La Storia Infinita e l’evasione dalla realtà (Parte 1)
Perché la lettura del celebre romanzo di Michael Ende potrebbe esserci d’aiuto nell’epoca della disillusione.
La storia infinita è un romanzo fantasy dello scrittore tedesco Michael Ende pubblicato nel 1979, diventato molto celebre tra le masse soprattutto dopo l’uscita dell’omonimo film. Film per altro tanto odiato dall’autore da non voler comparire tra i titoli di coda. In un mondo dove la letteratura si impone sia sempre politicamente impegnata, questo romanzo è stato accolto inizialmente dalla critica con molto scetticismo, cosa che persiste ancora oggi.
Michael Ende fu infatti accusato di escapismo, di assecondare quell’atteggiamento giovanile di estraniarsi da una realtà verso la quale si prova un senso di disagio. Ma è solo questo il romanzo di Michael Ende? L’ennesimo elemento sociale, direbbe Marx, che ha lo scopo di illudere il popolo con la promessa di un rifugio?
Se da una parte veniva liquidato come romanzo per ragazzi, altri lo definivano come un vero e proprio romanzo filosofico, e la presenza di numerose citazioni ed elementi culturali etichettavano il romanzo come più che altro fruibile da un pubblico adulto.
Per chi non fosse familiare con la trama dell’opera, il romanzo parla dell’unione di due mondi, quello del protagonista, Bastiano, e quello della fantasia, Fantàsia. Nella concezione di Michael Ende, esistono due piani di realtà: il nostro mondo e il mondo dell’immaginazione (quello che Tolkien chiamerebbe mondo secondario).
Bastiano è un ragazzino bullizzato, sovrappeso e sprovvisto di qualsiasi tipo di carisma. I drammi non sono solo quelli che vive a scuola, ma anche quelli che vive a casa: sua madre non c’è più e il padre è entrato in un vortice depressivo che lo porta a dimenticarsi della presenza del figlio. All’inizio della trama, Bastiano trova un libro intitolato, appunto, La Storia Infinita. Questa storia parla di un altro ragazzino, Atreiu, che ha il compito di salvare il regno di Fantàsia, colpito da quella che sembra una sorta di malattia che avvolge luoghi e persone nell’oscurità, nel nulla. Insieme a Fantàsia, anche la sua sovrana, l’Infanta Imperatrice, sta svanendo, per così dire: è malata anche lei, come Fantàsia, e rischia di morire.
Il romanzo si presenta con il testo scritto in due diversi colori. La parte di testo verde riguarda la narrazione all’interno nel mondo di Fantàsia, mentre il rosso è il colore della narrazione all’interno del mondo reale. Quando Bastiano entrerà all’interno del libro, nell’altra dimensione, allora anche le sue avventure saranno scritte in verde.
Trama e simboli
Per quanto la trama possa sembrare banale, l’entusiasmo generale di questo romanzo deriva dalla sua capacità di parlare dell’argomento più complesso in assoluto: la conoscenza di noi stessi. La storia parla di un protagonista che voleva essere qualcun altro, senza aver mai colto l’importanza di cambiare sé stesso, cosa che troverà il coraggio di fare solo verso la fine della storia, presso la Casa che Muta, ovvero quell’edificio che non solo cambia costantemente nel suo mostrarsi agli altri, ma che cambia per sempre chi vi entra.
Nella vicenda, raccontata con l’espediente metanarrativo che prevede il coinvolgimento del libro dentro il libro (il libro stesso, La Storia Infinita, è uno dei personaggi), contiene un chiaro invito da parte dell’autore verso il protagonista e verso noi lettori, alla sospensione del giudizio dell’incredulità. L’invito è quello di cercare qualcosa di superiore.
Atreiu ha il compito di scoprire che cosa può guarire l’Infanta Imperatrice, affrontando un vero e proprio viaggio iniziatico.
Considerando solo questi elementi dell’opera, risulta già faticosa la pretesa di volverci vedere dell’escapismo. Piuttosto, si tratta di un romanzo che mette l’uomo davanti alla necessità di affrontare la realtà pur certo ammettendo che per farlo può rivelarsi fondamentale affidarsi anche alla fantasia. In questo senso si sposa perfettamente l’immagine dello specchio, metafora junghiana, che Atreiu trova nel suo percorso, mentre deve affrontare le prove iniziatiche per poter proseguire nella storia. Si tratta di uno specchio del tutto particolare che non riflette la propria immagine esterna, come farebbe qualunque specchio, ma quella interna: il riflesso, quindi, del proprio Io interiore. Chi vuole passarci attraverso, infatti, deve entrare in sé stesso. Non è una prova banale, poiché quando riusciamo davvero a vedere quel riflesso, quello che mostra chi o che cosa realmente siamo, la tentazione è subito quella di scappare.
Così Atreiu vede sé stesso in quello specchio, ma non il sé stesso che vive in Fantàsia, ma la sua immagine riflessa nel mondo reale, ovvero Bastiano. Proprio come lo stesso Bastiano, leggendo il libro La Storia Infinita, si trova a riflettersi in Atreiu, trovando in quel ragazzo più agile e coraggioso ciò che lui stesso vorrebbe e potrebbe diventare. È uno dei momenti in cui il velo tra realtà e fantasia si strappa. Come il libro stesso, lo specchio diventa un portale tra i due mondi.
Supponiamo che tu sia riuscito a passare attraverso la prima porta. Allora, e solo allora, esisterà per te la seconda porta. La Porta dello Specchio Magico. Quando ci si sta davanti, ci si vede rispecchiati, naturalmente non come in uno specchio comune, questo va da sé. Non si vede il proprio aspetto, ma il proprio io interiore, come è in realtà. Chi vuole passare deve, per intenderci, entrare in sé stesso. È capitato che certuni, proprio quelli che si ritenevano più sicuri e irreprensibili, quando si sono visti davanti il ghigno che li fissava dallo specchio, siano scappati urlando di terrore.
L’ultima prova prevede che l’iniziato oltrepassi una porta sprovvista di chiave e di serratura. La condizione che permette all’eroe di passare dall’altra parte è che egli lasci andare il suo desiderio di possesso, inteso come la necessità di deporre il proprio ego.
È importante che in quest’epoca disillusa, dove l’immaginazione viene utilizzata solo a fini di mero intrattenimento, fini volti a riempire vuoti interiori, non si faccia l’errore di pensare a priori che questa tipologia di racconti (per bambini?) non sia in grado di trasmettere efficacemente messaggi universali attraverso il suo simbolismo. O, tanto meno, che sia una menzogna. Poiché questa è, in effetti, la verità contraddittoria dell’esperienza artistica. Ovviamente non c’è nulla di male nelle storie che, semplicemente, vendono. Se però questa componente materialistica non diventi agente deprimente verso le storie creatrici e l’immaginazione in generale.
La storia infinita è un messaggio, un invito diretto che l’autore fa ai suoi lettori: l’invito a scommettere che le avventure di cui ci si innamora avvengano realmente, poiché si svolgono in un luogo forse a tratti poco concreto, ma estremamente reale dell’esistenza: la propria immaginazione; la propria interiorità. Un messaggio che diventa centrale soprattutto in un’epoca come la nostra, dove la dimensione interiore, che è difficilmente condivisibile o direttamente mostrabile agli altri, è atrofizzata e preda di quel Nulla che divora Fantàsia.
Il dualismo tra realtà e fantasia
L’autore ha voluto mostrare l’interscambio tra realtà e fantasia in diversi modi e passaggi. Lo si vede anche nel macrocontesto della storia, dove questo dualismo è rappresentato da Bastiano, da una parte, e da Atreiu dall’altra, come già detto. Sottrarci da questo dualismo è un’impresa difficile, forse impossibile? Michael Ende sembra pensarla così, evidenziando quindi la necessità di far convivere entrambe queste dimensioni dentro e fuori di noi. Attraverso la fantasia, quindi, possiamo intervenire sulla realtà, che a sua volta ha nuovi strumenti per intervenire nuovamente su sé stessa, in un eterno ritorno che si perpetua come le storie stesse e, in particolare, come La Storia Infinita, che è un libro che, all’interno della sua meta-narrazione, non termina mai di essere scritto e varia in base alla persona che legge/vive la storia, come Bastiano.
Il messaggio parla quindi nella necessità di tornare a credere che le storie (ma anche l’immaginazione e il senso creativo in senso lato) possano impattare sulla realtà e che invece la disillusione, il nichilismo, il cinismo, il materialismo portino alla distruzione. Friedrich Nietzsche, a tal proposito, parlava della morte di Dio e del grande senso di vuoto che questo ci ha lasciato, criticando l’esaltazione della scienza e del positivismo.
La menzogna e il nulla
Bisogna andare in Fantàsia, una terra descritta come priva di confini, per riportare entrambi i mondi alla salvezza. Gli uomini, quelli che vivono nel mondo reale, dimenticandosi di Fantàsia a causa delle continue bugie che vengono loro raccontate e che raccontano a sé stessi, diventano ostili e nichilisti, cinici e indifferenti. Nello stesso tempo, alle creature di Fantàsia che dimenticano l’esistenza di un mondo reale, con cui la stessa Fantàsia è in comunicazione, è riservato lo stesso destino. Questa disillusione, provocata dal nulla che avanza, colpisce persino la Vecchia Morla, la più saggia tra le creature di Fantàsia.
Tutto si ripete in eterno, il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, il mondo è vuoto e senza senso. Tutto gira soltanto in tondo. Ciò che comincia deve finire, ciò che prende vita deve poi morire. Tutto si compensa, il Bene e il Male, il Bello e il Brutto, la Stupidità e la Saggezza. Tutto è vuoto. Niente è reale. Niente è importante.
Ma è proprio la Vecchia Morla, simbolo della razionalità estrema, a rivelare ad Atreiu che cosa serve all’Infanta Imperatrice per guarire: un nuovo nome. Ma nessuno degli abitanti di Fantàsia può darle un nuovo nome. Consiglia ad Atreiu di chiedere aiuto all’Oracolo, prima che il Nulla continui ad avanzare.
Il Nulla inghiotte ogni cosa, facendola svanire. Un buco infernale che si ingrandisce. Le stesse creature di Fantàsia direbbero che questa descrizione è imprecisa: un buco infernale è, di per sé, qualcosa. Il Nulla invece non è qualcosa ma è, appunto, nulla. Un oblio che però ha anche un che di affasciante. Tanto che orde di abitanti di Fantàsia vi si gettano dentro, convinti che oltre quel nulla saranno in grado di approdare nel mondo reale. E approderanno nel mondo reale, infatti. Ma essendo corrotti dal Nulla, appariranno nel mondo reale sotto forma di menzogne. Come miti che pur avendo dentro di sé le chiavi di alcuni saperi, hanno preso una direzione sbagliata. La menzogna è quindi la trasposizione del Nulla nel mondo reale, intesa come entità che distrugge qualsiasi cosa. È paradossalmente l’assenza di immaginazione (di consapevolezza interiore) che provoca il dilagare delle menzogne nel mondo. Ed è la distruzione di Fantàsia a provocare la fuga delle sue creature nel mondo reale, portando loro a trasformarsi in bugie, angosce, ossessioni, disperazioni. La più grande bugia? Quella che raccontiamo a noi stessi, riguardo a noi stessi. In questo senso, il vero escapismo non è quello che porta l’uomo a rifugiarsi nella fantasia, quanto quello che porta l’uomo a rifiutare la fantasia e i reami soprasensibili, intesi come forze interiori e creatrici.
Chiunque può cadere vittima della maledizione del Nulla. E resistere al nulla, significa provare la fatica di qualcuno che cerca di nuotare contro un’impetuosa corrente. Sovraccarichi di menzogne, siamo intorpiditi e indeboliti; stanchi di combattere e di ragione, accettiamo le cose così come ci vengono presentate.
Ma è un fatto provato, per quanto molto strano, che anche la cosa più orribile perde parte del suo orrore quando si ripete continuamente. E poiché i punti in cui il Nulla dilagava non diminuivano, ma al contrario aumentavano, pian piano Fùcur e Atreiu ci si erano abituati o, per meglio dire, su di loro era caduta una sorta di torpida indifferenza. Ormai non ci badavano più.
Tra i personaggi che sul Nulla hanno le idee molto chiare c’è Mork, emissario del Nulla stesso. Potremmo descriverlo come un grande lupo infernale, in bilico tra i due mondi, inviato da coloro che vogliono la distruzione del regno di Fantàsia.
Non appena verrà il tuo turno di saltare nel Nulla, diventerai anche tu un servo del potere, senza volontà e irriconoscibile. Chi lo sa a che cosa potrai servire. Forse servirà il tuo aiuto per indurre gli uomini a comperare cose di cui non hanno bisogno, o a odiare cose che non conoscono, o a credere cose che li rendono ubbidienti, o a dubitare di cose che li potrebbero salvare.
Ancora convinti che La Storia Infinita sia un romanzo per bambini?
Questa era la prima sezione di un articolo che è stato spezzato in due parti distinte. La seconda parte verrà pubblicata su questa newsletter nei prossimi giorni.