Bitcoin e Prometeo
Si può iniziare a vedere Bitcoin come un fuoco prometeico donato agli uomini e come nuovo simbolo del capitalismo?
Prometeo è un personaggio della mitologica greca, il cui significato del nome ed epiteto è colui che riflette prima. Definito quindi come intelligente e furbo, Prometeo è colui che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli esseri umani. Una azione che, in antitesi alla figura di Zeus, rappresenta l’origine della condizione esistenziale umana. Nella cultura occidentale, Prometeo può essere considerato come un simbolo di ribellione e di sfida alle autorità o alle imposizioni, e metafora dell’ideologia.
È un titano amico dell’umanità e del progresso e per questo punito da Zeus, che lo incatena ad una rupe ai confini del mondo per poi farlo sprofondare nel Tartaro, una sorta di inferno mitologico.
La storia di Prometeo
Secondo la mitologia, i titani si ribellarono agli dei non per scopi supremi ma per avidità. Qui Prometeo si schierò contro i titani, supportando Zeus. Come premio, ebbe la possibilità di accedere all’Olimpo e l’incarico di forgiare l’uomo creandolo dal fango e animandolo col fuoco.
Tanto si affezionò agli uomini che rubò ad Atena uno scrigno in cui erano contenuti l’intelligenza e la memoria per farne dono al genere umano. Zeus non approvò questa azione, ritenendo tali doni troppo pericolosi in quanto gli uomini, in questo modo, sarebbero diventati sempre più abili e potenti.
All’epoca gli dei ammettevano gli uomini ai loro banchetti. Un giorno Prometeo, dopo aver sacrificato un animale, decise di offrire agli uomini i pezzi più pregiati. Per gli dei, rimasero solo le ossa. Questo insulto fu la ragione della rabbia di Zeus che scelse di punire gli uomini, piuttosto che punire direttamente Prometeo, togliendo loro il fuoco, nascondendolo.
Gli uomini, che nel frattempo furono esiliati sulla terra, cominciarono a soffrire e morire a causa della mancanza del fuoco. Ma Prometeo continuò il suo percorso di ribellione accendendo una torcia dal carro di Elio, titano dell’astro solare, e la portò agli uomini. A questo punto Zeus punì Prometeo, incatenandolo ad una rupe e facendogli divorare il fegato da una aquila gigante, per sempre.
Nel mito, il fuoco offre agli uomini una possibilità di riscatto e di evoluzione. Hanno la possibilità di recuperare ciò che hanno perduto attraverso l’unione del fuoco con i doni già ricevuti, la memoria e l’intelletto. L’evoluzione, infatti, è sostenuta dall’intelletto. La memoria, invece, ci aiuta a fare tesoro delle esperienze passate, compresi gli errori ed i fallimenti. E la memoria ha senso solo se può essere trasmessa, come una fiamma. Si tratta di un mito con significati esistenziali e di giustizia che pone quesiti elaborabili da chi sceglie di accettare ed accendere il proprio fuoco interiore.
Nel corso del tempo sono giunte diverse interpretazioni politiche del mito. Rousseau, ad esempio, vede Prometeo come una figura negativa, colpevole di aver distrutto lo stato di natura felice in cui gli uomini vivano. Goethe, invece, vede in Prometeo il creatore dell’arte e il simbolo del genio che si ribella per amore dell’umanità. Spittler tratta positivamente la sua eroicità nella scelta di seguire la propria ragione contro tutte le ipocrisie morali, dove l’individualismo eroico supera la filantropia. Nel ‘900 la figura di Prometeo viene invece banalizzata e usata per fini propagandistici dove viene valorizzata la sua figura di martire che muore per il bene comune del proletariato.
L’eroe randiano
C’è però qualcuno, sempre nel ‘900, che esalta meglio di tutti la figura di Prometeo. Si tratta del Prometeo di Ayn Rand, la filosofa russa naturalizzata americana che ha sempre avuto la missione di difendere l’individualismo dalle ideologie della massa.
Per Rand, Prometeo è un rivoluzionario inteso come singolo individuo. Un eroe che mira alla ricostruzione di sé come uomo e che si isola dalla divinità non avendo bisogno di alcuna scintilla divina. Quando parla di Prometeo, però, non si riferisce ad una figura eroica intesa come eccezionalmente lontana dall’uomo. In effetti, parla dell’uomo stesso. In breve, ogni uomo, se vuole, è Prometeo. È tanto convinta dell’uomo-eroe che Prometeo diventa il nome del protagonista di un suo celebre romanzo, Antifona.
Si tratta di un romanzo distopico destinato a combattere lo spettro del collettivismo incarnato in Russia nel regime sovietico e in occidente da slogan accetti dalla maggioranza come luoghi comuni. È fondamentalmente un richiamo alla propria responsabilità verso coloro che accettano il collettivismo per debolezza morale.
Coloro che vogliono la schiavitù dovrebbero avere la decenza di chiamarla col proprio nome.
Il romanzo presenta un’era futura ma tecnologicamente arretrata. Ad esempio, l’elettricità non viene più usata dalla popolazione. Il collettivismo è tale da aver eliminato ogni residuo individuale e la parola Io è totalmente sostituita dalla parola Noi. Le persone non hanno veri e propri nomi, ma numeri e lemmi del regime. Un regime che racconta che i Malvagi (i capitalisti) furono vinti dai molti e che è coordinato dal Consiglio Mondiale, descritto come la fonte di ogni verità.
Amicizia e amore, in quanto rappresentazione di un sistema di preferenze e quindi di diseguaglianza, sono banditi. I bambini sono tolti dalle madri per essere allevati ed istruiti dallo Stato per poi essere smistati sul lavoro a seconda delle esigenze della comunità. Visto che, comunque, gli uomini sono liberi e a loro appartiene la terra, nel mondo si presuppone una costante felicità. Anche l’infelicità, infatti, è proibita.
Protagonista del romanzo è Uguaglianza 7-2521, un ragazzo di 21 anni che si sente colpevole per il fatto di sentirsi diverso. Per esempio, sente di avere delle preferenze, preferisce stare con delle persone piuttosto che con altre. È curioso e vuole conoscere il mondo. Commette sempre più trasgressioni arrivando a studiare, stringere amicizie ed anche innamorarsi. Alla fine, scopre anche l’elettricità. Scopre il significato della parola Io e qui, allora, decide di cambiare il suo nome in Prometeo. Colui che prese la luce agli dei e la portò agli uomini, insegnando agli uomini ad essere dei. Dovette soffrire, essere deriso e perseguitato, come tutti i portatori di luce.
Il Prometeo di Rand è cosciente di sé, infrange le regole e compie una trasvalutazione ideologica ribaltando ogni principio. Infatti, secondo la filosofa, con la prometeizzazione dell’uomo si compie la sua divinizzazione, che sacralizza il suo volere ed i suoi diritti. Ed è stata l’adorazione della parola Noi che ha fatto in modo che gli uomini, già dopo aver spezzato le catene della schiavitù, abbiano perso di nuovo la propria libertà.
Il romanzo si riferisce alla scoperta dell’ego, fondamentale per uno sviluppo egoistico dell’uomo in senso positivo. Perché quell’egoismo, alla fine, fa bene a tutti quanti. I creatori, con tutto il loro egoismo, risultano i benefattori dell’umanità per l’utilità generale delle loro opere, scoperte dopo la loro lotta. In un romanzo successivo, La Rivolta di Atlante, Rand scrive:
Ogni nuova invenzione è stata combattuta. Il primo motore è stato considerato ridicolo, l’aeroplano impossibile, l’anestesia peccaminosa.
Ma i creatori, uomini con una visione propria che hanno fatto il primo passo per nuove direzioni, hanno proseguito per la loro strada. Così il progresso è stato sospinto dalla creatività di menti indipendenti e ribelli contro il conformismo.
Bitcoin come fuoco prometeico
Perché vedere Bitcoin come un fuoco prometeico e creativo? Perché è lo stesso fuoco che arde nell’imprenditore, nell’artista e nello scienziato visto che il lavoro è un atto di creazione. Un atto di creazione come quello di Satoshi Nakamoto, un uomo, non un dio, da ammirare non più di chi liberamente sceglie, ad esempio, di impiegare le proprie risorse per costituire mining farm in competizione con altre, perseguendo il proprio scopo economico e creativo e rendendo Bitcoin funzionante, sicuro e disponibile per tutti, proprio mediante una prova di lavoro, la Proof of Work. Quell’egoismo che poi, alla fine, fa bene a tutti quanti.
Dio è morto, e noi abbiamo eletto nuovi dei. Ma come Prometeo insegnò agli uomini ad essere dei grazie al fuoco, così Satoshi Nakamoto, o il miner, l’educatore, lo studioso, il divulgatore, Bitcoin stesso e qualunque uomo razionale insegna agli uomini di oggi ad essere dei.
Abbiamo accettato come dei quelli che oggi sono i potenti, i politici, l’elité bancaria. Volendosi limitare alla sfera finanziaria, quell’elité bancaria potrebbe essere ogni uomo grazie a Bitcoin. Una elité autonoma che si esprime in ogni individuo che ha la possibilità di diventare la banca di sé stesso. Ad esempio, eseguendo un proprio nodo e collegandovi un portafoglio Bitcoin, è possibile verificare le transazioni ricevute. L'esecuzione di un proprio nodo consente di memorizzare una copia locale del set di regole e della blockchain di Bitcoin di cui si conosce la validità. In questo modo è possibile assicurarsi in modo indipendente che i Bitcoin ricevuti siano legittimi. Inoltre eseguire un nodo evita di esporre inutilmente informazioni identificative sulla propria persona e le transazioni trasmesse vengono inoltrate come qualsiasi altra transazione. Questi aspetti tolgono totalmente di mezzo la necessità di intermediari finanziari.1
Là dove la moneta si separa dallo Stato (costituito da altri dei oppure espressione di un unico Dio, se piace di più), quest’ultimo perde il potere che viene automaticamente trasferito nelle mani del singolo. E non saranno delle illogiche e corrotte politiche monetarie a stabilire l’uso ed il valore del denaro, ma algoritmi che con la teoria dei giochi incentivano utilizzi sani e benevoli del network insieme alle logiche di mercato. E infatti, se ogni uomo rispettasse una filosofia razionale che opera a suo vantaggio, lo Stato neanche servirebbe se non, forse, per il monopolio del potere di difesa dei diritti individuali. E là dove la moneta si separa dallo Stato, il sistema del debito non può più impoverire le persone, supportare il finanziamento delle guerre e perpetuare l’esproprio di tempo e lavoro.
Il richiamo alla propria responsabilità di Prometeo equivale alla presa di forza degli individui che diventano veri autori delle proprie scelte e veri proprietari del proprio denaro (e destino) conservandone, appunto, la custodia che non è affidata a terzi. Questo avviene attraverso l’utilizzo, tra le altre cose, delle chiavi private che favoriscono lo sviluppo della sovranità individuale del singolo. Bitcoin è allora concepito specificatamente come strumento politico e, nello stesso tempo, come una immacolata concezione donata agli uomini per liberarsi dalla morale del servo, sottoposto al padrone/Dio.
Allora a quel punto si può accettare questa visione, volendo saperne sempre di più e scoprire che la morale del gregge non equivale al bene dell’individuo. O scoprire che, ad esempio, non c’è bisogno di nessun trade off con l’ambiente del Pianeta. La terra è lo spazio dell’uomo che con rispetto la conquista. Il mining? Una iniziativa egoistica che oltre a favorire il mantenimento di un network globale, incentiva meglio di qualunque altra cosa la transizione ecologica, a vantaggio del pianeta e dell’intera umanità come obiettivo a lungo termine, anche questo nella manifestazione della reimpostazione delle preferenze temporali.
Si supera la felicità del maggior numero e dall’altra parte la si ottiene in modo naturale, come i peccati di Prometeo che diventano la parte migliore di lui e che rinnegano una arretratezza che conviene solo ai pochi dei. Sono gli stessi pochi dei che davvero convinti di essere divinità, pretendono di cambiare ed influenzare la natura di un pianeta usando il loro potere: il legiferare. In compenso, le leggi possono creare quell’era futuristica, buia, tecnologicamente arretrata e distopica presentata nel romanzo di Rand.
Un romanzo, Antifona, che parla di centralizzazione estrema, proprio come le derive che il mondo sta intraprendendo con il mito della globalizzazione, della standardizzazione dei comportamenti umani e dello sviluppo delle analisi predittive e dell’economia comportamentale. Alla fine, però, la società si apre alla possibile speranza di un mondo futuro di luce e libertà, se l’uomo sceglie di cambiare le cose, poiché in lui risiede il vero potere. Non prima di altri tentativi da parte degli dei di mantenere il proprio, ovviamente.
Infatti, l'insostenibilità dell'attuale sistema economico ha spinto i pianificatori a operare una demolizione controllata dello stesso, in modo da riciclarsi in una nuova narrativa senza perdere le posizioni di privilegio che occupano. L'ingegnerizzazione di questo processo di pulizia artificiale viene giustificato forzando un downshifting sul ceto medio e basso, abbellito dalla lotta al cambiamento climatico. Ovviamente si colpevolizzano le persone, invitandole alla parsimonia. Accodarsi alla narrativa dominante riguardo questi temi, fermandosi a "ciò che si vede", è sintomo di uno spirito critico assente, sostituito dalla fiducia cieca nelle autorità.
Il degrado culturale, critico e intellettuale ha quindi radici economiche e monetarie, visto che il mezzo principale con cui gli esseri umani "comunicano commercialmente" tra di loro è svilito e di conseguenza emerge un mismatch nelle preferenze temporali. Inutile dire che tale disallineamento, a cascata, si ripercuote nell'allocazione del capitale e nello sfilacciamento della struttura di produzione. La verità di fondo di queste dinamiche è semplicemente una: il cartello del denaro tradizionale ha raggiunto la sua data di scadenza e come accade spesso in situazioni del genere i membri si fanno la guerra a vicenda.2
In questo contesto, le popolazioni dei vari schieramenti in lotta sono la garanzia collaterale. Almeno finché giocano con le loro regole, ovvero il denaro fiat. Senza tale garanzia questo circo non avrebbe senso d'esistere, ecco perché Bitcoin è fondamentale per la persona comune.
L'ignoranza economica da parte della maggior parte delle persone permette ai pianificatori centrali di godere di un free ride, garantendogli di guadagnare tempo nell'attuale ciclo del credito, ma non di spezzarlo.
Dall’altra parte, invece, un network di pagamento globale (non globalizzato) decentralizzato che dona potere e libertà a chiunque, eliminando la censura, la sorveglianza e l’abnegazione ad un sistema tiranno che partorisce dubbi modelli previdenziali e lavoratori-schiavi. Con Bitcoin, non ci sarà nessun Consiglio Mondiale ma un mondo dominato dall’eguaglianza, quella vera, pura e realistica.
Senza quella responsabilità e senza quella libertà, il capitalismo non può trovare spazio. Il capitalismo, infatti, non è mai veramente esistito. Non è il sistema del passato, certamente non quello presente, ma potrebbe essere quello del futuro, se l’umanità vuole un futuro. E se Ayn Rand usa il dollaro come simbolo del capitalismo, che però è ora rappresentazione di una servitù regolata e tranquilla con l’ampliarsi dell’interferenza della pubblica amministrazione nella sfera privata, allora adesso il simbolo di quel capitalismo originale non può che essere Bitcoin. Perché è il capitalismo, che ha sempre avuto il suo vessillo nel dollaro nella misura in cui è il simbolo del libero commercio e, quindi, di una mente libera, a rendere l’uomo libero di creare quel valore che è utile a tutti.
Infine, se la mente degli uomini fosse stata a loro stessi spiegata, questi non avrebbero certo permesso di esserne espropriati ed oggi, il mondo non sarebbe popolato di spettri. Se non altro, Bitcoin non è qualcosa che può essere espropriato agli uomini ma questi, prima, devono trovare il rispetto per la propria mente e l’orgoglio che nasce dalla consapevolezza di aver saputo conquistare i valori morali che rendono la vita degna di essere vissuta.
Prometeo diventa quindi chiunque abbia il coraggio di proporre una alternativa per combattere il degrado culturale e monetario e chiunque si senta libero di volersi definire come un essere umano propriamente definito, ovvero una creatura libera che non ha bisogno di una scintilla divina e che ha il coraggio di fare le proprie scelte, alla luce della valutazione razionale delle diverse proposte.
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Degrado monetario, degrado culturale e ciclo del credito - Francesco Simoncelli