Che anno, signori. Nel 2022 Recap scrivevo che il 2023 sarebbe certamente stato un anno di ricco di novità per la nostra società. Alcune piacevoli e altre meno. E così è stato.
Abbiamo visto Gaza diventare il centro del mondo e Israele come nuovo esportatore di democrazia insieme agli Stati Uniti. Abbiamo visto l’accumularsi di errori europei e americani in Ucraina. Abbiamo anche osservato i tassi d’interesse alzarsi, le fratture del tessuto della globalizzazione attraverso varie occasioni, come quella del G20 e l’espansione dei BRICS. Ancora, colpi di mano in Russia, palloni cinesi nei cieli, complotti internazionali, Twitter files, smart cities, identità digitali e CBDC che avanzano. Culturalmente parlando, nel 2023 l’isterismo dei flagellanti (un recente tweet di Francesco Simoncelli mi ha dato l’idea di volerli sempre chiamare così, d’ora in poi) ha raggiunto livelli epici, ma lontani dalla cima, temo: mi riferisco all’isteria climatica, femminista, sanitaria, anticapitalista e assistenzialista. Insomma, detesto mettere questo tra i messaggi finali dell’anno, ma la cultura della morte si fa sempre più presente e forte.
Non parlo della bella cultura della morte che avevano gli antichi, una cultura che noi, spaventati dal nostro destino ultimo che abbiamo ridotto a tabù, non abbiamo; così come non abbiamo lo stesso grado di coraggio. Quando parlo della cultura della morte dei flagellanti intendo una cultura che ha come obiettivo diretto o meno quello di portare morte nella società.
Ma sono anche convinto che esista sempre un equilibrio. Dove c’è buio c’è anche luce. E lo spiraglio di luce sul soffitto sembra ancora più luminoso se guardato dall’angolo più buio della stanza. Ovviamente bisogna voltarsi per poterlo guardare, e magari anche lavorare per permettere a quel buco di diventare una feritoia, una finestra, magari una vetrata. Non possiamo certo rimanere con la faccia rivolta verso l’angolo buio, magari con le mani che ci coprono gli occhi, come dei bambini in punizione, in preda ai sensi di colpa e alla collera che ci divide. Dal momento che qualcuno vuole che noi siamo quei bambini, penso sia utile soffermarci e gioire per ogni piccolo o grande momento di quest’anno in cui, invece, non lo siamo stati.
E poi ci sono i sorrisi e le notizie positive. Viviamo in momenti unici che vanno davvero la pena di essere vissuti a pieno con la giusta consapevolezza. Pensiamo a tutte quelle volte che abbiamo riso guardando il presidente Biden inciamparsi su sé stesso. Ma soprattutto pensiamo a quanti sforzi individuali si stiano facendo nel mondo per creare comunità di liberi pensatori, a quante persone stiano dicendo no, e a come la tecnologia ci stia semplificando la vita da una parte (il 2023 è stato l’anno, ad esempio, di ChatGPT e di Midjourney) e aiutando a proteggerci, dall’altra. Come dicevo prima, la luce brilla di più al buio, ma bisogna essere proattivi. Avvenimenti come l’elezione di Milei in Argentina, ci fanno se non altro pensare. Ma ancora di più episodi come la strage di telecamere fatta a Londra lo scorso settembre. Pensiamo a come nel 2023 il prezzo di Bitcoin sia cresciuto (dai, è sempre piacevole). Ma la verità è che le belle notizie le viviamo nella nostra individualità e nelle nostre famiglie.
BitBlinker nel 2023
Quest’anno ho pubblicato 36 articoli su questa Newsletter; vi ringrazio per il tempo che avete dedicato nel leggerne anche solamente uno. Spero che per qualcuno di voi questi articoli rappresentino dei piccoli ma buoni momenti di riflessione sulla nostra società.
Purtroppo la crescita organica di voi lettori è diminuita quest’anno. Parte della causa immagino sia il nostro buon Elon Musk che, divenuto CEO di Twitter (X) a fine 2022, ha iniziato una battaglia contro tutte le piattaforme assimilabili verosimilmente alla sfera dei social media, soprattutto quelle molto valide. Substack, la piattaforma su cui state leggendo ora, è una di queste. Dal momento che Twitter era la fonte di traffico primaria, chiaramente questa dinamica ha rappresentato un danno.
Nonostante ciò, voi lettori siete aumentati dell’80% rispetto all’anno scorso.
Ecco la lista degli articoli più letti e apprezzati di quest’anno:
Migliori articoli gratuiti:
1. Il potere tecnosocialista del debito
Migliori articoli per abbonati:
1. Progresso tecnologico nel keynesismo
2. L’Attacco all’Industria Alimentare
3. I robot ruberanno il tuo lavoro?
È una bella classifica. Il potere tecnosocialista del debito, Una società senza passioni e Progresso tecnologico nel keynesismo sono forse proprio i tre articoli di quest’anno che mi hanno divertito di più mentre li scrivevo e dato maggiore soddisfazione una volta completati. Sono anche molto felice di poter mettere in classifica La Fattoria, il mio primo racconto che forse dovrei più definire come un esperimento narrativo. I racconti sono infatti una novità recente della newsletter che spero stiate apprezzando. Se non l’avete fatto, potete anche leggere il secondo racconto che ho scritto, Le Signore degli Anelli.
Poi ci sono i cattivissimi Bit24. I più letti sono stati i seguenti:
Bit24 #11 (Luglio 2023) – Salario minimo, Migranti, Salari Reali e Social Card
Bit24 #8 (Aprile 2023) – Rialzi dei tassi, Addio nucleare, Furbetti del Pos, Difesa e Carne Sintetica
Bit24 #14 (Ottobre 2023) – Euro Digitale, BTp, Mobility, Terrorismo e Assistenti Materne
Un grazie speciale deve andare a quelle persone che hanno deciso di dare un sostegno economico a questo piccolo progetto in continua evoluzione.
Questo sostegno è benzina che mi aiuta a non fermarmi e a continuare a produrre. Se vuoi supportare il mio lavoro del 2024, puoi scegliere di sottoscrivere l’abbonamento alla newsletter oppure contattarmi in privato, in caso tu preferisca effettuare la sottoscrizione pagando in Bitcoin.
Ne approfitto per ricordarti che fino al 4 Gennaio 2024 è attivo lo sconto natalizio del 35% sugli abbonamenti.
Cosa accadrà nel 2024? Chi lo sa! Ci sarà sicuramente tanta carne sul fuoco. Tanti eventi e spero non troppa divisione. Halving di Bitcoin, elezioni USA, forse un cambio di linea politica da parte delle banche centrali, forse l’inizio di una recessione, nuove battaglie contro la disinformazione, una serie di nuove regolamentazioni (dall’intelligenza artificiale e dalle emissioni di Co2, all’antiriciclaggio e alle crypto). Potremmo anche vedere una fase pilota dell’euro digitale e del digital ID.
Vi auguro buon anno e vi lascio con tre pensieri del filosofo politico Karl Popper, ognuno correlato a tre diversi temi, per quanto questi siano legati gli uni agli altri: il tema della scienza, molto caro a Popper, quello della tradizione e il tema politico.
Sulla scienza:
La mia tesi è che ciò che chiamiamo scienza differisce dai più antichi miti, non perché sia qualcosa di sostanzialmente diverso, ma perché va congiunta a una tradizione, diremo, di secondo grado che fa propria la discussione critica dei miti.
Precedentemente, esisteva soltanto una tradizione di primo grado, con cui si tramandava una narrazione stabilita. In seguito sussisteva ancora, naturalmente, una narrazione da tramandare, ma con essa si trasmetteva una specie di tacito testo di accompagnamento, con i caratteri peculiari del secondo grado: Ti trasmetto questa narrazione, ma dimmi cosa ne pensi. Riflettici, e forse ne fornirai una differente.
Questa nuova tradizione introduceva l'atteggiamento critico e polemico. Si trattava, credo, di un fatto realmente nuovo, ed è ancor oggi una caratteristica fondamentale della tradizione scientifica. Se ce ne rendiamo conto, acquisiamo con ciò un diverso atteggiamento nei confronti del metodo scientifico. Comprenderemo allora che, in un certo senso, la scienza è creazione di miti al pari della religione. Ma obietterete forse: Però i miti della scienza sono assai diversi da quelli della religione. E certo è così. Ma perché sono diversi? Perché è questa attitudine critica, che modifica la natura dei miti. Essi si trasformano e cambiano, nel senso che ci offrono una descrizione sempre migliore del mondo, dei molteplici oggetti osservabili. Essi, inoltre, ci spingono ad osservare fenomeni che non avremmo mai indagato senza queste teorie o miti.
Sulla tradizione:
Non penso che possiamo mai liberarci completamente dai vincoli della tradizione. Il cosiddetto processo di liberazione è in realtà soltanto il passaggio da una tradizione a un'altra. Siamo tuttavia in grado di liberarci dai tabù di una tradizione, e possiamo farlo non solo rifiutandola, ma anche accettandola criticamente.
Ci liberiamo da un tabù se vi riflettiamo, e ci domandiamo consapevolmente se dobbiamo accettarlo o rifiutarlo. A questo scopo, dobbiamo innanzitutto avere con chiarezza davanti a noi una certa tradizione, e dobbiamo comprendere, da un punto di vista generale, quali possano esserne la funzione e il senso.
Per questo è tanto importante che i razionalisti affrontino il problema: essi infatti sono pronti a sfidare e a criticare tutto, compresa, mi auguro, la loro propria tradizione. Pronti a porre degli interrogativi di fronte a ogni cosa, almeno idealmente essi non si sottometteranno ciecamente a nessuna tradizione, nemmeno alla loro.
Sulla politica:
Chi insegna che non la ragione, ma l'amore, deve governare, apre la strada a coloro che governano con l'odio. (Socrate, a mio giudizio, intravide qualcosa del genere quando sostenne che la sfiducia e l'odio per l'argomentazione è connesso con la sfiducia o con l'odio per l'uomo).
Coloro che non si avvedono immediatamente di questa connessione, che credono in un governo diretto dell'amore emozionale, dovrebbero considerare che l'amore come tale non promuove certamente l'imparzialità. E non può neanche eliminare i conflitti.