La Nuova Educazione Civica e la Dittatura Ambientale
La legge n. 92/2019 introduce l’insegnamento trasversale di una nuova educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado per insegnare il bene comune.
Alla fine del 2020 sono state inviate in tutte le scuole italiane le Linee Guida per l’insegnamento dell’educazione civica o, come definita anche a livello formale, la Nuova Educazione Civica. I tre pilastri di questa materia saranno lo sviluppo sostenibile, studio della Costituzione e cittadinanza digitale. Una nuova materia, trasversale alle altre, obbligatoria in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia, che è parte del curriculo scolastico a partire dal 2021.
Questa innovazione richiede l’esigenza di aggiornare una educazione civica già esistente composta, tutto sommato, di una coerenza ed accrescimento culturale, e civico, dell’alunno rispetto al sistema attuale in cui si trova a maturare. Volendo tralasciare il fatto che l’insegnamento di una educazione civica tradizionale già persegue, volente o meno, un processo di influenza ed accettazione filo-statale, la necessità di una nuova educazione civica rientra nel pieno campo dell’indottrinamento. Questo perché essa si basa non tanto sulla diffusione ed accettazione di una conoscenza e politiche attuali quanto piuttosto sull’assimilazione dell’alunno (fin dall’infanzia) di precisi valori maturati, coordinati e trasmessi direttamente dallo Stato che assume le vesti di un genitore supremo. Una materia che con la sua interdisciplinarità vuole sostanzialmente insegnare a vivere e ad avere la giusta indole non tanto in termini di conoscenza ed educazione, ma in termini di idee valoriali a loro volta ben inserite in un programma internazionale delineato che tocca moltissime istituzioni. Quelle su cui mi sono concentrato sono il governo italiano, l’Unesco ed il World Economic Forum. Sì, quelli del “Non avrai nulla e sarai felice”, e che nel 2018 avevano un solido piano per far diventare lo Sri Lanka un Paese ricco entro il 2025.
Lo Sri Lanka nel 2022, in rivolta, dopo essere stata messa (ancora più) in ginocchio dalle regolamentazioni che ponevano limiti di produzione alle imprese agricole a causa del consumo energetico:
Tanto è palese l’influenza che, ad esempio, i nuovi libri di educazione civica riportano sulle copertine gli stessi simboli, loghi e colori del World Economic Forum e della sua 2030 Vision e dei programmi dell’Agenda 2030.
Una agenda che vuole iniziare a convincere il mondo che mangiare insetti al posto della carne salverà il Pianeta dai cambiamenti climatici. Il senso, in questo caso, è quello di preparare le persone ad un futuro in cui il consumo di carne diventerà molto più limitato, in quanto sempre più bene di lusso, secondo una coerente logica di mercato, l’unica logica che conta in economia.
Le Linee Guida della Legge
Le Linee Guida hanno lo scopo di favorire, da parte delle Istituzioni scolastiche, una corretta attuazione dell’innovazione normativa la quale implica una revisione dei curricoli di istituto per adeguarli alle nuove disposizioni. Tali disposizioni sono dichiaratamente in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell'ONU. L’Agenda 2030 dell’ONU ha fissato i 17 obiettivi da perseguire entro il 2030 a salvaguardia della convivenza e dello sviluppo sostenibile. Gli obiettivi non riguardano solo la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche la costruzione di ambienti di vita, di città, la scelta di modi di vivere. Modi di vivere che saranno, tra l’altro, valutati. Infatti, La Legge dispone che l'insegnamento trasversale dell'Educazione civica sia oggetto delle valutazioni periodiche e finali previste dal D. Lgs. 13 aprile 2017, n. 62 per il primo ciclo e dal DPR 22 giugno 2009, n. 122 per il secondo ciclo.
La scelta di modi di vivere inclusivi e rispettosi dei diritti fondamentali delle persone, primi fra tutti la salute, il benessere psicofisico, la sicurezza alimentare, l’uguaglianza tra soggetti, il lavoro dignitoso, un’istruzione di qualità, la tutela dei patrimoni materiali e immateriali delle comunità. In questo nucleo, che trova comunque previsione e tutela in molti articoli della Costituzione, possono rientrare i temi riguardanti l’educazione alla salute, la tutela dell’ambiente, il rispetto per gli animali e i beni comuni, la protezione civile.
Concetti che sbloccano ricordi dei primi anni del ‘900?
Le riforme che stanno avvenendo nel settore dell’istruzione hanno a che fare con il quarto obiettivo dei 17 contemplati dell’Agenda 2030 (Scuola 2030), ovvero quello di fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti.
Gli altri obiettivi, tanto generici quanto utopici, riguardano la povertà del mondo che, secondo il primo obiettivo dell’ONU, scomparirà dalla faccia della terra entro il 2030. Oppure assicurare a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e di sistemi di energia economici. La garanzia di modelli sostenibili di produzione e di consumo e la promozione di società pacifiche. Anche rendere le città inclusive, sicure e sostenibili ed assicurare il benessere per tutti.
Alla cittadinanza digitale è dedicato l’intero articolo 5 della Legge, che esplicita le abilità essenziali da sviluppare nei curricoli di Istituto. Tra i suoi punti troviamo i seguenti.
analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l'affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali;
interagire attraverso varie tecnologie digitali e individuare i mezzi e le forme di comunicazione digitali appropriati per un determinato contesto;
informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l'utilizzo di servizi digitali pubblici e privati; ricercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali.
Tutte iniziative nobili che si basano, però, sul presupposto che le capacità analitiche direzionate da una singola fonte costituiscano necessariamente il meglio assoluto per il bambino che vive la sua fase di crescita e sperimentazione (o forse dovremmo dire non-sperimentazione) illuminata dalla verità del bene comune.
Un’attenzione particolare merita l’introduzione dell’educazione civica nella scuola dell’infanzia, prevista dalla Legge, con l’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile. Attraverso la mediazione del gioco, delle attività educative e didattiche e delle attività di routine i bambini potranno essere guidati ad esplorare l’ambiente naturale e quello umano in cui vivono e a maturare atteggiamenti di curiosità, interesse, rispetto per tutte le forme di vita e per i beni comuni.
L’alunno, al termine del primo ciclo, comprende i concetti del prendersi cura di sé, della comunità, dell’ambiente. Sa riconoscere le fonti energetiche e promuove un atteggiamento critico e razionale nel loro utilizzo e sa classificare i rifiuti, sviluppandone l’attività di riciclaggio. È in grado di comprendere il concetto di dato e di individuare le informazioni corrette o errate, anche nel confronto con altre fonti. Sa distinguere l’identità digitale da un’identità reale e sa applicare le regole sulla privacy tutelando se stesso e il bene collettivo. Prende piena consapevolezza dell’identità digitale come valore individuale e collettivo da preservare.
Sorge la domanda: può un insegnante statale di geometria insegnare ad un bambino o ad un adolescente il concetto del prendersi cura di sé? O, al contrario del bene comunitario, il prendersi cura di sé è un concetto naturale che un individuo può e deve imparare spontaneamente secondo le proprie scelte e, al massimo, sotto la guida dei suoi genitori o altre figure genitoriali?
L’Unesco ripensa l’educazione
Mentre usciva la legge 92/2019, l’Unesco, in collaborazione con l’Università Cattolica pubblicava un report il cui titolo parla già per sé: Ripensare l’educazione – verso un bene comune globale?
Si tratta di un report che ripercorre gli stessi concetti coperti dalla legge, costellato dalle parole comune e tutte le sue varianti: comunità, comunitario, comunione, bene comune, valori comuni e modello comune. Un report che decanta l’importanza nel far diventare i ragazzi di oggi dei cittadini globali, pur contraddicendosi visto che l’intensificarsi della globalizzazione economica sta generando modelli caratterizzati da bassa crescita occupazionale, aumento della disoccupazione giovanile e precariato.
Altro tema frequente sono l’attacco all’uomo capitalista che devasta l’ambiente e l’esigenza di formare individui responsabili che abbiano a cuore le generazioni future, menzionando modelli insostenibili di produzione economica e consumo che stanno accentuando il surriscaldamento del pianeta e il degrado ambientale, portando a un aumento delle calamità naturali. Da qui, allora, l’esigenza di cominciare ad abituarci all’idea di vivere in modo diverso, in un mondo sostenibile dal punto di vista ambientale ma non economico e quindi vicino alla povertà, annullando quindi le concezioni utilitaristiche dell’educazione:
C’è tanto da imparare, per esempio, dalle società rurali in tutto il mondo, in particolare da quelle autoctone, riguardo al rapporto della società umana con l’ambiente naturale. Molte culture indigene considerano la Terra come la Madre, per cui né essa né i suoi prodotti possono essere danneggiati senza un valido motivo, il più delle volte legato alla sopravvivenza.
E anche nel report dell’Unesco viene affrontato il tema della cittadinanza digitale e vengono demonizzati i principi individuali e individualistici, così come la libertà di coscienza.
Per quanto riguarda la cittadinanza, la sfida per i sistemi educativi nazionali è quella di plasmare le identità, promuovendo consapevolezza e senso di responsabilità nei confronti degli altri in un mondo sempre più interconnesso e interdipendente.
Gli autori propongono di considerare sia la conoscenza sia l’educazione come beni comuni. Ciò comporta che la creazione della conoscenza, così come la sua acquisizione, validazione e impiego, siano comuni a tutte le persone come parte di un impegno sociale collettivo. La nozione di bene comune ci permette di superare l’influenza di una teoria socio-economica individualista inerente alla nozione di “bene pubblico”. Essa sottolinea l’importanza di un processo partecipativo nella definizione di ciò che è un bene comune, che tenga conto di diversi contesti, concezioni di benessere ed ecosistemi della conoscenza. La conoscenza è parte integrante del patrimonio comune dell’umanità.
I quattro pilastri dell’apprendimento - imparare a conoscere, a fare, a essere e a vivere insieme - sono sempre attuali, ma sono minacciati dalla globalizzazione e dalla recrudescenza delle politiche identitarie.
Quindi, data la necessità di uno sviluppo sostenibile in un mondo sempre più interdipendente, l’educazione e la conoscenza dovrebbero essere considerate come beni comuni globali.
Non ci può essere libertà là dove vigono il collettivismo e l’uso della forza per imporre l’altruismo di cui lo Stato si nutre. Un contesto che suona come una preghiera, ispirata al valore della solidarietà che affonda le sue radici nella nostra comune umanità.
La proprietà privata, invece, è la massima espressione di quella libertà e quindi massima valorizzazione dell’individuo che, scegliendo di cooperare, crea una società prospera. Tuttavia, il report dell’Unesco recita le seguenti parole:
L’attuale tendenza verso una maggiore privatizzazione della creazione, riproduzione e diffusione della conoscenza è motivo di grande preoccupazione. Le conoscenze come risorse comuni sono sempre più privatizzate per legge, più precisamente attraverso il regime dei diritti di proprietà intellettuale che domina la produzione della conoscenza.
E visto che la conoscenza è un bene comune globale, tutti devono contribuire al suo sviluppo, indipendentemente dalla volontà di volerlo fare o meno, attraverso il ben noto esproprio della ricchezza derivante proprio da ciò che non è comune. E quindi, anche un argomento che nascerebbe per rendere la società migliore, diventa come sempre una via di coercizione che porta, a sua volta, all’inevitabile perdita dei diritti umani. I diritti umani, specifichiamolo, sono definiti come diritti individuali e non comuni. E per estensione del principio di non contraddizione, salvaguardare i diritti comuni, qualsiasi cosa siano, mette automaticamente a repentaglio quelli individuali.
Anche le imprese private possono svolgere un ruolo chiave, investendo nell’educazione indipendentemente dalle immediate esigenze del mondo del lavoro, ottemperando così alla loro responsabilità sociale. In India, per esempio, lo Stato sta incoraggiando le aziende private a investire il 2% del loro fatturato annuo in educazione. I fondi derivanti dalla responsabilità sociale delle aziende potrebbe in questo modo contribuire a soddisfare i bisogni sociali ed educativi delle comunità svantaggiate. Per reperire queste risorse aggiuntive, si potrebbe valutare l’opportunità di normative che prevedano agevolazioni fiscali per le imprese interessate.
La Costituzione e l’ambiente
Un ulteriore cambiamento importante, che ha viaggiato sulla stessa lunghezza d’onda di quanto riportato sopra, è passato in sordina. A febbraio 2022, abbiamo assistito alla modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione Italiana. Questo, fino a febbraio 2022, era l’articolo 9 della Costituzione:
Art. 9 – La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Ma, dopo febbraio 2022, l’articolo è diventato questo:
Art. 9 – La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Si tratta della prima volta in cui uno dei primi 12 articoli fondamentali della Costituzione viene cambiato. Ed è successo senza referendum grazie alla maggioranza bulgara. Secondo questa aggiunta, la Repubblica Italiana ha un nuovo sommo fine: quello di tutelare l’ambiente. Detto in altri termini, la Repubblica ha un ulteriore motivo per impedire l’iniziativa economica privata. È nobile citare l’importanza dell’ambiente all’interno della Costituzione, peccato che questo venga spesso usato per cambiare la società e il tessuto industriale.
Guarda caso, è stato modificato anche l’articolo 41 della Costituzione. Questo recitava:
L’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale e in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Ma adesso:
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Abbiamo due elementi nuovi: quello ambientale e poi, a sorpresa, quello della salute. Questo passaggio dimostra fondamentalmente la volontà di distruggere le piccole imprese. L’uso di questi concetti generici come “l’ambiente” o “salute” può essere sfruttato per giustificare qualsiasi azione, legalizzando quindi una dittatura sanitaria, ora anche ambientale. Si tratta di misure che danno spazio per intervenire su qualsiasi iniziativa (e proprietà) privata, mentre viene insegnato ai bambini che in nome dell’ambiente e del bene comune tutto è lecito.
Viene normale pensare ad un futuro in cui assisteremo ad una evoluzione del sistema di controllo già in atto, grazie a tecnologie ed innovazioni come lo Smart Citizen Wallet e le valute digitali (CBDC) che ben si integrano in questa ideologia. Si pensi ad un tetto che ogni persona potrà avere in riferimento alla benzina acquistata o alla CO2 prodotta, in nome della tutela ambientale che, ormai, è un principio del nostro ordinamento. E queste idee non sono congetture, ma chiare proposte da parte del Fondo Monetario Internazionale, che segnala nel report Digital Currencies and Energy Consumption come le valute digitali possano essere sfruttate per incentivare modelli di comportamento virtuosi del cittadino anche dal punto di vista energetico.
Ed i costanti attacchi a Bitcoin, una delle massime rappresentazioni moderne della libertà individuale, sono coerenti con le limitazioni poste in riferimento alla libertà di coscienza, con la standardizzazione del modo di vivere e di pensare e con la volontà di rendere il potere sempre più centralizzato. Anche in questo caso, la scusa che giustifica l’attacco alla libertà individuale è il consumo energetico, non volendo piuttosto considerarne i vantaggi di utilizzo anche nei confronti della transizione energetica stessa. Un nuovissimo esempio di questa dinamica è il paper appena pubblicato dalla Banca Centrale Europea, Mining the environment – is climate risk priced into crypto-assets?.
Risulta evidente che nonostante gli idilliaci presupposti, e forse proprio a causa degli stessi, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti naturali individuali viene a mancare. E dove mancano questi diritti non possono che venire meno anche l’armonia, la cooperazione e la parità nei rapporti sociali.
Un mondo verde fatto di pura uguaglianza in cui la celebrazione della diversità umana e culturale diventa un paradosso. Un mondo dove l’ideale dell’abbattimento della povertà, per altro se non causata quanto meno rafforzata da chi afferma di volerla abbattere, rischia attività di livellamento tipiche di un regime totalitaristico, in linea con la venerazione del bene comune come entità superiore rispetto all’individuo. Un mondo dove l’uguaglianza rischia di generare il collasso dell’identità, dove le città sostenibili diventano poli di sorveglianza di massa, dove la produzione ed il consumo responsabile diventano razionamenti, espropriazione e sistemi monetari unici, le cui politiche hanno sempre avuto effetti negativi sulle pari opportunità. Un mondo con queste caratteristiche che esige di crescere economicamente è un mondo ancora più basato sul debito che rende le persone sempre più schiave del sistema e dipendenti dallo Stato e dal welfare. E un mondo in cui le partnership internazionali creano un unico grande governo mondiale de facto grazie alla tirannia climatica.
Dall’altra parte, si tratta di un sistema che auspica svolte “green” nelle distorsioni generate mediante la monetizzazione del debito attuata con il quantitative easing. Non si deve dimenticare che il climate change, al di là degli aspetti etico sociali, è un business da cui dipendono miliardi di finanziamenti e migliaia di posti di lavoro, ormai. Immaginate l’impatto che tali istituzioni avrebbero se ad un certo punto l’opinione pubblica si convincesse che il climate change non è un problema o che, soprattutto, non è legato ad un fattore antropico. L’UE e l’ONU si danno appuntamento alle conferenze sul riscaldamento globale (in inverno, invece, si parla di cambiamenti climatici) per propagandare il terrore e comunicando che l’unica soluzione per non morire sommersi dalle acque è quella della riduzione del carbonio. La conferenza serve per stabilire l’entità delle tasse che gli Stati dovranno imporre ai loro contribuenti per garantire la protezione dal clima.
Un clima che, forse, sta soffrendo più che altro dei naturali cicli derivanti dalle attività solari, come rivelano gli scambi di mail degli scienziati dell’IPCC rese pubbliche da WikiLeaks. Lascio per la lettura i collegamenti agli studi sui ghiacciai di Ian Clark (University of Ottowa) ed al documentario The Great Global Warming Swindle.
Indottrinamento Green
In una logica dove il potere viene conquistato e deve essere mantenuto, nasce l’importanza di una riprogrammazione dell’essere umano. In questo l’inizio è quello dell’insegnamento della Nuova Educazione Civica, che la giurista Elisabetta Frezza definisce come una supermateria obbligatoria che non è altro che il pacchetto dei dogmi raccolti nel nuovo evangelo universale, l’Agenda ONU 2030.
È il grande carro dentro cui vengono trasportate le ideologie in voga, per addomesticare fin dalla culla il cosiddetto “cittadino globale”. Che è un’altra etichetta truffaldina, un nonsenso coniato nella zecca delle parole magiche a fini di ipnosi collettiva: il cittadino (che è l’abitatore e il difensore della sua polis), nella cosmopoli globale (che è un non-luogo a lui alieno) si tramuta e dissolve nell’a-polide: il cittadino globale è semplicemente un non-cittadino, individuo senza patria e senza identità. Proprio come lo vogliono le élite.
L’arma vincente, per evitare disertori, è la minaccia della morte civile e dell’esclusione dal gruppo dei pari. Si sa bene quanto la pressione del gruppo abbia il potere di conformare, fino a intimamente persuadere, soprattutto chi, come un adolescente, fisiologicamente ha bisogno del gruppo per via via identificare se stesso, e per sbalzare fuori così, dal gruppo, la propria personalità.
E assistiamo infatti ad una adorazione dello Stato, che si fa madre, padre, mentore e fratello. Un ritorno al misticismo ma senza Dio, ora che questi è generalmente considerato morto. Neo-mistici che hanno rimpiazzato la volontà di Dio con il bene della società.
Homeschooling unica soluzione