, ad esempio, se una Banca Centrale ha bisogno di finanziare opere pubbliche o cittadini e imprese, può andare ad immettere liquidità direttamente là dove serve.
Leggerezze pericolose
Se non c’è l’intenzione di cadere nella sfera del complottismo è tuttavia irrinunciabile la scelta di ammonire questo tipo di intervista etichettandola come pericolosamente leggera e superficiale nelle spiegazioni fornite. In tal senso, una prima riflessione merita di essere dedicata all’ultima frase di Pietrangelo Soldavini, che rinnega per partito preso la sola eventualità che L’Europa possa non avere a cuore il benessere della propria popolazione nei termini della tutela dei dati personali e della privacy. Dal momento che il dubbio è quanto meno lecito, ed anzi, anche innescato dalle parole del professor Fantacci, il non volerlo affrontare è una colpa. Questo aspetto da solo rende il contenuto proposto tale da poterlo considerare come informazione fatta male, nel migliore dei casi. Altrimenti, si tratta di propaganda.
Quale rassicurazione da parte del professore di storia economica e dalle sue dubbie competenze crittografiche? Che la tecnologia blockchain sarà sufficiente per fornire gli adeguati livelli di privacy alle CBDC. Sempre con i dovuti limiti, sia chiaro.
Blockchain e Privacy
Dal momento che nell’intervista la parola Bitcoin è stata accuratamente lasciata da parte, la introduco io. Chiaramente il precedente nel rivoluzionare il sistema finanziario attuale non è certo stato innescato dalla fallimentare valuta diem di Meta, ma da Bitcoin. E le CBDC, in prima istanza, non nascono per stare al passo coi tempi ma, tutt’al più, per fermare il tempo e l’innovazione per poter continuare a controllarli. La ragione per cui nasce la blockchain (con Bitcoin, appunto) è quella di creare un sistema di pagamento che fa a meno di enti centrali ed intermediari e che, nello stesso tempo, sia in grado di evitare il fenomeno della doppia spesa. In breve, la blockchain si rende necessaria là dove non risiede la fiducia e dove questa debba essere rimpiazzata da qualcos’altro.
Laddove un network ha, per sua natura e progettazione, bisogno della fiducia degli utenti verso un’entità centrale (in questo caso, la Banca Centrale) come per altro Fantacci ha sottolineato, il ruolo della blockchain è totalmente inutile. E quale mezzo monetario può maggiormente basarsi sulla fiducia se non le CBDC? Ce lo dice anche il professore che quando parla di credibilità della moneta in quanto bene pubblico, fa direttamente riferimento a quella fiducia e responsabilità che i cittadini delegano all’autorità pubblica. Si tratta infatti di uno dei tanti esempi di alterazione del significato delle parole che vede, in questo caso, credibilità e fiducia come parole con significati intercambiabili.
Non solo niente e nessuno garantisce il fatto che le CBDC saranno davvero basate su questa tecnologia (sarebbe una sorta di promessa politica così come tante altre), ma il fatto che la blockchain sia in grado, in sé stessa, di fornire una qualche feature di privacy, non è assolutamente garantito. In effetti, sarebbe più vero il contrario, dal momento che la blockchain, per come viene comunemente definita, è un registro dati pubblico.
Tra l’altro, per diverse ragioni tra cui quella del livello relativamente basso di scalabilità, diversi attori istituzionali hanno già dichiarato che le CBDC non si baseranno su blockchain.
La parola blockchain, per effetto di Bitcoin, si porta dietro i concetti di decentralizzazione, privacy e sicurezza. Ma non è la tecnologia blockchain in sé a garantire queste caratteristiche. Nel caso di Bitcoin, è il protocollo nella sua interezza a garantirle; protocollo che, tra le altre cose, è composto da una tecnologia propriamente definita come Proof of Work Chain.
Equilibri geopolitici
Non è la prima volta che viene detto che le CBDC siano utili per proteggere la privacy delle persone, ma pensare che gli Stati che impongono regolamentazioni KYC/AML sulle piattaforme di scambio e trading, che vogliono far di tutto per eliminare il contante per prevenire l’evasione fiscale e utilizzino mezzi di sorveglianza finanziaria per catturare i criminali non violenti, si preoccupi della nostra privacy, è quanto meno ridicolo. Lo stesso Fantacci ci spiega che tra gli obiettivi dell’introduzione dell’euro digitale vi è la promozione di una società cashless.
È pieno di report redatti da enti istituzionali che annunciano senza neanche troppi filtri che l’analisi dei dati è una caratteristica importante delle CBDC. Pensare che non farebbero il salto dall'analisi aggregata all'elaborazione dei dati individuali è, di nuovo, una leggerezza insostenibile.
Non è una coincidenza che la Cina sia il leader globale nelle CBDC, visto il suo modello governativo e sociale. Il potenziale di sorveglianza della valuta digitale centralizzata è estremamente allettante per uno stato che cerca di tenere sotto controllo ogni aspetto della vita dei propri sudditi. E, da un certo punto di vista, è normale così. Lo Stato, con il suo ruolo di pianificatore economico sempre più esteso è per sua natura incentivato a controllare il più possibile l’economia, quindi i business e quindi le persone. Rimanendo nell’ambito della pianificazione centrale, alla quale siamo soggetti, uno Stato che controlla nei minimi dettagli la vita di tutti gli individui che ospita nel territorio ha, di per sé, un netto vantaggio rispetto ad uno Stato che non lo fa. E allora se l’euro digitale nasce per rispondere alla sfida geopolitica e quindi stare al passo con la Cina, quale potrà mai essere l’esito finale?
Stabilità e Controllo
Ha ragione Fantacci quando dice che devono emergere chiari dubbi quando l’erogazione di moneta è emessa direttamente da un soggetto privato (riferendosi a Facebook). Ma risulta difficile capire come così tante persone abbiano la convinzione che il denaro emesso da un altro tipo di soggetto (pubblico) possa in qualche modo suscitare meno dubbi, come fosse un sovrano buono e onnisciente totalmente esente da fallimento. Oggigiorno, questi fallimenti sono particolarmente palesi. Basti osservare come l’unico compito delle Banche Centrali, ovvero quello di garantire quella stabilità finanziaria e della moneta di cui parla Fantacci, sia clamorosamente fallito.
Per di più, ciò accade in un sistema che incentiva atteggiamenti economicamente scorretti e rischiosi avendo questo una visione a breve termine e nutrendosi di un meccanismo per cui chi sbaglia non paga per i propri errori.
Tra le decisioni sconsiderate vi è quella della sfrenata stampa di denaro che crea fenomeni inflattivi sempre peggiori e cicli continui di crisi finanziarie causate proprio dall’espansione del credito basata sul niente.
Il denaro creato dal nulla viene infatti scambiato con beni e servizi reali. Lo scambio di nulla per qualcosa equivale alla deviazione di ricchezza reale da quelle attività che la creano a quelle attività che la sprecano. Nel processo, i creatori di ricchezza reale si ritrovano con meno risorse a loro disposizione, cosa che a sua volta indebolisce la loro capacità di far crescere l'economia. Questa dinamica avviene a prescindere dalla domanda di moneta e allora, a livello economico, la questione della credibilità della valuta per come viene intesa dagli accademici è un argomento fuori luogo.
Tutto ciò ha portato molti a capire che la valuta fiat è fondamentalmente fallita. Qui allora nasce, da parte di tutti, l’esigenza di trovare un’alternativa. Per le persone libere, questa alternativa si chiama Bitcoin. Per i pianificatori centrali, si chiama CBDC.
I problemi della valuta fiat sarebbero semplicemente esacerbati dalla loro conversione in fiat-CBDC, un modello di moneta che garantisce un controllo maggiore sulla stessa. In questo caso non mi riferisco solo alla censurabilità ed ai problemi legati alla privacy, ma anche alla manipolazione monetaria ed alla programmabilità della moneta. Per fare un esempio, l'uso di una CBDC rivolto ai consumatori potrebbe incorporare programmi stimolanti, assegnando ai cittadini un valore limitato nel tempo o una data di scadenza. L'incentivo a spendere verrebbe accresciuto e l'accumulo praticamente eliminato. Inoltre, emettendo direttamente le CBDC, i pianificatori monetari centrali potrebbero presumere di poter ottimizzare gli effetti sui prezzi variando le quantità ed i termini delle CBDC.
Le banche centrali che fanno ricerca sulle CBDC vogliono trovare mezzi aggiuntivi d'inflazione monetaria rispetto ai mezzi esistenti per emettere quantità crescenti di valuta fiat. Emettendo le CBDC direttamente al pubblico, le banche commerciali vengono bypassate ed i banchieri centrali sperano di raggiungere finalmente i loro obiettivi d'inflazione grazie alla via della programmabilità (come la data di scadenza della valuta). Una CBDC potrebbe allora diminuire l’effetto della contrazione del credito bancario che si verifica alla fine di ogni ciclo di credito espansivo (come sta accadendo adesso). Ma il prezzo sociale sarà altissimo.
L'ulteriore vantaggio per le banche centrali è che aumenterà il loro potere a scapito delle banche commerciali, diventando potenzialmente più importanti dello stato stesso.
Vuoi supportarmi?
Se apprezzi e hai piacere di supportare il mio lavoro, potresti considerare di:
Sottoscrivere l’abbonamento alla newsletter.
Acquistare Bitcoin con l’app Relai ed utilizzare il Referral Code BITBLINKER.
Fare una donazione libera in Bitcoin (contattami in privato).