Digitalizzazione del sistema energetico e Bitcoin – Parte I
Un comunicato della Commissione Europa svela nuovi dettagli sui piani d’azione riguardo l’efficientamento energetico e Bitcoin.
Ad Ottobre 2022 la Commissione Europea pubblica un comunicato indirizzato al Parlamento, al Consiglio, al Comitato Sociale ed Economico ed al Comitato delle Regioni dal titolo Digitalising the energy system - EU action plan.
Tema del documento è la digitalizzazione della gestione del sistema energetico europeo e mondiale con tutti gli annessi e connessi. Tra questi, l’inevitabile esposizione del percorso dell’Europa verso una maggiore pianificazione energetica e quindi economica e sociale. Inoltre, visti i contenuti generali del documento, la Commissione Europea non poteva farsi sfuggire l’opportunità di presentare l’ennesimo attacco a Bitcoin, coerentemente con la visione d’insieme di opposizione verso varie forme di libertà e liberalismo economico. Ma andiamo per gradi.
Il consumo di energia delle criptovalute
Si scrive criptovalute, si legge Bitcoin. Ma di questo la Commissione Europea non fa mistero, identificando la maggior parte del consumo di energia come legata al meccanismo di consenso Proof-of-Work, relativamente obsoleto, ma tuttavia utilizzato dalla criptovaluta più popolare (Bitcoin). Come sempre, l’Europa sceglie di rimanere indietro, facendo di tutto per ignorare persino le enormi potenzialità economiche e di efficientamento energetico che tale meccanismo di consenso potrebbe portare all’Europa stessa. Ma, come anche si evince dalle varie spregiudicatezze economiche internazionali e dai piani globali del World Economic Forum, l’Europa non vuole rimanere sola in questo quadro generale di suicidio economico. La Commissione Europea in questo documento, pertanto, esorta fin dalle prime righe tutta la comunità internazionale ad imitare i suoi piani regolatori dal momento che l'Europa rappresenta attualmente solo il 10% circa dell'attività di mining globale.
Oltre alle misure relative ai data center e ai servizi cloud, la proposta di regolamentazione dei mercati delle criptovalute (MiCA), su cui un accordo politico è stato raggiunto dai legislatori il 30 giugno 2022, richiederà agli attori nel mercato di divulgare informazioni sull'impronta ambientale e climatica della loro attività.
Inoltre, la Commissione Europea svilupperà un report entro il 2025 che includerà una descrizione dell'impatto ambientale e climatico delle nuove tecnologie e di tutto il mercato delle criptovalute. La relazione includerà anche una valutazione di opzioni politiche per mitigare gli impatti negativi sul clima, in particolare in relazione ai meccanismi di consenso. Come molti sanno, questo significa semplicemente la scelta di stringere la mano al meccanismo di consenso green (e guarda caso, centralizzato) Proof of Stake e, nel migliore dei casi, adoperare politiche stringenti sulla Proof of Work e sulla creazione di valore in generale.
Vista l'attuale crisi energetica e i crescenti rischi per il prossimo inverno, la Commissione esorta gli Stati membri ad attuare misure mirate e proporzionate al fine di ridurre il consumo di elettricità da parte dei miner, in linea con la proposta del Consiglio riguardo un intervento di emergenza per far fronte ai prezzi elevati dell'energia, e anche in una prospettiva temporale più estesa, ponendo fine alle agevolazioni fiscali e ad altre misure a beneficio dei miner attualmente in vigore in alcuni Stati membri. Nel caso ci sia la necessità di alleggerire il carico sistemi elettrici, gli Stati membri devono anche essere pronti a fermare il mining.
E infatti, il comunicato fa un esplicito riferimento al tanto atteso passaggio di Ethereum dal meccanismo Proof of Work al Proof of Stake e alla lodevole riduzione di consumo di energia pari al 99%. Non consapevole che i miner si sono semplicemente spostati su altri asset digitali, e che quindi stanno consumando altrove l’energia, la Commissione Europea ci rassicura. Il passaggio di Ethereum alla Proof of Stake dimostra che il tutto il mondo delle criptovalute può tranquillamente girare su questo metodo di consenso più efficiente e quindi la stessa si impegnerà affinché questo accada attraverso la creazione di uno standard (European Blockchain Services Infrastructure).
La redazione del documento è stata giustificata dagli accadimenti derivanti dall’invasione russa dell’Ucraina tra cui la conseguente crisi energetica. Questa, pare, ha incrementato il bisogno di garantire che l'UE aumenti sia la sua indipendenza dai combustibili fossili russi e la sua sovranità strategica nella creazione di un sistema energetico digitale. E visto che l’elettrificazione e la decarbonizzazione del sistema energetico sta accelerando, aumenta l’esigenza di digitalizzazione dello stesso per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Unione per il 2030 e il 2050.
Ciò richiederà azioni che riflettano una prospettiva sia a medio che a lungo termine così come una governance strutturata. Una prospettiva che coinvolgerà più comunità di stakeholder, aziende e partner internazionali e richiederà un uso intelligente di finanziamenti pubblici e investimenti privati. Ovvero un sistema basato su un modello di socialismo aziendale desiderato dal WEF che descrivevo in questo articolo.
Sistema energetico digitalizzato
Il comunicato passa in rassegna una serie di interventi che vengono o verranno promossi per favorire la transizione ecologica. Ad esempio, l’installazione pannelli solari fotovoltaici sui tetti di tutti gli edifici commerciali e pubblici entro il 2027 e su tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2029, l’installazione di 10 milioni di pompe di calore nei prossimi 5 anni e la sostituzione di 30 milioni di auto su strada con veicoli a emissioni zero entro il 2030. Obiettivo è la riduzione delle emissioni di gas serra (il cui legame con la crisi energetica derivante dalla guerra non pare chiaro) del 55% e raggiungere una quota del 45% di energie rinnovabili entro il 2030.
Investire in tecnologie digitali come dispositivi e contatori IoT intelligenti, connettività 5G e 6G, uno spazio di dati energetici paneuropeo alimentato da server di cloud edge computing per facilitare la transizione verso l'energia pulita, apportando benefici alla vita quotidiana. Questi possono aiutarci a visualizzare il nostro consumo di energia in tempo reale e ricevere consigli su misura su come ridurlo. Gli strumenti digitali possono controllare automaticamente la temperatura, caricare le auto elettriche e gestire gli elettrodomestici per beneficiare dei più bassi prezzi dell'energia, preservando un ambiente interno confortevole e salubre. Con gli strumenti digitali, le autorità pubbliche possono anche mappare, monitorare e affrontare meglio la povertà energetica, mentre il settore energetico può ottimizzare meglio le proprie operazioni e dare priorità all'uso delle energie rinnovabili.
Condivisione dei dati
Quando i burocrati parlano di sistema energetico digitalizzato, intendono un sistema in cui il fattore chiave è la disponibilità, l'accesso e la condivisione delle informazioni relative all'utilizzo di energia basate su trasferimenti di dati continui e su cui i cittadini non hanno diritto di replica.
Coordinare al meglio questi scambi di dati e costruire un quadro di coordinamento dell'UE per rafforzare l'interoperabilità tra diversi sistemi e soluzioni tecniche consentirà di ottenere più servizi innovativi per entrare nel mercato. Anche i principi generalmente applicabili dovranno essere rigorosamente rispettati, compresi quelli sulla sovranità dei dati dell'UE, sulla sicurezza informatica, e sulla privacy dei dati.
La questione sulla privacy dei dati è, ovviamente, un pro forma. Infatti, l'Europa sta disponendo la creazione di uno spazio comune europeo di dati sull'energia che dovrà iniziare la sua diffusione entro il 2024. La diffusione di un quadro di condivisione dei dati dovrebbe facilitare (ma non viene specificato il come o il perché) la partecipazione ai mercati all'ingrosso di oltre 580 GW entro il 2050.
I dati condivisi riguarderanno anche gli utilizzi di ricarica intelligente e bidirezionale dei veicoli elettrici, la partecipazione delle centrali elettriche virtuali ai mercati dell'energia e lo sfruttamento del potenziale delle comunità energetiche, degli edifici intelligenti e del riscaldamento intelligente mediante pompe di calore. Inoltre, le batterie per automobili verranno utilizzate per immagazzinare l'energia in eccesso, e cederla alla rete in caso di necessità (la cui fattibilità non viene messa in discussione), verificando quando il veicolo si trova in garage, anticipando i periodi di non utilizzo e monitorando la quantità di capacità inutilizzata che può essere messa a disposizione.
Più in generale, la proposta di normativa sui dati stabilisce nuove norme relative a chi può accedere ai dati generati nell'UE in tutti i settori economici e a chi può utilizzarli e chiarisce il diritto degli utenti di accedere liberamente ai dati generati dai loro prodotti e di utilizzarli, compreso il diritto di condividerli con terzi. Inoltre la normativa sulla governance dei dati mira a promuovere la disponibilità dei dati potenziando i meccanismi di condivisione e rafforzando la fiducia negli intermediari.
La Commissione Europea nota, però, che non tutti i consumatori sono in grado partecipare alla transizione energetica - o sono interessati a parteciparvi - nello stesso modo o con lo stesso livello di coinvolgimento. Ma dichiara di volersi assicurare che nessuno sia lasciato indietro nel processo della transizione digitale creando delle applicazioni ad hoc per il consumatore. L'evoluzione di tali applicazioni comporterà l'aumento del loro livello di intelligenza, grazie all'utilizzo di dati accurati sul consumo individuale e collettivo di energia elettrica ottenuti da dispositivi intelligenti per uso domestico, smart plugs, contatori intelligenti e altri dispositivi intelligenti di monitoraggio e misurazione e integrando l'intelligenza artificiale.
Al fine di rendere il monitoraggio dei consumi più semplice, l’Unione Europa ha anche intenzione di creare del cluster di consumo, ovvero delle comunità energetiche locali (controllante centralmente, s’intende). I sistemi energetici collettivi che coinvolgono un'intera comunità, o una città, possono consentire ai consumatori di connettersi e amplificare la loro interazione con il sistema elettrico e quindi fungere da polizia energetica nei confronti della comunità stessa. Per questo scopo verrà probabilmente sviluppata una piattaforma di sperimentazione per testare e simulare le comunità energetiche in combinazione con attività innovative quali lo scambio di energia basato sulle blockchain.
Energia, CO2 e politica
Quello che emerge dal comunicato è una confusione netta riguardo due argomenti diversi: il consumo energetico, da una parte, e l’emissione di gas serra, dall’altra. Nell’osservare che la narrativa della CO2 inquinante non produce la presa sperata, oppure semplicemente non si dimostra sempre sufficientemente funzionale al perseguimento del ventaglio degli scopi previsti, il nucleo del problema inizia a diventare il generico uso efficiente dell’energia, piuttosto che la produzione di energia che comporti livelli di inquinamento più bassi, oppure la conduzione di una narrativa mista senza senso. La sola presenza di questa grossolana confusione, sia questa voluta o meno, disarma la credibilità degli intendimenti.
È vero, la questione Ucraina-Russa ha posto l’esigenza di un’approfondita discussione sul tema della gestione energetica. Ma tutta la retorica presentata continua a stridere per più ragioni. Tra queste, il dubbio nesso tra l’esigenza di formare un’Europa più indipendente a livello energetico e la digitalizzazione e monitoraggio dei dati riguardo il comportamento dei consumatori di energia che, al massimo, prende un barlume razionale, seppur distopico, se lo scopo è quello del controllo finalizzato al razionamento oppure ad una maggiore pianificazione economica (ci torniamo in seguito).
Un’altra ragione risiede nel fatto che non una volta è stata menzionata un’intenzione, anche minima o eventuale, di affidarsi maggiormente all’energia nucleare. Ancora, non tanto la guerra in Ucraina, ma la guerra finanziaria alla Russia hanno causato un peggioramento della crisi energetica (sì, era già in atto). Già nel 2021 l’Europa, e tutto il mondo occidentale, era alla ricerca disperata di energia. Non tanto perché questa fosse carente ma perché vi era la necessità di un maggiore quantitativo finalizzato a contrastare i dissesti economici causati da precedenti investimenti istituzionali e politiche monetarie sconsiderate. Detto in altro modo, l’obiettivo era quello di contrastare lo spreco di energia, ovvero quella investita in progetti insensati ed improduttivi, con nuova energia che potesse alimentare nuovi investimenti possibilmente guidati da una ratio maggiormente economica e meno di potere.
Non è infatti da escludere il tentativo da parte dell’Occidente di entrare nel merito di quella che è essenzialmente, come nota David Stockman, una guerra civile nelle storiche terre russe, finalizzato alla destituzione di Putin e successivo inserimento di un governo da guidare e sfruttare per risucchiare il patrimonio energetico russo. Dopo tutto, difficile non osservare che la spinta verso est della NATO è stata un errore colossale e che, nello stesso tempo, Putin non ha né l'intenzione né le capacità di minacciare il resto d'Europa.
Ovviamente, le cose non sono andate esattamente in questo modo. La resistenza russa era stata decisamente sottovalutata, così come la politica rigida della FED che ha indebolito l’euro prima del previsto, giocando d’anticipo rispetto all’Europa. Gli Stati Uniti, infatti, sia dal punto di vista monetario che da quello energetico, stanno decidendo di slegarsi progressivamente dal vortice di follie europee cosa che confermerà l’affossamento dell’Europa ed una maggior indipendenza degli USA in un contesto di deglobalizzazione già in corso. Questa maggiore autonomia di pensiero la si evince anche dall’approccio, ambiguo ma più aperto e favorevole, che gli Stati Uniti stanno adottando in riferimento al mining di Bitcoin. Ovvero, gli Stati Uniti, o perlomeno alcuni stati come Texas e Florida, stanno iniziando a capire che una maggiore sicurezza energetica possa passare anche dal suo efficientamento (efficientamento reale della gestione dell’energia, non del controllo sulla popolazione).
Lo stesso tipo di follia e distacco dalla razionalità è quella che ha portato ad abbracciare la moda dell'energia green ed adottare politiche energetiche autodistruttive.
Nel frattempo, istituzioni e media mainstream sviano le colpe. Come i lockdown causati dal virus, il taglio del gas per colpa della Russia. Una serie di politiche volute, auto-indotte e con effetti negativi ricercati al fine di sgonfiare velocemente un’economia con le sue inadeguatezze pur conservandone ed, anzi, incrementandone il controllo.
Pianificazione energetica
Quanto esposto fino ad ora non dovrebbe lasciare dubbi sul fatto stiamo andando incontro ad un modello di società, quanto meno quella europea, in cui la gestione energetica risulterà essere estremamente pianificata, e quindi monitorata, da parte dei centri di governo (o non-governo) e dalle autorità pubbliche. Le nuove partnership che queste autorità vogliono stipulare con le aziende, che non hanno molta altra scelta, è l’ennesima conferma di questo ideale pianificato da raggiungere attraverso lo stakeholder capitalism.
Manuel Tacanho, in un approfondimento sugli obiettivi energetici che vedono l’Africa come protagonista, spiega che in teoria sta avvenendo una transizione energetica ma nella realtà non sta accadendo nulla del genere. L'odierna crisi energetica mondiale dimostra che il mondo ha un disperato bisogno di più, non meno, combustibili fossili. Prendendo in considerazione il caso della biomassa, la prima fonte di energia utilizzata dall'uomo, nonostante gli enormi progressi tecnologici e l'esistenza di carbone, petrolio e gas naturale, questa fa ancora parte del mix energetico odierno. Stando così le cose, non ha senso nemmeno parlare di eliminazione graduale dei combustibili fossili, i quali soddisfano quasi l'80% del fabbisogno energetico mondiale.
Non esiste alcuna transizione energetica, quello che abbiamo è accumulo di fonti di energia. L'umanità ha iniziato la sua storia con la biomassa e nel tempo ha aggiunto carbone, idroelettrico, petrolio, gas naturale, nucleare, eolico e solare. Oggi possiamo utilizzare queste fonti di energia combinate.
Una transizione dall'energia fossile all'energia eolica e solare è irraggiungibile per motivi materiali, tecnologici e ambientali, tra i tanti altri. La produzione combinata di energia di tutti i parchi eolici e solari esistenti non fornisce nemmeno il 5% del fabbisogno energetico mondiale, eppure il loro danno ambientale è già evidente. Ad esempio, i parchi eolici finanziati dall'Occidente in Kenya minacciano l'avifauna, comprese le specie in via di estinzione. Lo stesso negli Stati Uniti, dove le turbine eoliche hanno ucciso aquile e altri uccelli rari. Però gli animalisti non si sono fatti sentire.
Solo una fonte di energia può consentire all'umanità di eliminare gradualmente carbone, petrolio e gas naturale: il nucleare. L'energia nucleare può fornire energia pulita, affidabile, abbondante ed economica per tutti e per il futuro prossimo. Quindi se prendiamo sul serio le emissioni nette a zero e la protezione ambientale, dobbiamo abbracciare l'energia nucleare. Sì, è sicura e può essere resa ancora più sicura.
Lo sfruttamento delle energie rinnovabili richiede anche l’impiego di una tecnologia estremamente costosa il cui unico sensibile contributo alla società, nei prossimi anni, verrà rappresentato dall’innalzamento del debito che questa comporta (alla faccia delle future generazioni). Ciò che non risulta sufficientemente costoso, viene compensato dalle tasse. Si sentono beffati i produttori di energia verde. Di giorno e con il sole, sono autosufficienti e vendono la loro elettricità in eccesso, ma i ricavi che ottengono con gli impianti fotovoltaici che rendono più di 20 kWh vengono quasi azzerati dalle tasse, recita un articolo di Tito Giliberto.
Ma almeno un punto fermo deve necessariamente essere evidente. La pianificazione energetica ha come diretta ed inevitabile conseguenza la pianificazione economica. Le politiche incredibilmente interventiste dal punto di vista della gestione energetica descritte nel comunicato dovrebbero chiarire più o meno definitivamente la stretta connessione esistente tra i due mondi.
Laddove esiste un alto grado di pianificazione economica non può non presentarsi una pervasiva pianificazione sociale, sua diretta conseguenza. E allora è il caso di ricordare che la crescita dei livelli di pianificazione che a loro volta, la storia lo dimostra e il comunicato della Commissione Europea anche, non riescono a sussistere senza un controllo sempre più onnicomprensivo e pertanto senza limitare drasticamente le libertà individuali.
Questo è un articolo suddiviso in due parti. La Parte 2, che verrà pubblicata sabato 5 Novembre, sarà incentrata sull’approfondimento del legame tra la pianificazione energetica e quella economica e su Bitcoin.
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Dico spesso che la sorveglianza di massa è funzionale allo stato di welfare. Anzi, diventa tanto più essenziale quanto più ci si sposta verso il socialismo. Questo passaggio ne è una delle tante dimostrazioni:
"I dati condivisi riguarderanno anche gli utilizzi di ricarica intelligente e bidirezionale dei veicoli elettrici, la partecipazione delle centrali elettriche virtuali ai mercati dell'energia e lo sfruttamento del potenziale delle comunità energetiche, degli edifici intelligenti e del riscaldamento intelligente mediante pompe di calore. Inoltre, le batterie per automobili verranno utilizzate per immagazzinare l'energia in eccesso, e cederla alla rete in caso di necessità (la cui fattibilità non viene messa in discussione), verificando quando il veicolo si trova in garage, anticipando i periodi di non utilizzo e monitorando la quantità di capacità inutilizzata che può essere messa a disposizione."