Bit24 #9 – Piogge, tende, musei e debiti
Nono episodio di Bit24, una rubrica che ogni 24 del mese ripropone i contenuti condivisi sui social media dal Sole 24 Ore.
Er climate change
Cambiamento climatico: un processo ormai irreversibile, urlano quasi tutti i giornali italiani mentre citano la triste vicenda dell’Emilia-Romagna. Fiumi mai puliti, fondi a disposizione per il rischio idrogeologico non spesi, meno della metà dei bacini di laminazione funzionanti, dighe chiuse (aiuto, la siccità!) ma il problema è il climate change. E il barbecue, naturalmente. Quale la soluzione?
Tolte una piccola serie di proposte sorprendentemente intelligenti da parte del Ministro della Protezione Civile, la cui pratica utilità resta comunque da definire, sembra che il mondo mediatico mainstream si stia più che altro affidando a tirannici profeti in età appena post-adolescenziale comunemente aggregati in cosiddetti movimenti ambientalisti quali Ultima Generazione e Friday For Future (accendere la televisione in questi giorni è un’esperienza più truce ma anche più istruttiva del solito).
Le diverse affermazioni postulate dagli attivisti per il clima sono sopravvalutate e non supportate da prove scientifiche (basta sentirli parlare per non più di trenta secondi). Il cambiamento climatico è un processo dinamico che è al di fuori del nostro controllo e con effetti diversi. Il mantra apocalittico degli attivisti per il clima è guidato dall'antiumanesimo e dal religioso desiderio di controllo. Una tale visione del mondo non indurrà la prosperità umana e dovrebbe essere rispedita al mittente. Rimboccarsi le maniche e assumersi la responsabilità, dove possibile, del lavoro necessario perché l’uomo sia in grado di vivere in modo più confortevole possibile, è tutta un’altra questione. Condizioni, idee e obiettivi che, per altro, la natura collaborativa degli uomini ha spontaneamente abbracciato anche in questi giorni difficili.
Piove anche sulle tende
Passiamo a un’altra categoria di adolescenti arrabbiati col mondo (in linea di massima, hanno pure ragione) e che fanno del lavoro e della responsabilità, aspetti della vita da evitare accuratamente: quelli che sono convinti di avere il diritto, a prescindere, di poter e dover studiare lontani da casa, magari a Milano o Roma. Anche in questo caso, nel loro emergere come oppressi paladini della giustizia, il lavoro dei media è stato impeccabile.
Condizioni economiche disastrose, salari stagnanti, erosione della ricchezza reale ed altri regali per i quali dobbiamo ringraziare i pianificatori centrali, uniti ad un processo naturale di creazione di un prezzo derivante dall’incrocio di domanda e offerta ovviamente non possono giustificare atteggiamenti parassitari. Tanto meno possono giustificare l’emergere di un fenomeno che vuole unicamente contribuire alle correnti narrative distopiche: lotta di classe, annullamento ed esproprio della proprietà privata, distruzione della classe media e controllo della popolazione. Il tutto ben emotivamente condito per fare in modo che l’origine reale dei disagi, quella citata sopra, passi inosservata o sia dimenticata.
Per questo scopo, ci deve sempre essere un altro nemico, in questo caso rappresentato dai proprietari di casa, colpevoli di aver investito in una proprietà e di metterla a rendita al prezzo che decidono tenendo il proprio servizio in fasce che possono essere dentro o fuori dal mercato. La costruzione del nemico in questo caso è particolarmente pregevole poiché, mentre attacca il capitalista, riesce ad attaccare simultaneamente l’assenza di regolamentazioni del mercato. Nel farlo, questa costruzione ci induce quindi a pensare due cose: la prima è che viviamo in un regime di libero mercato e l’evidenza mostra che il libero mercato è un inferno; la seconda, collegata alla prima, è quella di immaginare di vivere in un contesto privo di regolamentazioni che, invece, sarebbero in grado di proteggere le persone. Ovviamente, entrambe le cose sono false. L’output è che sarà sempre di più il popolo a chiedere maggiore regolamentazione, a chiedere la fine del libero mercato, o di ciò che ne resta. Il popolo, oppresso, chiederà più violenza.
Agende distopiche
Il Muba (Museo dei Bambini di Milano) ha ospitato la mostra temporanea Pianeta 30 – Il mondo tra le tue mani. Vi ricorda qualcosa?
Proprio lei, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU, che dall’anno scorso scopre una particolare fretta di essere raggiunta, sebbene i risultati non risultino così soddisfacenti come i pessimisti tenderebbero a pensare. La mostra ha ricevuto il patrocinio della capitale woke italiana, il comune di Milano. Le installazioni, composte da lavagne magnetiche, giochi di composizione, set photoboot, permettono la scoperta di alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030, con lo scopo di aumentare la consapevolezza e la comunicazione riguardo i temi della sostenibilità, dei diritti umani e della cittadinanza attiva.
Si tratta di un’iniziativa che, nel riprogrammare le priorità dei bambini, adempie a sua volta al raggiungimento del quarto dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, di cui parlavo in questo articolo: Quality Education. A tal proposito ricordiamo che alla fine del 2020 sono state inviate in tutte le scuole italiane le Linee Guida per l’insegnamento dell’educazione civica o, come definita anche a livello formale, la Nuova Educazione Civica. I tre pilastri di questa materia saranno lo sviluppo sostenibile, studio della Costituzione e cittadinanza digitale. Una nuova materia, trasversale alle altre, obbligatoria in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia, che è parte del curriculo scolastico a partire dal 2021.
Le Linee Guida hanno lo scopo di favorire, da parte delle Istituzioni scolastiche, una corretta attuazione dell’innovazione normativa la quale implica una revisione dei curricoli di istituto per adeguarli alle nuove disposizioni. Tali disposizioni sono dichiaratamente in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Mentre usciva la legge 92/2019, l’Unesco, in collaborazione con l’Università Cattolica pubblicava un report il cui titolo parla già per sé: Ripensare l’educazione – verso un bene comune globale?. Anche nel report dell’Unesco viene affrontato il tema della cittadinanza digitale e vengono demonizzati i principi individuali e individualistici, così come la libertà di coscienza. Per quanto riguarda la cittadinanza, la sfida per i sistemi educativi nazionali è quella di plasmare le identità, promuovendo consapevolezza e senso di responsabilità nei confronti degli altri in un mondo sempre più interconnesso e interdipendente.
Puntare il dito
Negli Stati Uniti, il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata il 13 maggio, è diminuito di 22.000 unità a 242.000, secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro; le attese erano per un dato a 250.000. C'è un generale ottimismo sulle trattative a Washington per alzare il tetto del debito ed evitare il primo default nella storia degli Stati Uniti. A pesare, infatti, è l'apparente volontà della Federal Reserve di non tagliare i tassi d'interesse nel 2023, se non addirittura di continuare ad alzarli per contrastare l'inflazione.
Tralasciando l’atto di stregoneria comico-drammatico della possibilità di alzare il tetto del debito, anche in questo caso vediamo l’opera di distrazione, in piedi già da tempo, che vuole far porre lo sguardo sugli Stati Uniti mentre l’Europa sta sprofondando molto più velocemente. E in questi casi è sempre bene chiedersi chi trae vantaggio da questa distrazione e chi trae vantaggio dalle macchine spara fango. I paragrafi della sezione precedente possono fornire qualche indizio. Negli Stati Uniti l'80% dell'economia reale è finanziata al di fuori dei canali bancari. La maggior parte dei finanziamenti proviene da obbligazioni, prestiti istituzionali a leva e prestiti nel mercato privato diretto. In Europa, invece, l'80% dell'economia reale è finanziata con prestiti bancari. Quando l'economia reale è finanziata per l'80% tramite prestiti bancari e le banche sono fortemente esposte al rischio sovrano, l'effetto domino può partire da qualsiasi parte.
La soluzione? Sempre quella: affidarsi alla stregoneria, in questo caso rappresentata da un insieme di nuove regolamentazioni che, come formule magiche urlate al vento, avrebbero il potere di salvare l’Europa dalla grande crisi.