La guerra delle valute: intervista a Francesco Simoncelli
Massa monetaria, interventismo, CBDC, oro e Bitcoin. La partita è aperta. Francesco Simoncelli analizza alcuni scenari passati, presenti e futuri.
Promettevano El Dorado, ci hanno dato un pugno di mosche. Forse neanche. In effetti, anche il pugno è stato tranciato.
Così viene descritto il modello economico (keynesiano) su cui si basa la società da più di mezzo secolo da Francesco Simoncelli, protagonista di questa intervista. Tra i maggiori e più conosciuti studiosi italiani dell’economia austriaca, Simoncelli è noto per il suo lavoro divulgativo, per i suoi libri, tra cui La fine delle fallacie economiche, il suo ruolo di docente preso la Mises Academy, Bcademy ed altri istituti. È spesso impegnato nella traduzione di testi internazionali ed è autore della postfazione dell’edizione italiana de Il Bitcoin Standard.
Livelli di inflazione che non si vedevano da quarant’anni, grave recessione economica alle porte, calo dei consumi, crisi energetica e crescenti disagi sociali. Tutto quello che sta accadendo non è precisamente ciò che l’economia keynesiana si prefiggeva di scongiurare attraverso il suo modello basato su spesa pubblica ed interventismo statale?
L’economia keynesiana è nata proprio questo, ovvero per giustificare l’interventismo statale all’interno dei panorami economici. Già negli anni ’70 la stagflazione aveva sconfessato la bontà di questi modelli. Tuttavia, ciò non ha intaccato il mantra accademico che si basava sulla promozione degli interventi attivi all’interno dell’economia da parte dello Stato, o della pianificazione centrale in generale. Anzi, da quel momento gli sforzi sono stati raddoppiati, portando all’iper-finanziarizzazione delle economie occidentali.
L’attività del modello keynesiano può essere definita come cannibalismo economico. Questa, infatti, non si confronta con un assioma che fa parte delle leggi economiche e che non può essere violato, ovvero il fatto che le leggi economiche siano apodittiche. Sebbene possano essere aggirate nel breve e medio termine, queste nel lungo termine non possono essere violate. Ma questo, a Keynes, non è mai interessato, dal momento che il mantra dei suoi ragionamenti è che, tanto, nel lungo termine siamo tutti morti. Ovviamente qualcuno vivrà nel lungo termine e sarà qualcuno che dovrà pagare quel costo inizialmente ignorato dalle pratiche economiche irresponsabili.
Ora, ad esempio, la legge dei rendimenti marginali decrescenti sta chiedendo dazio. Ovvero la legge che ci spiega che all’aumentare dell’interventismo, ovvero del debito, diminuisce progressivamente la quantità di ricchezza creabile attraverso gli interventi fino ad arrivare al punto in cui gli interventi stessi iniziano a causare direttamente l’erosione della ricchezza reale. Tutto ciò contribuisce a creare una pletora di zombi all’interno dell’economia che continueranno a rosicchiare quelle risorse economiche scarse che potevano essere utilizzate da attori che le avrebbero messe a miglior frutto e con un calcolo economico coerente con logiche di mercato. Al contrario, abbiamo assistito ad uno spreco continuo fino ad arrivare, oggi, al lungo termine ed alla cosiddetta fine della strada.
Questo dramma non ha visto solo il keynesismo come protagonista. Anche altre teorie economiche sono state prese come modello per continuare a giustificare l’interventismo. Una di questa è quella del monetarismo, sviluppatosi dopo che Milton Friedman riuscì a giustificare lo scoppio della Grande Depressione degli anni ’30 nel modo che risultava più conveniente ai governi. Secondo lui, infatti, in quell’occasione la Federal Reserve era stata troppo conservativa. Da quel momento, nuove crisi sarebbero state risolte con un interventismo sempre maggiore supportato dall’idea che la massa monetaria dovesse crescere annualmente secondo determinati parametri per garantire la stabilità economica. Le banche centrali non hanno neanche rispettato quei parametri, applicando questa teoria semplicemente come nel modo in cui risultava più comodo in un dato momento storico. Tutto ciò ha comportato delle gravi distorsioni economiche che, a loro volta, conducevano a nuovi errori che venivano continuamente ignorati.
Tuttavia, queste teorie sono state apprezzate e continuano ad essere implementate, visti i privilegi che comportano per i vertici. L’effetto Cantillon ne è un esempio.
A livello sociologico, Frank Chodorov ci ricorda che una delle pulsioni più ataviche dell’individuo è quella di cercare di vivere al massimo con il minimo sforzo. L’interventismo ed il lassismo monetario permettono questo tipo di prospettiva, o almeno fino a che il gioco non si rompe. Chodorov ne parla ne L’ascesa e la caduta della società in cui partendo dal suo aforisma, presenta tutte le sue nascoste conseguenze. Consiglio a tutti di leggerlo.
Il ruolo del keynesismo è quello di infrangere le leggi economiche. Le regole, come abbiamo già detto, possono essere aggirate. Ma c’è un fattore che non lascia scampo. Il keynesismo, a differenza della scuola austriaca, non ha una teoria strutturata del capitale. Questo, infatti, viene trattato come una amalgama informe fatta di componenti omogenee. Ovviamente la struttura del capitale non funziona così. Come comunicava Hayek attraverso il suo triangolo hayekiano, una volta che si va a perturbare un equilibrio dinamico ci saranno delle conseguenze a valle e a monte che causeranno dei mismatch tra domanda e offerta. Inoltre, a differenza di quanto pensano monetaristi e keynesiani, l’attore principale dell’economia è sempre e comunque l’individuo. L’essere umano agisce dinamicamente ed in modo non prevedibile coerentemente con il proprio set di valori. Ecco perché l’interventismo e la pianificazione economica non richiesta dal mercato creano delle distorsioni che portano ad inflazione, deflazione, sovraproduzione e sottoproduzione. È un sistema che distorce i desideri degli individui stimolando una produzione a livello di beni strumentali e di beni di consumo che non è assolutamente in linea con le reali necessità degli attori di mercato.
Molti settori sono gonfiati artificialmente e, giustamente, ora stanno iniziando a sgonfiarsi. Siamo in una fase di bust del tutto normale che, tuttavia, non ci sarebbe stata se prima non avessero creato artificialmente la fase di boom.
In ultima analisi, direi che il keynesismo è stata l’apertura degli inferi economici. Quella giustificazione accademica di cui si aveva bisogno affinché si lacerasse definitivamente l’economia sana e solida del liberalismo classico che fino al 1936 era sempre stata considerata la miglior forma di economia, come ad esempio dimostrò la crisi degli anni ’20 che durò solo un anno. La Grande Depressione durò, invece, dieci anni.
Adesso, questo compito accademico è stato affidato alla MMT (Teoria Moderna della Moneta).
Sembra che qualcuno, però, voglia iniziare a cambiare le carte in tavola. In suo articolo, lei scrive che la Shanghai Corporation Organization sta lavorando alla creazione di un nuovo mezzo di scambio per il commercio internazionale che potrebbe essere in gran parte basato sull’oro.
Governi e istituzioni, soprattutto nel panorama BRICS, stanno iniziando a capire l’importanza del denaro sano e onesto? Gli Stati Uniti potrebbero imitarne la logica, dal momento che si stanno progressivamente slegando dal vortice di errori economici europei?
Come sappiamo, il denaro non è coperto da nulla e, quindi, tutto ciò che lo mantiene in piedi è la domanda. Nel momento in cui la domanda inizia a venir meno a causa della mancanza di fiducia verso il mezzo di scambio, la manipolazione dell’offerta non può fare nulla per salvare la moneta. Il nostro attuale mezzo di scambio, infatti, è la fiducia. Mises definiva infatti il denaro scoperto come denaro fiduciario.
Nel passato, tutte le forme di denaro scoperte come la nostra si sono estinte finendo nella pattumiera della storia. Oggi c’è una consapevolezza, anche a livello istituzionale, che questo denaro (fiat) sia arrivato al capolinea, e alcuni percepiscono la necessità di trovare un mezzo che abbia valore intrinseco. Se è vero che nulla, formalmente, abbia un valore intrinseco, è sicuramente vero che il denaro fiat un valore intrinseco ce l’ha ed è pari a zero. Non è un caso che da due anni a questa parte si stiano cercando sempre più modi per controllare ogni aspetto della società. Quello che si vuole ottenere è una demolizione controllata del sistema per poi far partire una ricostruzione altrettanto, o più, controllata che potrebbe avere le CBDC come protagoniste.
Tuttavia, non tutti sono d’accordo con questo piano. Voglio far notare una cosa che spesso sfugge: a livello istituzionale e di pianificazione centrale, non esistono confini. Esistono semplicemente delle fazioni o, come piace chiamarle a me, bande criminali. Queste bande stanno ora facendo quello che gli viene meglio: saccheggiare il saccheggiabile per poi cercare di ricostruire la società secondo delle linee molto più rigide. Come dicevo, il loro sistema deve basarsi sulla fiducia e la fiducia si può ricostruire solo in due modi. Uno è quello di operare una riabilitazione della propria credibilità e l’altro consiste nell’obbligare le persone a fidarsi.
Da un lato abbiamo l’Europa, che sceglie la strada della violenza. Dall’altra abbiamo i BRICS, che vanno verso una presentazione sulla scena mondiale come Nazioni affidabili e credibili. Come ottenere questa fiducia? Affidandosi a ciò che la storia ha insegnato: la continua esigenza di un ritorno alla tangibilità. In questo caso, all’oro.
Quello che vogliono fare è una sorta di diritto speciale di prelievo non basato sulle valute scoperte, ma basato sulle commodities, di cui una fetta abbondante sarà rappresentata dall’oro, sebbene i piani in questo senso non siano ancora del tutto chiari.
Abbiamo poi gli Stati Uniti. È vero, gli USA si stanno sganciando dal Coordinated Central Banking Standard, ovvero l’alternativa al Dollar Standard, defunto nel 2008. L’anno scorso, la FED ha dichiarato indipendenza da questo sistema, e sta percorrendo una strada che la porterà a mettere ordine nei propri conti. Incontrerà moltissimi ostacoli, ma, se vogliono, possono riuscire a ristrutturare il loro debito. Ad esempio, possono emettere nuove obbligazioni la cui cedola, o una parte di essa, potrebbe essere pagata in oro. Quest’idea emergeva già durante la presidenza Trump, ma poi non ha visto la luce. Di questi tempi, sta tornando in auge. Questo non solo permetterebbe di premiare coloro che investono in questo tipo di strumento, ma riuscirebbe anche a rendere il debito americano più gestibile.
L’Europa potrebbe anche fare una mossa del genere. E ne avrebbe davvero bisogno. Perché per salvarsi non può ricorrere agli escamotage che adotterà la Banca D’Inghilterra, attualmente in bancarotta. Potrebbe anche mettere a bilancio l’oro distribuito tra le varie nazioni. Tuttavia, se da una parte gli Stati Uniti stanno andando verso una progressiva decentralizzazione statale, l’Europa sta adottando la soluzione opposta.
Bitcoin, in tutto questo, avrà un ruolo importante. Ma già adesso è sceso in campo. Facendo tornare in auge l’oro, le nazioni proveranno a riacquisire la loro credibilità e fiducia agli occhi del mercato. Nello stesso tempo, però, sono ben consapevoli che creare una Bretton Woods 2.0 può andare a loro diretto vantaggio politico, così come la storia ci ha insegnato che la prima Bretton Woods è stata usata in modo sconsiderato. L’oro, infatti, può essere centralizzato e censurato.
Secondo me, la ragione per cui gli Stati stanno scegliendo questa strada è proprio perché adesso c’è un nuovo giocatore non attaccabile e non censurabile in città, ovvero Bitcoin. L’approccio che stanno adottando è quello del il nemico del mio nemico è mio amico. Ci sono comunque diversi gruppi negli Stati Uniti che vogliono far emergere Bitcoin come tecnologia e mezzo di pagamento, in modo ufficioso, non potendosi permettere di proporlo ufficialmente. Questi Stati tenderanno comunque a fare il possibile per perseguire quelle azioni che possano portare il maggior beneficio alla loro popolazione.
Tuttavia, un personaggio politico che sponsorizza Bitcoin deve, di fatto, essere pronto a cedere almeno parzialmente il suo potere e consegnarlo direttamente nelle mani della popolazione.
Esatto. Ci sono politici hanno a cuore la libertà ed il benessere della popolazione. Si tratta anche di un modo di agire diverso, con l’idea di sbaragliare la concorrenza. In Europa, purtroppo, questa strategia non è replicabile. Nel corso del tempo, più di mezza Europa è stata influenzata dal cosiddetto illuminismo francese. Gli Stati Uniti ed il Regno Unito, al contrario, sono stati influenzati, e resi grandi, dall’illuminismo scozzese.
L’illuminismo francese e di Rousseau ha aperto le porte ai totalitarismi del XX secolo ed al feticismo per il socialismo in generale, così come per l’interventismo. È ancora una delle ragioni per cui nei programmi scolastici di filosofia ci si ferma ancora a Marx. La mentalità aperta alla libertà ed al libero mercato è invece maggiormente radicata negli Stati Uniti. E dal momento che la guerra delle valute assume sempre più le sembianze di un feroce cannibalismo, anche gli USA faranno tutto ciò che è necessario per tentare di giocare delle carte vincenti.
Abbiamo quindi chi sta continuando a scommettere su un sistema fiat rinnovato (Great Reset), chi vuole scommettere sull’oro e chi su Bitcoin.
Sì. Ovviamente chi si aspetta un ritorno al Gold Standard pre-1914 vedrà le sue speranze infrangersi. L’unica ragione per cui alcune fazioni vorranno davvero spingere per soluzioni legate all’oro risiede, purtroppo, nella sua centralizzazione visto che il metallo giallo continuerà ad essere affidato alle banche centrali. Come accaduto in passato, l’oro potrà essere ritirato dal mercato in qualunque momento. La natura fisica dell’oro lo rende ormai inadatto come strumento utile all’ottenimento di una libertà economica. Non è un caso la nascita di Bitcoin. Si tratta di una soluzione nata spontaneamente dal mercato vista la spasmodica necessità degli individui di arrivare ad ottenere nuovamente un mezzo per tornare a comunicare tra di loro. La non censurabilità di Bitcoin va proprio in questa direzione.
Non è assolutamente vero, tra l’altro, che la sua è una storia che inizia nel 2009. Il teorema della regressione di Mises è completamente soddisfatto ed è espressione di una necessità che gli individui hanno sentito come propria sin dal 1914, da quando sono stati separati dall’oro fisico.
Le istituzioni sono ben consapevoli della censurabilità dell’oro e la cosa, ovviamente, va a loro vantaggio. Ecco perché questa diventa la soluzione prediletta davanti al rischio di una crisi che possa intaccare fortemente l’impianto di pianificazione centrale che è stato imbastito nel corso del tempo.
Fiat Standard, Gold Standard, Dollar Standard e Bitcoin Standard. Quale che sia lo standard utilizzato, l’economia si sta fermando in virtù di un debito incolmabile. Che il Great Reset possa essere anche un Debt Reset?
È esattamente il piano che hanno in mente. In particolare, è il piano della fazione che fa riferimento al WEF. Il piano è quello di andare in bancarotta a causa del debito attuale e poi emettere strumenti obbligazionari (perpetual bonds) per ripartire daccapo. Un’idea ventilata tempo fa da George Soros e che adesso sta tornando in auge, per quanto riguarda l’Europa. L’attuale inflazione dei prezzi serve solamente a comprare tempo ed a centralizzare il più possibile le risorse seguendo il progetto iniziato nel 2020. Dopo tutto, l’attuale assetto economico e sociale è evidentemente insostenibile.
Sul piano monetario, non cambierà nulla. Questa struttura di privilegi è quanto di più desiderabile che possa esistere per chi detiene il potere. Ma anche la prospettiva di uno scenario di iperinflazione non andrebbe comunque a risolvere una serie di problemi tra cui la spada di Damocle dei fondi pensione. Rimarrebbero vivi, infatti, gli obblighi futuri nei confronti dei pensionati. Ed essendo questo il più grande schema Ponzi mai inventato dall’uomo, il suo destino è quello della bancarotta. In questo momento si sta cercando di guadagnare tempo per cercare di trovare una via d’uscita a questo annoso problema.
La via d’uscita, chiaramente, è quella del controllo e del razionamento. Sta accadendo quello che Mises aveva previsto: il fallimento dell’economia mista.
Che fine faranno i creditori?
Ci sarà la figura del benevolent dictator. È un tipo di figura che già conosciamo bene ed è ben rappresentata, ad esempio, nella struttura di Ethereum. La salvezza di alcuni sarà l’ultima presa di potere dei potenti, se il piano va a buon fine.
Il World Economic Forum prevedeva addirittura una scalata degli Stati Uniti. Il piano era quello di avere un continuo flusso in entrata di capitale dagli USA e dall’altro un afflusso di energia a basso costo proveniente dalla Russia, previo crollo dell’attuale governo, ovviamente. Non è andato tutto come previsto, come accade sempre ai piani centrali. Anche in questo caso, l’imprevedibilità dell’essere umano si è fatta sentire. Powell, dal canto suo, sta continuando a fare di tutto perché questo piano europeo fallisca. Come dicevo prima, infatti, a livello di élite, i confini non esistono ma esistono solo fazioni che, come le bande mafiose, sono perfettamente in grado di trovare, di tanto in tanto, qualche specifico accordo, come nel caso della guerra delle sanzioni alla Russia, seppur non abbia funzionato. I confini sono pensati per il popolo comune affinché questo venga usato come carne da cannone e tosato da fisco e inflazione.
Alcune volte gli accordi, però, possono anche disintegrarsi. Ed è ciò che è appena successo. Ad esempio, il secondo quantitative easing da parte della Federal Reserve era pensato fondamentalmente per salvare l’Europa. Eppure adesso la Federal Reserve ha dichiarato indipendenza inaugurando un nuovo strumento attraverso il quale viene indicizzato il debito statunitense che è molto più gestibile di quello europeo ed è ora intenzionata a lasciare l’Europa al suo destino.
Sembra che la tesi sia quella di un approccio maggiormente liberale degli Stati Uniti che si riflette in un’apertura verso Bitcoin così come un approccio maggiormente socialista dell’Europa che si riflette in un rifiuto completo di Bitcoin. Potremmo allora immaginare, al contrario, un’Europa più aperta alle CBDC ed un’America meno aperta verso questa tecnologia?
Precisamente. Da questo punto di vista l’Europa è defunta e non c’è nulla che si possa fare per recuperarla. Lo stesso discorso vale per l’euro. E se non ci sarà una CBDC, l’euro continuerà il suo collasso magari arrivando a 70 centesimi sul dollaro. Si cercherà di congelare gli asset delle persone, in un modello simile a quello del credito sociale cinese, ancorato alla buona condotta come la valutazione del carbon footprint, per altro tra le principali cause degli aumenti dei costi energetici secondo una politica precisa e voluta. Se c’è un posto in cui le CBDC vedranno effettiva luce, quel posto è certamente l’Europa. È probabile che Bitcoin potrà rappresentare un mercato parallelo. Diversamente, negli Stati Uniti, Bitcoin potrebbe avere un ruolo da protagonista. Tuttavia, è probabile che nel corso del tempo le persone si abitueranno ad utilizzare il mercato nero, come nel periodo dell’URSS. La storia ci insegna che, nel tempo, il mercato nero vince. Chiaramente, però, il problema è sopravvivere in quell’intervallo di tempo.
Negli Stati Uniti vediamo la pubblicazione di diversi report sulle CBDC da parte di Federal Reserve e IMF. Io penso che siano tutte chiacchere. Non penso che le CBDC verranno mai adottate dagli Stati Uniti, soprattutto dopo la frattura che c’è stata con l’Europa. Il potere delle banche commerciali americane difficilmente permetterà alle CBDC di renderle obsolete. Le CBDC, tra l’altro, andranno ad esacerbare l’attuale scenario di fuga dei capitali dall’Europa verso BRICS e USA. Gli Stati Uniti si preparano ad attraversare un periodo duro, ma questo passerà molto più in fretta rispetto a quanto accadrà in Europa.
Il piano dell’Europa, diretta verso l’oblio, resta tale. Il piano di cannibalizzare la propria popolazione. Non accadrà il prossimo anno e non tra due anni, ma è probabile che accada.
In ogni caso, noi conosciamo la soluzione. Abbiamo un piano B. Un piano che comprende anche una finestra di nuove opportunità e soluzioni che neanche ancora conosciamo.
Io sarei interessato ad approfondire il tema dei fondi pensione e della loro probabile bancarotta da quanto indicato nell'articolo. Se avete articoli/pubblicazioni/libri da indicarmi dove si affronti l'argomento , ve ne sono grato
Grazie dell’articolo, sono d’accordo su tutto. Mi rimane una domanda : se è vero che la pianificazione centrale su larga scala è inefficiente, come si spiega la crescita della Cina? Avete per caso testi da consigliare per comprendere il loro modello economico e sociale? Perché ahimè in occidente vedo molte persone che strizzano l’occhio verso quel modello malsano…