Bit24 #11 – Salario minimo, Migranti, Salari Reali, Social Card
Undicesimo episodio di Bit24, una rubrica che ogni 24 del mese ripropone i contenuti condivisi sui social media dal Sole 24 Ore.
Impiego minimo
Ho finalmente occasione di dire qualcosa riguardo al salario minimo. Tra i punti della proposta delle opposizioni troviamo una soglia minima di nove euro all’ora e una commissione per controllare e aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario. Arrivo subito al punto: non sono necessari studi quantitativi per accertare che l'aumento del salario minimo si tradurrà in un aumento della disoccupazione. A parità di condizioni, un prezzo superiore diminuirà la richiesta di un determinato bene. Se si nega questa legge, si nega ogni ragionamento economico.
Con il salario minimo si rischia di creare un ostacolo per l'assunzione di persone se il loro lavoro non produce più del salario minimo. Se un lavoratore, di qualunque tipo, è in grado di produrre l’equivalente di 5 euro all’ora, nessuno lo assumerà per 9 euro all’ora. L'argomento secondo cui i cittadini non dovrebbero essere trattati così miseramente da ricevere un salario inferiore ai 9 euro, non è basato sull'economia ma su una posizione morale di coloro a favore dei salari minimi. Un altro aspetto pericoloso dei sostenitori di questa politica è che credono che il governo dovrebbe essere l'unico a garantire l'assistenza, sotto forma di saggi salariali artificiali. Ma i governi difficilmente sono gli unici capaci di fornire aiuto ai poveri ed ai bisognosi.
Inoltre, l'idea che il governo possa manipolare l'economia per qualcuno senza conseguenze per altri, è una stupida illusione. Una stupida illusione per chi ci crede, ovviamente, perché per il governo ciò rappresenta una dinamica assolutamente conveniente dal momento che si rendono più persone dipendenti dalle leggi statali. L'altro errore con l'idea che le compagnie ricorreranno ad una collusione per mantenere i saggi salariali estremamente bassi, è che non viene presa in considerazione la competizione. Ciò è facilmente dimostrabile dal fatto che la maggior parte dei lavoratori è già pagata più del minimo previsto.
Nel bisogno (della pensione)
Continua la propaganda dei vantaggi dell’immigrazione. Nulla di falso, comunque, allo stato (marcio) attuale. È chiaro che se non stessimo affogando nel mare di fango fiat vomitato dalle banche centrali in questo momento non avremmo motivo di parlare di migranti. Non in questo modo, almeno. Probabilmente anche loro non avrebbero bisogno di migrare. Ma la realtà, lo sappiamo, è diversa.
Negli ultimi anni i politicanti hanno gettato la maschera sull’argomento: i migranti ci servono per non far collassare l’economia. Alla faccia di dignità e di salario minimo. Gli impegni pensionistici stanno portando le finanze pubbliche verso una crisi sempre più profonda e che dev'essere affrontata. L’innalzamento generale dell'età pensionabile non dovrebbe sorprendere, così come la rabbia delle persone. La Francia è un ottimo esempio.
Prendiamo un altro esempio, uno che piace tanto ai socialisti: i migranti che fanno lavori che i cittadini attuali, come quelli italiani, non vogliono fare, principalmente perché sottopagati o perché di italiani non ce ne sono abbastanza perché la gente è preda di crisi finanziarie oppure valoriali. La soluzione? Mettere su un commercio di schiavi tanto grande da far invidia ai più appassionati gruppi di gesuiti. Poi, per dar loro il colpo di grazia, travestito da una parvenza di dignità, aggiungiamo il salario minimo, cosa che contribuirà a schiavizzare anche tutti gli altri. Qualcosa è profondamente rotto nel sistema. Evidente, no?
In Italia si mangia bene
L’impennata dell’inflazione a cui, ci tiene a spiegare il Sole 24 Ore, ha molto contribuito la guerra in Ucraina, non è stata accompagnata da una corrispondente crescita dei salari nominali. I salari reali sono così diminuiti in molti Paesi Ocse. Il calo dei salari è stato maggiore sui bassi redditi, dove la flessione in Italia tra il primo trimestre del 2022 e il primo trimestre del 2023 ha raggiunto il 10,3%.
Strano, non lo diciamo mai che la stampa di denaro mette in ginocchio i poveri prima di tutti, vero?
La dipendenza dalla stampa di denaro e dal debito è diventata così profondamente radicata che la propaganda mainstream ha perso ogni parvenza di prospettiva storica e giudizio realistico sul percorso su cui è diretto l'attuale sistema.
Questi dati non sorprendono. Un sistema finanziario perverso, in cui le banche sono state incentivate a concedere prestiti a società statali obsolete e indebitate, a municipalizzate e a finanziare ingenti spese pubbliche locali e nazionali. Ciò ha portato alla più alta cifra di prestiti non performanti in Europa. Un fiorente ecosistema di esportazioni e piccole imprese è stato costantemente azzoppato dalla tassazione e dalla burocrazia. Ciò ha ridimensionato fortemente le aziende fiorenti, le quali sono andate attivamente alla ricerca di fortuna al di fuori dell'Italia.
Per questo motivo e altri, la spesa pubblica ha continuato a salire ben al di sopra delle entrate. Poiché l'Italia, come Spagna e Portogallo, ha deciso di penalizzare i settori ad alta produttività con l'aumento delle imposte, le entrate sono diminuite mentre le spese hanno continuato a salire. L'Italia, come tanti Paesi nella periferia dell'Europa, ha creato un massiccio effetto crowding out alimentato dal settore pubblico a scapito di quello privato. Non è un caso se la maggior parte dei cittadini in Italia, come in Spagna o in Portogallo, preferisca essere dipendente pubblico piuttosto che imprenditore.
Allontaniamoci dai periodi più recenti. Andiamo al 2014, quando non c’era un Putin da incolpare, quando le estati erano fresche, quando l’acqua era abbondante e il virus era una nuvola nera ancora lontana, che sorvolava i cieli nei pressi dei laboratori di Wuhan.
Prendiamo un articolo che cita David Stockman nel 2014, appunto. Riferendosi al caso italiano, scriveva:
Inutile dire che negli ultimi 14 anni il massiccio stimolo fiscale ed i tassi di interesse ultra-bassi della BCE, non hanno prodotto la crescita e la prosperità promessa. In realtà, la macroeconomia in Italia è precipitata in un declino secolare scioccante.
Lo stesso schema lo ritroviamo nelle tendenze del PIL complessivo dell'Italia — la cui base imperfetta considera la spesa pubblica come parte della "crescita". Sin dal 2005, il PIL in Italia ha fatto registrare performance più negative che positive. Di conseguenza, il livello effettivo del PIL reale è ormai decaduto ai livelli raggiunti 14 anni fa.
Dopo 14 anni di espansione del debito senza precedenti e di finanziamenti allegri della BCE, la crescita del PIL in Italia è precipitata dal 4% al -0.5% secondo l'osservazione più recente. Eppure non c'è mai stato nemmeno un accenno nel copione keynesiano che ritenesse possibile una contrazione secolare di questa grandezza. Aggiungeteci anche i dati demografici negativi in Italia, ed otterrete una trappola del debito che non lascia scampo. Se George W. Bush fosse stato un economista, avrebbe esclamato: "Questa bagnarola non reggerà molto a lungo".
La tessera annonaria
L'11 luglio il governo ha presentato la carta Dedicata a te, che consentirà a 1,3 milioni di famiglie di avere, ha affermato Giorgia Meloni, circa 400 euro da poter spendere negli esercizi commerciali per l'acquisto dei generi di prima necessità fino all'esaurimento dei 500 milioni stampati dalla BCE.
La carta Dedicata a te sarà materialmente una Postepay. I beneficiari dovranno attivarla effettuando almeno un pagamento entro il 15 settembre 2023, pena la decadenza dal contributo. Combattere l’inflazione creando altra inflazione. Geniale, no? In realtà sì perché, di nuovo, sul tavolo sono in gioco potere e controllo, certamente non il benessere economico, non quello dei cittadini. È bene capire che si tratta di partite completamente diverse, con regole altrettanto diverse. Inoltre, i voti di molti sono arrivati grazie al piano della destra di rimuovere il reddito di cittadinanza: è abbastanza chiaro il quadro generale della presa in giro di tutto ciò?
In pratica, la destra di Giorgia Meloni non va oltre al combattere, nelle modalità rigorosamente esasperate e paradossali che la contraddistinguono, la denaturalizzazione del linguaggio facendosi chiamare signor Presidente. Per tutto il resto, c’è il socialismo.